È stata un’estate memorabile per la pallacanestro italiana: comun denominatore delle imprese delle azzurre e degli Under-19 è stato coach Andrea Capobianco.

Tutta la grinta di Andrea Capobianco (fonte: pagina Facebook ufficiale Italbasket)

COACH CAPOBIANCO: UN’ESTATE DA RICORDARE

È stata un’estate molto calda per la pallacanestro italiana. Le ragazze del basket azzurro hanno ben figurato, non c’entrando la qualificazione mondiale ma giocando un fantastico europeo, che ha messo in luce il potenziale di alcune giovani promesse e la tenacia d’un gruppo compatto e coeso; così come gli “azzurrini” dell’under-19, medaglia d’argento nella Coppa del Mondo. Entrambe le squadre sono state guidate da coach Andrea Capobianco, che magistralmente è riuscito a coniugare talento ed esperienza, tramutati in un assetto difensivo solido ed un attacco dinamico, all’insegna di umiltà e sacrificio per i compagni.

Dopo cinque anni (2010-2015) da vice di Pianigiani con la Nazionale maschile, con un palmares che vanta una Coppa Italia di Legadue con l’Aurora Jesi (2008) e un titolo di miglior allenatore dell’anno con la Teramo Basket (2008-2009), coach Capobianco ha avuto la propria occasione, sfruttandola al meglio.

IL BASKET DI COACH CAPOBIANCO

Umiltà” – una delle parole più gettonate dall’allenatore, soprattutto nei time out dei momenti più difficili. A volte senza significato, è stata l’essenza delle squadre di coach Capobianco. Nel suo significato più nobile: riconoscere i propri limiti, rifiutando superbia o disfattismo, adattandosi di conseguenza. Così, ad esempio, le ridotte capacità italiane a rimbalzo, per questioni di centimetri ed atletismo, sono state compensate da una difesa attenta, aggressiva ed organizzata. Ed allo stesso modo è stata in grado di sostenere l’Italia nei momenti di difficoltà al tiro, come nel barage europeo contro l’Ungheria , quando dalla panchina la veterana Raffaella Masciadri faceva eco al proprio allenatore: “La vinciamo in difesa”.

In questo senso, la gestione del talento azzurro è stata fondamentale. Da una parte, perché ai due appuntamenti mancavano giocatori e giocatrici fondamentali (vedasi Davide Moretti, in procinto di raggiungere Texas Tech, e Laura Macchi, infortunatasi durante l’Europeo); dall’altra, perché una squadra è competitiva non tanto per la qualità dei singoli, quanto per la loro coesione, intesa ed interdipendenza. Da questo punto di vista, l’amministrazione di Cecilia Zandalasini è stata magistrale: talento cristallino, inizialmente proposta da sixth woman e solo successivamente in quintetto, con tanto di doppie doppie, ha giocato una pallacanestro sublime per tutto il torneo, debuttando più che ottimamente sul palcoscenico internazionale. “È sicuramente la luce del basket femminile per il presente e per il futuro, vista la sua giovanissima età. Ha spessore e completezza tecnica, abbinata ad una fisicità travolgente. [E] oltre a questo ha dimostrato di possedere altre doti: è capace di coinvolgere sia in campo che fuori e di trascinare le proprie compagne, coinvolgendo un pubblico vasto. Credo che lei possa dare tanto in entrambi i sensi: sia sotto il profilo tecnico che dal punto di vista della comunicazione e diffusione del basket femminile” – così ha dichiarato Alice Pedrazzi, ex cestista della Nazionale, in un’intervista rilasciataci qualche giorno fa. La gestione di coach Capobianco, indubbiamente, ha influito positivamente sul “fenomeno Zandalasini”: la classe ’96 è stata sì responsabilizzata, ma gradualmente, essendo ancor prima inserita in un contesto tecnico (e competitivo), in grado di massimizzare i suoi pregi e minimizzarne i difetti.

Proprio quest’ultima è stata la vera forza della gestione Capobianco: l’allenatore è riuscito, partendo dalle caratteristiche dei propri giocatori, come singoli e come gruppo, a costruire due squadre, fondate su principi simili, ma in grado di proporre un basket molto dinamico, coerente, capace di adattarsi alle caratteristiche avversarie, non snaturando mai le proprie.

Chicca Macchi mentre, all'uscita dal campo, scambia un cinque con coach Andrea Capobianco

Chicca Macchi, 38enne stella della nazionale azzurra, mentre scambia un cinque con coach Andrea Capobianco (fonte: pagina Facebook ufficiale della FIP)

IL FUTURO DELLA PALLACANESTRO AZZURRA

Ma coach Capobianco e staff non hanno solo avuto il merito di guidare e saper amalgamare due gruppi ricchi di talento e determinazione; entrambi gli ottimi risultati hanno portato entusiasmo e attenzione verso il movimento, in particolar modo nei confronti della pallacanestro femminile, spesso dimenticata. Tant’è che, errori arbitrali a parte (scusa non contemplata in questo sport), come ricordava Alice Pedrazzi, “Non è un caso se il basket femminile manca l’appuntamento olimpico da Atlanta. È normale che le ragazzine che devono scegliere uno sport siano influenzate da ciò che vedono in televisione e siano portate a cercare di emulare figure vincenti: questo è stato un gap competitivo che abbiamo avuto con la pallavolo, perché la squadra di volley femminile ha sempre vinto in campo internazionale ed è sempre stata molto presente in tutte le manifestazioni con buoni risultati. Bisogna investire in questo sport e lavorare sul reclutamento, una fase cruciale per questo sport”.

Ma se è vero che fuori dal campo il lavoro da fare è ancora molto, sul parquet il futuro sembra promettente. E non solo perché Cecilia Zandalasini (seconda per numero di punti, terza per rimbalzi), Lorenzo Buccarelli e Tommaso Oxilia sono entrati nello starting five dei rispettivi tornei. La qualificazione ai Mondiali per le ragazze e un futuro dorato per l’Under-19 sono la prossima palla a due della pallacanestro azzurra: sotto la guida di coach Capobianco nulla sembra impossibile.

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Niki Figus
Giornalista pubblicista. Naufrago del mare che sta tra il dire e il fare. Un libro, punk-rock, wrestling, carta e penna.

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