Un fallimento annunciato dopo la sconfitta con la Polonia: Francia e Romania pareggiano ed eliminano l’Italia, alla sua terza assenza consecutiva alle Olimpiadi.
CALCIO OLIMPICO: ITALIA FUORI PER LA TERZA VOLTA CONSECUTIVA
Domenica 16 giugno: un’Italia coesa e agguerrita doma a Bologna una favoritissima Spagna, superando con tre reti lo scoglio più ripido della fase a gironi e proiettandosi idealmente verso le semifinali.
Al momento della stesura di quest’articolo, son passati appena nove giorni, ma è una vittoria ormai lontanissima e soprattutto inutile: la Polonia prima, l’annunciato e soporifero 0-0 tra Francia e Romania poi ci condannano all’eliminazione alla fase a gironi. Ironia della sorte, è proprio la Spagna ad accaparrarsi il primo posto.
Un fallimento su tutta la linea. Sia ben chiaro, nulla di nuovo sotto il sole: la Nazionale, che sia Under o che sia quella maggiore, ci ha purtroppo ben abituato a questo tipo di montagne russe di emozioni, chiedete al Mondiale 2014 per maggiori informazioni. Ma quello di questo Europeo è un fallimento che vale per tre: perché avevamo una rosa assolutamente in grado di rientrare tra le prime quattro; perché giocavamo in casa, e la risposta del pubblico è stata eccezionale; e soprattutto perché mancando le semifinali diciamo anche addio al pass per le Olimpiadi di Tokyo 2020.
Un’assenza che sta diventando un’inquietante costante: se i fasti di Atene 2004 son ben lontani, con il bronzo di Pirlo, De Rossi, Gilardino, Barzagli, Chiellini, ci accontenteremmo di una qualificazione che manca da Pechino 2008. Peggio andò solo tra anni ’60 e ’80, quando l’Italia fu assente per cinque edizioni consecutive, da Tokyo 1964 fino a Mosca 1980: ad onor del vero, però, in due di esse si ritirò, mentre a Montreal 1976 non partecipò nemmeno alle fasi preliminari.
Si conclude quindi mestamente l’esperienza di Luigi Di Biagio come CT della Nazionale U21, che ereditò gli Azzurrini vicecampioni d’Europa da Devis Mangia nel 2013. I candidati più forti per la successione sono Alberico Evani, attualmente nello staff di Mancini in Nazionale maggiore e che ha già funto da “reggente” quando Di Biagio fu nominato CT ad interim dell’Italia post Ventura, e Paolo Nicolato, selezionatore dell’U20.
TRA EXPLOIT E DELUSIONI
Eppure questa sembrava la volta buona per sognare in grande, illusi dalla maturità e dal talento messo in mostra da Nicolò Barella, Lorenzo Pellegrini, Gianluca Mancini e soprattutto da un micidiale Federico Chiesa, vero leader di questa Nazionale, in grado di trascinare i suoi anche nei momenti più difficili, come dopo lo svantaggio subito contro la Spagna.
I tifosi si sono spellati le mani per loro, ma sono rimasti traditi da quelle che si sperava fossero le stelline più luminose. Moise Kean, di mestiere attaccante, ha concluso il suo Europeo con zero tiri nello specchio a fronte di 105′ giocati, mentre l’avventura di Nicolò Zaniolo assume i tratti dello psicodramma: completamente invisibile nella gara contro la Spagna, è costretto all’uscita per un brutto colpo rimediato in uno scontro di gioco con il portiere iberico. Subentrato a dieci minuti dal termine contro la Polonia, rimedia un inutile cartellino giallo che gli costa la squalifica nella gara potenzialmente decisiva contro il Belgio.
Come se non bastasse, i due son finiti sotto i riflettori per i comportamenti non esattamente professionali fuori dal campo, che non solo li ha estromessi dalla partita contro il Belgio, ma che li mette anche a rischio esclusione dalle convocazioni in Nazionale maggiore il prossimo settembre.
Un atteggiamento, quello di Kean e Zaniolo, che riapre ferite mai del tutto rimarginate e rievoca gli spettri di due dei più grandi talenti sprecati della scorsa generazione.
Non sappiamo se è colpa dell’eccessiva pressione che è stata caricata sulle spalle dei due oppure se è un po’ colpa di ognuno di noi, che cerchiamo in modo ossessivo le stimmate del grande campione in chiunque. Quello che è certo è che, dopo la cocente umiliazione del Mondiale 2018, l’Italia non si merita altre bravate.
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