Il 2017 è stato un anno intenso anche per il ciclismo. Riviviamo i momenti più importanti e le emozioni più contrastanti di questi dodici mesi.
NEL SEGNO DI MICHELE SCARPONI
Un incrocio fatale ed il 2017 del ciclismo prende una piega inaspettata e dolorosa. È il 22 aprile. Michele Scarponi vola via, più leggero del pappagallino Frankje, suo inseparabile compagno d’allenamento. Se ne va verso altezze diverse rispetto alle cime che ha scalato nel corso della sua carriera. Ad interrompere il suo cammino terreno è un camioncino che tragicamente non rispetta la precedenza e lo intravvede troppo tardi. Svanisce il sorriso del ciclismo, l’allegria in gruppo e gran parte del divertimento nel dopo gara: Michele era tutto questo con il suo modo di vivere la sua passione in maniera spontanea e genuina. Anche per questo il vuoto istantaneo è stato enorme e per riempirlo parzialmente è stato necessario che si mobilitasse l’intero popolo delle due ruote, con scritte sull’asfalto, striscioni o cori da stadio. Un modo per far sentire la propria vicinanza alla famiglia del corridore marchigiano e per testimoniare che l’allegria e la generosità espresse da Scarponi in tutti questi anni erano insegnamenti troppo belli per non essere recepiti. Nel bene e nel male, il 2017 sia stato un anno vissuto nel segno dell’Aquila di Filottrano.
ETERNO VINCENZO NIBALI
Terzo al Giro, secondo alla Vuelta e vincitore del Giro di Lombardia. Il 2017 di Vincenzo Nibali va considerato una stagione di pregevole fattura. Come sempre, ha messo in mostra un tatticismo notevole ed un estro incredibile. Ha attaccato mettendo il cuore oltre le gambe. Ha tenuto in scacco fino alla fine Tom Dumoulin e Chris Froome, rispettivamente vincitore del Giro d’Italia ed autore della doppietta Tour-Vuelta. Si è preso una sonora rivincita pennellando le curve comasche del Lombardia ed arrivando solo al traguardo, alla maniera dei grandissimi.
I DOLORI DI FABIO ARU
Il tricolore in giallo. Come Nibali tre anni fa, ripercorrendo le orme di Marco Pantani. Fabio Aru ci ha provato. Ha tentato di scalfire lo strapotere del binomio Froome-Sky. Ha vinto una tappa ed è andato in testa per qualche giorno. Poi è rimbalzato indietro, complice anche un rapporto improvvisamente complicatosi con l’Astana. La rottura si è consumata drammaticamente alla Vuelta. Ma nessuno dimentichi la bellezza, seppur effimera, del luglio 2017, arricchito con velature di giallo.
MOSCON, BETTIOL, FABBRO: IL FUTURO AZZURRO
Niente iride nell’anno che va concludendosi. Davide Cassani ha tentato invano di portare l’Italia alla conquista di quel Mondiale che manca da ben nove anni. Il digiuno prosegue, ma il CT si può consolare con la crescita straordinaria di Gianni Moscon, passista duttile e prezioso tatticamente, e di Alberto Bettiol, forte in salita ed in volata. Ed il futuro si chiama Matteo Fabbro, scalatore promettente che passerà professionista nel 2018 con il team Katusha Alpecin. Sognare è lecito.