Oggi lo scalatore romagnolo, scomparso nel 2004, avrebbe compiuto 49 anni. Il campione è rimasto comunque impresso nella memoria e nei cuori di colleghi e tifosi.
La passione può avere svariate forme. Per Marco Pantani, il profilo preferito era quello della bicicletta. Un manubrio, un telaio, una sella e due ruote erano sufficienti per garantirgli soddisfazioni e contentezza. Merito anche di nonno Sotero, che azzeccò presto il regalo ideale per il nipote e diede inizio ad una storia d’amore lunga ed intensa. Mai scelta fu più azzeccata, adempiendo così ad un destino già scritto e fatto di trionfi epici.
PREDESTINATO Probabilmente nessuno si poteva immaginare che Marco avrebbe lasciato al suo passaggio un solco profondissimo. Non che il suo talento fosse stato messo in discussione. Anzi, la naturale predisposizione per le due ruote si era notata già nelle categorie giovanili. Troppo evidente per non accorgersene, così come era impossibile non rimare piacevolmente colpiti dalla passione per ciò che faceva. Nel tempo libero, si dilettava in allenamenti estenuanti con i professionisti residente nei dintorni di Cesenatico, luogo di nascita nel 13 gennaio 1970. E chi ha sperimentato il piacere di una “passeggiata” in sua compagnia giura di essere rimasto sbalordito dalla capacità di adattamento del ragazzino. Qualità rimaste intatte nel suo avvicinamento al professionismo, con i Giri d’Italia dilettanti corsi da protagonista, nonostante la sfortuna, ogni tanto, facesse capolino, anticipando ciò che sarebbe accaduto negli anni successivi.
SOLCO A distanza di anni, nonostante la scomparsa avvenuta il 14 febbraio 2004, oggi, giorno della sua nascita, rimane comunque il piacere di ricordare e celebrare un campionissimo dello sport italiano ed internazionale. Lo dice il palmares con un Giro d’Italia ed un Tour de France conquistati nello stesso anno, ultimo ciclista ad azzeccare questa doppietta. Lo testimonia il valore delle sue vittorie così speciali per come sono state ottenute da aver reso il ciclismo un vero e proprio fenomeno di massa. Un ulteriore successo, probabilmente il più bello per uno sportivo. Pantani è diventato un’icona, il simbolo di un modo di correre sempre all’attacco. Una filosofia ereditata da altri successori grazie al suo esempio. Forse, senza le gesta di Marco, il ciclismo mondiale non si sarebbe goduto Alberto Contador e Vincenzo Nibali. Anche per questo motivo, gli appassionati non si stancheranno mai di ringraziare il Pirata di Cesenatico.