Il Tour de France è alle porte, e vede Fabio Aru tra i possibili protagonisti: per parlare di questo (e non solo), durante la puntata settimanale di ”Minuti di Gloria” in onda ogni venerdì dalle 18 alle 19 sulle frequenze di Radio Ticino Pavia (91.8 o 100.5), abbiamo intervistato Riccardo Magrini, commentatore del ciclismo per Eurosport. Ecco il suo giudizio sulla Grand Boucle e sugli azzurri in gara.
CICLISMO: RICCARDO MAGRINI INTERVIENE AI MICROFONI DI ”MINUTI DI GLORIA”
Il commento tecnico per Eurosport e l’ottima intesa con Salvo Aiello, ma non solo: Riccardo Magrini, toscano dalla simpatia innata, nasce come corridore, e ha all’attivo anche una vittoria di tappa al Giro d’Italia e al Tour de France (entrambe nel 1983), sfatando un tabù-vittoria nella Grand Boucle che durava dal 1979. Corridore fino al 1986 dunque, e poi direttore sportivo, un incarico svolto sia tra i dilettanti, che alla Mercatone Uno di Marco Pantani e del compianto Cenni: poi ecco la carriera da commentatore sportivo e opinionista per Eurosport, un ruolo nel quale Magrini si è calato alla perfezione senza perdere la sua verve (epiche le sue battute e il suo amore per Contador, leggendaria la filastrocca ”Ponzi-Fonzi-Kozontchuk” nata nel bel mezzo di una tappa della corsa rosa 2017), commentando Giro, Tour, Vuelta e tutte le corse di maggior prestigio. Riccardo si appresta a commentare il Tour de France, e durante il nostro programma radiofonico ”Minuti di Gloria” l’abbiamo intervistato per parlare dei possibili protagonisti della Grande Boucle, degli azzurri presenti (su tutti Fabio Aru) e non solo. Ecco le sue parole ai nostri microfoni.
I RIVALI DI FROOME, LE AMBIZIONI DI ARU E GLI AZZURRI IN GARA: LE PREVISIONI DI RICCARDO MAGRINI SUL TOUR DE FRANCE 2017
Ciao Riccardo, ieri abbiamo scherzato sul fatto che il Tour sia una questione tra Christopher e Froome (Chris Froome è il grande favorito, ndr), col britannico che può solo perdere la Grand Boucle: è proprio così, oppure possiamo aspettarci sorprese?
”Sulla carta sembrerebbe che Froome sia il favorito per distacco, però c’è un lotto di concorrenti che puntano a metterlo in difficoltà, aiutati dal percorso che non è adattissimo al britannico. Tanti corridori possono dare fastidio a Froome, anche perchè quest’anno non c’è un bonus importante, quello delle lunghe cronometro: anni fa uno come Bardet, che cito perchè è arrivato secondo l’anno scorso, poteva perdere anche 2′ da Froome nelle prove contro il tempo, mentre quest’anno le crono sono limitate a 36km totali e dunque faranno meno la differenza. Richie Porte è un altro di quelli che poteva essere aiutato dalle cronometro, e quindi è un’incognita, anche se è andato forte al Delfinato e sulla carta potrà dare fastidio. Ho già fatto due nomi di possibili rivali del capitano della Sky, e allora cito anche Aru, che dopo il campionato italiano vinto in quella maniera si è candidato per il podio: Fabio è un attaccante, ha pur sempre vinto una Vuelta e va considerato nel novero dei pretendenti, potrà sfruttare le cronometro brevi. D’altronde, quanto può perdere domani Aru a Düsseldorf? 30-40 secondi, con una cronometro lunga avrebbe avuto un handicap maggiore, e anche l’ultima cronometro, con 22km, potrebbe non essere decisiva: la crono a metà Tour cambia molto, quella a fine corsa invece non ha lo stesso impatto. I rivali possono attaccare Froome già alla Planche de Belles Filles mercoledì, e il buon Chris dovrà sudarsi la vittoria finale”.
