L’esito del World Baseball Classic 2017 ha lasciato un grosso interrogativo in merito al futuro della nazionale italiana di baseball. Dopo l’addio di coach Mazzieri, infatti, ci sarà da dare continuità a questo interessante progetto, costituito attualmente da un mix tra oriundi e italiani. Vista questa composizione, è lecito domandarsi quale possa essere il destino degli azzurri, visti Europei (2018), Olimpiadi e Mondiali nel giro di 2 anni (2020-2021).
GOD BLESS AMERICA, LA NOSTRA GRANDE SPERANZA
La classica frase da politicante a stelle e strisce “Dio benedica l’America” sembra calzare a pennello con la nostra nazionale: se non ci fossero i figli dei famosi zii d’America, questa nazionale farebbe molta più fatica. Ovvio, non si vuole mancare di rispetto ai tanti giovani atleti nati e cresciuti nel BelPaese, ma l’ultima competizione mondiale è assai significativa a dimostrare l’importanza degli italo-americani, dati alla mano.
Nimmo, Andreoli, Colabello, Segedin, Cecchini, Butera e Descalso. Questi ragazzi, tutti militanti in campionati MLB o consociati, sono stati l’anima pulsante del roster portando a casa ben 8 homerun (sui 10 totali) e garantendo un’eccellente fase difensiva, oltre che un consistente peso offensivo. Peccato che non abbiano saputo mantenere l’alto rendimento anche nella fase offensiva nell’ultima partita, dove sarebbe servito qualcosa in più. Non ci si è dimenticati, naturalmente, della guida degli azzurri sul diamante, Francisco Cervelli: il giocatore dei Pittsburgh Pirates è stato decisivo sia a casa base che in battuta, con 2 doppie e 4 valide messe a segno e un vero leader per il lanciatore di turno sul monte.
Male però sul pitch: pessime le prestazioni di Da Silva e Lugo (0 strikeouts, col primo che concede 7 valide oltre ad un homerun e il secondo 3 walk), ancora peggio DeMark (indice WHIP pari a 18, il più alto della squadra, 0 SO e appena 1/3 di inning giocato); si salvano Gaviglio (solo due hit nella prima partita col Venezuela), il dominicano Florian (1 valida concessa nei 2 inning giocati); così così Venditte, 5 valide e un homerun sono tanti, però vanno spalmati in 3 inning giocati.
Un’analisi storica è altresì importante: tra il 70 e l’80, immediatamente dopo l’apertura ai ragazzi d’oltreoceano, sono arrivate importanti vittorie nelle competizioni europee (medaglie d’oro del 1975, 1977, 1979, 1983) e un complessivo innalzamento del tasso tecnico, prima di una successiva chiusura agli oriundi a metà degli anni ’80. Dunque, le polemiche che nascono prima di ogni competizione, fanno il loro corso.
Non scordiamoci di come sentano il peso di indossare questa maglia e di rappresentare l’Italia e non scelgano di partecipare per convenienza, per cui tutti le polemiche cadono sul nascere. Per chi ha fatto attenzione alla telecronaca italiana della WBC su FoxSport, l’ex giocatore del Parma baseball Sal Varriale ha proprio sostenuto questa tesi, ammettendo che siano considerati dalla società americana come veri e propri italiani, mentre dal loro paese d’origine come stranieri. Situazione strana, che però fa riflettere molto sulla presenza di questi giovinotti nei convocati azzurri e logicamente sollevare polveroni inutili.
Per quanto riguarda i ragazzi “nostrani”, definizione barbara che rappresenta solo i nati in Italia, si sono ben comportati: molto bene Liddi in battuta, che ha portato a casa gli unici due fuoricampo italici insieme a 4 valide e ad una doppia; dall’altra parte hanno invece ben figurato Maestri e Crepaldi, con un primo che concede solo 3 valide e un homerun nella partita contro il Messico e il secondo che ha ben figurato quando è entrato. Di fatto, solo in 3 hanno saputo rispettare lo standard della squadra e della competizione, dunque non ci si deve stupire dell’importanza di questi azzuri nati fuori dai confini per questa nazionale.
MOVIMENTO ITALIANO, A CHE PUNTO SIAMO?
Per quanto riguarda il movimento italiano in sè, dunque il campionato, siamo in stallo: il livello del campionato non è proprio di prima fascia e i talenti preferiscono sempre emigrare verso altri lidi (si legga Liddi e Maestri). Al momento questo sport è altamente sotto sia da un punto di vista di popolarità che per il numero di iscritti rispetto ad altre federazioni e sembra che questa tendenza non vada a migliorare: a parte alcuni porti franchi, dove esistono realtà ben impostate sul territorio, è difficile ritrovarle e ricrearle in altre zone. Ciò è sostanzialmente dovuto ad una mancanza iniziale di strutture, più complesse e meno richieste rispetto al classico campo in erba, molto più frequente lungo la penisola.
Per quanto riguarda l’appeal dello sport in sè, manca ancora tanto lavoro per competere con i cugini: se il calcio è irraggiungibile, si potrebbe quantomeno pensare di avvicinarsi (non si pretende la luna) ad uno sport come il rugby che nel giro di una decina d’anni ha acquisito notevole seguito dopo diversi test match contro le quotatissime Nuova Zelanda, Sudafrica, ecc. Ecco, nel baseball è molto raro il concetto di “amichevole” tra nazionali come nel resto degli sport nati oltreoceano: per rimediare a ciò si potrebbero realizzare tour delle squadre MLB durante la sosta invernale, eventualmente farli “svernare” prima della nuova stagione proprio nel Belpaese, organizzando match contro le squadre dell’IBL (o addirittura la nazionale). Magari, sfruttare la popolarità di un personaggio come Faso (bassista di Elio e le Storie Tese) potrebbe aiutare questo sport, oltre ad una copertura televisiva maggiore. Ci sarà da tanto lavoro dunque per il nuovo presidente di FIBS, Marcon, eletto lo scorso Novembre.
Attenzione alle Olimpiadi del 2020: attualmente i giocatori MLB non sono convocabili (in agosto siamo in piena stagione) e c’è il forte rischio che l’Italia possa essere penalizzata da questa norma, visto anche che gli organizzatori americani non sembrano molto intenzionati a lasciar partire i propri professionisti, lasciando partecipare solo i dilettanti. Seguirebbe anche uno dei canoni basilari di questa rassegna sportiva, dunque non è troppo sbagliato come ragionamento…
Riassumendo, gli oriundi sono fondamentali anzi, osando il giusto, si può affermare che siano vitali per l’intero sistema e per la nazionale che ci rappresenta. Senza questi atleti nati in un altro paese, viene difficile ipotizzare un futuro degno a questo team e alla sua storia in questo sport. Non si pensa minimamente a raggiungere gli americani, che sono lontani anni luce, ma quantomeno a competere a livello europeo (di fatto a mantenere il duopolio con l’Olanda) e provare a mantenersi tra le migliori 16 al mondo. La conseguenza diretta di questo sarebbe un miglioramento del movimento stesso del BelPaese, nonostante tutte le difficoltà che si porti dietro, ragion per cui questi atleti devono esserci e devono rimanere.
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