L’Airone avrebbe compiuto oggi 100 anni. Nato a Castellania, è stato il grande interprete del ciclismo tra il 1940 ed il 1955.
Per tutti è il “Campionissimo”, l’ “uomo solo al comando”. Soprannomi ed espressioni che racchiudono ammirazione, stupore e devozione profana per un fuoriclasse del ciclismo. Fausto Coppi rientra tra gli atleti capaci di valicare i confini dello sport, addentrandosi nella cultura nazionale. Pochi sportivi hanno segnato almeno un prima ed un dopo a suon di vittorie. Coppi è stato campione di precocità, con l’impresa al Giro d’Italia 1940 nemmeno 21 anni dopo essere nato a Castellania, piccolo centro piemontese in provincia di Alessandria. Cinque le maglie rosa portate fino al traguardo finale, da sommare ai tre trionfi al Tour de France. Sua la prima doppietta Giro-Tour nella storia delle due ruote. Sua la Milano-Sanremo con un distacco così grande da indurre il radiocronista a mandare in onda un brano musicale per ingannare l’attesa dell’arrivo degli altri concorrenti. Insomma, un vincitore seriale e vorace.
EPICA
La grandezza di Coppi non risiede solamente nel numero di successi. Il piemontese sapeva trionfare in modo unico, abbinando la feroce fame di vittorie all’elegante postura in sella. Lo chiamavano l’Airone proprio per la bellezza di condurre la bicicletta. Forte di una capacità polmonare superiore alla media, Fausto era un passista inesauribile, un martello in grado di imprimere una potenza notevole ai pedali ed un ritmo insostenibile per quasi tutti. Coppi, infatti, ha avuto diversi avversari. Il principale è stato l’artefice della sua fortuna sportiva: Gino Bartali. Fu il toscano a volerlo con sé alla Legnano. lanciandolo al Giro ’40. Fu sempre lui l’acerrimo avversario capace di dare spessore alle imprese. Perché senza una controparte valida non c’è gloria nei successi.
EPOCALE
Coppi è stato anche uno dei primissimi sportivi chiacchierati per il gossip. Celebre e drammatica la vicenda della “Dama Bianca”, Giulia Occhini, donna sposata e poi divenuta compagna del Campionissimo, anch’egli impegnato in matrimonio. Il caso divise l’Italia del Dopoguerra, creando un precedente ed inasprendo ulteriormente la querelle delicata riguardante il divorzio. La normativa arrivò solamente negli Anni ’60, otto anni dopo la scomparsa di Coppi. Una malaria non diagnosticata si rivelò fatale e a 41 anni non ancora compiuti si interruppe il volo dell’Airone. Coppi è stato indubbiamente un campione epocale, in grado di lasciare un segno indelebile nella memoria collettiva e nella storia italiana. Il mito dell’uomo solo, in sella ad una bicicletta, pronto a sfidare il mondo intero, a partire dalle salite più dure si è consolidato anno dopo anno, cementando il ricordo di un fuoriclasse senza tempo. Un Campionissimo dal colpo di pedale pesante e dal sorriso gentile.