Hai citato Fabio Aru, e dunque ti chiediamo: quali sono le sue speranze in questo Tour de France? Arriva in ottima forma e da campione italiano, e deve riscattare un’edizione 2016 finita molto male, tra crisi di fame e problemi fisici…
”Fabio sta molto bene, è arrivato bello fresco dopo lo stop forzato per quell’infortunio, che ha pregiudicato tutta la preparazione che aveva fatto per il Giro d’Italia: la sua freschezza si è vista domenica, quando ha fatto una cosa bellissima venendo coadiuvato da uno scattante Cataldo. Cataldo sarà fondamentale e sta bene, ma in squadra c’è anche Fuglsang: l’Astana, rispetto ai suoi standard consueti, anche dell’anno in cui vinse Nibali, ha una squadra molto forte e Aru ha grandi chance. Può arrivare nei primi tre, e potrebbe anche vincere. Se vogliamo parlare di cabala, ieri durante la presentazione del Tour nella piazza di Düsseldorf, campeggiava una bandiera coi quattro mori (la bandiera sarda, ndr), che a ogni incitamento dei due presentatori, sventolava: può essere un segnale, e poi l’ultimo italiano a vincere il Tour è stato Nibali col tricolore addosso. Era un tricolore molto meno ortodosso di quello di Aru, che è splendido e tradizionale: l’azzurro, con la cabala, la condizione e la convinzione dalla sua, può fare grandi cose”.
Non c’è il rischio che Fuglsang, dopo la vittoria del Delfinato, possa aspirare a un’alta classifica e dunque rompere le uova nel paniere ad Aru?
”No no, sicuramente no. Fuglsang è felicissimo perchè è appena diventato padre e ha rinnovato per altri due anni con l’Astana, quindi è praticamente impossibile che si metta tra Aru e la lotta per il Tour: non posso pensarlo. Fuglsang è un bravissimo ragazzo, che tra l’altro mi ha spiegato la pronuncia del suo cognome (ride, ndr): è un corridore serio, andrà forte e sarà decisivo per le tattiche dell’Astana e per la corsa di Aru”.
Per quanto riguarda gli altri italiani, chi vedi bene, e chi potrebbe essere la possibile sorpresa?
”Sono quasi sicuro che si farà meglio del Giro d’Italia, anche perchè è difficile peggiorare (ride), dato che abbiamo vinto una tappa sola con quella grande azione di Nibali. Ho visto Diego Ulissi molto bene, si è preparato alla grande per questo Tour e lo vedo molto adatto per questo tipo di corsa: è veloce, sulle tappe miste può giocarsi le sue carte e regalarci una-due vittorie parziali. Vedo bene anche Felline, anche se dovrà aiutare Contador, e poi ci sono tanti corridori di livello: De Marchi in qualche fuga o altri (occhio a Colbrelli, ndr), sono convinto che gli italiani si faranno valere e che dobbiamo aspettarci un grande Tour de France”.
I CAMPIONATI ITALIANI E IL CASO-VIVIANI: L’OPINIONE DI RICCARDO MAGRINI
A proposito di italiani, chi ti ha colpito maggiormente durante i campionati nazionali dello scorso weekend? E poi, una brevissima considerazione su Viviani, che è campione olimpico e potrebbe fare da capitano nelle volate e nelle classiche, ma è stato costretto per scelte di squadra (la Sky) a saltare sia il Giro che il Tour…
”Viviani ha dimostrato grande dedizione alla squadra, rispondendo ”presente” e facendo bene quando è stato chiamato in causa, però sapeva a cosa poteva andare incontro firmando in una squadra con Froome e Geraint Thomas: squadre come la Sky costruite per un unico obiettivo, che è la classifica finale, trascurando tutto il resto. Poi si possono criticare, ad esempio io l’ho fatto alla Route du Sud perchè sembrava di essere alle comiche, con Elissonde: detto questo, Viviani sembra voler cambiare squadra, secondo alcuni rumours, ma non lo so. Secondo me Elia può trovare spazi da qui a fine stagione, magari alla Vuelta, anche se quel percorso non lascia tantissime chances agli sprinter. I campionati italiani? Mi hanno colpito la costanza e perseveranza di Rebellin, ancora nei 10 a 46 anni suonati, e il podio di Rinaldo Nocentini, che in seguito ha espresso la volontà di tornare in una squadra di livello o comunque italiana: milita in una Professional portoghese (la Sporting/Tavira, squadra della polisportiva Sporting Lisbona), e il ”vecchio Noce” (39 anni, ndr) ha sfruttato la sua unica chance di farsi vedere, disputando una grande gara. A un certo punto pensavo che potesse vincere, poi è arrivato Aru”.
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