Questa sera si giocava la semifinale del Campionato europeo Under-21 di calcio. L’Italia affrontava la Spagna di Asensio e Saùl: in palio c’era la finalissima di Cracovia in programma venerdì.
Troppa Spagna per questa Italia: la tripletta di Saùl pone fine alla trasferta dei ragazzi di Di Biagio in terra polacca proprio a un passo dalla finale. A nulla è servito il goal del pareggio parziale firmato dal solito Federico Bernardeschi. Ma siamo sicuri di non averci messo del nostro, superiorità della Spagna a parte?
L’equilibrio della prima frazione
Il primo tempo della seconda semifinale di questi Europei Under-21 (nella prima ha avuto la meglio la Germania ai calci di rigore contro l’Inghilterra) non è destinato ad occupare una pagina negli annali della storia del calcio: Italia e Spagna si sono studiate a lungo e in diversi momenti della prima frazione gli azzurrini hanno dato la sensazione non solo di essere pienamente in partita, ma anche di avere qualche chances. Al ’22 Lorenzo Pellegrini impegna seriamente l’estremo difensore spagnolo con un tiro ravvicinato. La replica degli iberici arriva una decina di minuti dopo: al ’31 il milanista Delofeu sguscia alle spalle della difesa italiana, raccogliendo un cross di Daniel Ceballos, ma per fortuna spedisce il pallone sul fondo alla sinistra di Donnarumma. Squadre al riposo sul punteggio di parità.
Il secondo tempo delle Furie rosse
Fatta sfogare l’Italia, nel secondo tempo è salita in cattedra la Spagna. Al 53’ arriva il vantaggio: tutto parte dai piedi di Ceballos, Saùl controlla al limite dell’area di rigore e scaglia un sinistro all’angolo alle spalle di Donnarumma che vale l’1-0. Cinque minuti dopo la doccia fredda per l’Italia diventa freddissima: cartellino rosso per somma di ammonizioni a Roberto Gagliardini (il primo era arrivato all’inizio del secondo tempo, ndr) e partita in salita. Al 62’ però ci pensa Federico Bernardeschi a riaccendere l’Italia: lui, l’eroe di Italia-Germania, riesce a farsi largo al limite dell’area di rigore avversaria: il suo tiro si spedisce alle spalle del portiere spagnolo dopo una deviazione, riportando il match in parità. Gli azzurrini non fanno in tempo a esultare per l’insperato pareggio che gli spagnoli trovano il nuovo vantaggio: al ’65 Saùl trova la doppietta con un tiro dalla distanza sul quale Donnarumma arriva colpevolmente con qualche secondo di ritardo. L’Italia non ci crede più. Al ’74 il centrocampista dell’Atletico Madrid cala il tris: assist del madridista Marco Asensio, controllo di Saùl che infila ancora Donnarumma, questa volta all’angolino basso alla sua sinistra. La partita finisce 3-1 per la Spagna e con essa anche il sogno degli azzurrini.
La serataccia di Gagliardini e Donnarumma
Serviva un’Italia gagliarda e un po’ donna, che sapesse col temperamento giocarsela da squadra matura. Serviva, ma non c’è stata. L’inesperienza di Gagliardini e i limiti di Donnarumma hanno dato una mano alla Spagna, che di mani proprio non aveva bisogno. Il centrocampista dell’Inter ha raccolto due gialli nello spazio di dieci minuti: un’inezia figlia dell’inesperienza di un ragazzo che in fondo si è ritagliato uno spazio nel grande calcio da meno di dodici mesi. E poi c’è stato l’errore del capro espiatorio attualmente preferito dall’opinione pubblica italiana: Gianluigi Donnarumma. Serviva un’Italia Donna di fatto e invece lo è stata solo di nome: il secondo goal della Spagna trova terreno fertile nel ritardo con il quale il ragazzone di Castellammare di Stabia battezza il tiro dalla distanza. Serviva Donna questa Italia e invece si è rivelata ragazza, inesperta, non pronta.
Il nostro calcio è indietro?
Se volessimo trovare il colpevole numero uno di questa disfatta, si tratterebbe della sostanza del nostro calcio. I nostri talenti giocano titolari in Serie A? Sì, ma lo fanno spesso in squadre di medio livello (vedasi il plotone di atalantini, seguito da quello dei milanisti). E se fanno parte di grandi club, invece, raramente vedono il campo con continuità durante l’anno (vedasi Rugani della Juve). Insomma, questa Italia rimane ancora tutto un altro mondo rispetto a questa Spagna, dove spadroneggiano giocatori come Saùl e Asensio, solitamente abituati a giocarsi, e a volte decidere, persino le finali di Champions.
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