La gara rosa entra nella sua settimana cruciale. Lo spettacolo nello spettacolo sarà garantito dal popolo del ciclismo sempre pronto a sostenere i propri idoli prima, durante e dopo le fatiche della tappa.

Il calore dei tifosi al passaggio del Giro (fonte La Nazione)

I riflettori sono tutti puntati sui corridori. Sono loro gli attori protagonisti della storia del Giro d’Italia. Tuttavia, spesso, lo show non si esaurisce con la corsa. Prima, durante e dopo le fatiche della gara, il popolo del ciclismo manifesta il proprio affetto attraverso svariate modalità. La tribù delle due ruote canta, applaude, spinge affettuosamente i propri beniamini con un amore incondizionato. È un’onda umana multicolore, pronta ad emozionarsi dietro ad ogni pedalata. C’è chi indossa la divisa della propria squadra o ciclista preferito. C’è chi colleziona le borracce dei vari team come veri e propri cimeli. C’è chi prima o dopo ogni tappa va in cerca dei propri idoli per immortalare l’incontro con un selfie. Insomma, il Giro è una passione febbrile che investe tutta la penisola.

CALORE

Oltre ai semplici appassionati, ci sono anche le tifoserie più organizzate. In Italia, i CanNibali sono numerosi e sempre pronti ad incitare Vincenzo ed Antonio nelle loro corse. Le gesta dello Squalo dello Stretto sono seguitissime ed accompagnate continuamente da boati da stadio. Attorno al bus della Bahrain Merida  è immancabile la calca di supporters, pronti a non far mancare il proprio incitamento al fuoriclasse italiano. Nibali è il campione della gente, l’uomo più acclamato del Giro, ma non è assolutamente l’unico idolo. Volendo ben vedere c’è chi corre ugualmente in casa nonostante la distanza. La maglia rosa Richard Carapaz è sostenuto in maniera pedissequa dai connazionali ecuadoriani. La bandiera colorata di giallo, blu e rosso è una delle più diffuse e ben prima che il corridore della Movistar conquistasse il simbolo del primato. Il sostegno incondizionato riguarda anche le altre nazioni, anche se i canti e gli striscioni sono spesso opera delle torcide sudamericane che sorgono spontaneamente per tifare i propri rappresentanti.

FAMIGLIA

Il Giro d’Italia è una gara estremamente dura e difficoltosa non solo sotto l’aspetto fisico. Molto conta la psiche del corridore. Il morale deve sempre essere alto per far fronte alla fatica e agli imprevisti della corsa rosa. E poi c’è anche quel pizzico di nostalgia di casa che un po’ si fa sentire. A volte basta l’affetto della propria gente, come accade a chi vive lontano dall’Italia. Ma in altre occasioni il contatto con la famiglia è importantissimo, quasi fondamentale per andare avanti. Emblematico il caso di Primoz Roglic, uscito malconcio più nel morale che nel fisico dalla tappa di Como. Lo sloveno della Jumbo-Visma ha visto il Giro prendere una piega inattesa, con la sua caduta in discesa, ma al bus della squadra ha trovato il conforto di mamma e papà, equipaggiati con le maglie del fan club per far sentire il proprio appoggio al figlio. Un calore mostrato prima con un abbraccio ed un incoraggiamento e poi con un coro “Primoz, Primoz” in risposta al “Vincenzo, Vincenzo” dei sostenitori di Nibali. Insomma, la guerra psicologica tra i big può talvolta riflettersi sugli spettatori, anche se non si verificano degenerazioni pericolose. Il bisogno di casa è declinabile in altre sfumature: c’è il tenero abbraccio di Tom Leezer a moglie e figli, oltre alle coccole amorevoli di Dario Cataldo ai suoi cani dopo la vittoria a Como. Casa, dolce casa, quanto manchi. Un motivo in più per tenere duro in questi ultimi giorni di gara. I più intensi, i più duri, i più spettacolari.

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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