Sono trascorsi 17 anni dalla scomparsa di Marco Pantani. Il Pirata del ciclismo moriva in circostanze misteriose in un residence di Rimini.
San Valentino rappresenta universalmente la festa degli innamorati. Nel ciclismo è una data che solitamente scandisce anche l’avvicinamento alle gare europee tradizionali nel fitto calendario internazionale degli ultimi anni. Dal 2004, però, questa giornata ha un sapore decisamente amaro per moltissimi appassionati. Al Residence Le Rose di Rimini veniva rinvenuto il cadavere di Marco Pantani.
ALTRO MONDO
Il 2004 sarebbe stato l’anno delle Olimpiadi di Atene, quella gara a cui il ciclista cesenate prese parte solamente una volta, nell’edizione precedente, mentre lentamente la depressione e i tribunali si stavano sostituendo tristemente alla gioia di correre a alle sue salite. Sarebbe stato l’anno dello scudetto del Milan, squadra di cui era tifoso, che avrebbe battuto il record di punti (82) grazie alle reti di un ucraino, Andryi Shevchenko, arrivato in Italia nel 1999, la stagione del dramma di Madonna di Campiglio. Un altro albergo segnò, allora, il rapido declino agonistico di Pantani.
GIGANTE
Dal 5 giugno 1999, infatti, le montagne hanno smesso di essere la cornice perfetta di un uomo piccolo e gracile fisicamente, ma dalla tempra infinita. Neppure la bicicletta è apparsa ancora la compagna di viaggio ideale e inseparabile. Marco era cresciuto con lei, diventando una cosa sola con quel mezzo di trasporto. Pedalare voleva dire sentirsi libero, divertirsi, ribaltare ogni logica legata all’apparenza. I grandi passisti soccombevano di fronte a un metro e settantadue per cinquanta chili di peso. La storia tornava indietro di vent’anni, ai tempi di Eddy Merckx e Felice Gimondi. Anzi, ancora più lontano, ai fasti di Fausto Coppi e Gino Bartali, quando si era abituati a vincere per distacco. Come l’Airone piemontese e il Cannibale belga, Pantani ha vinto Giro d’Italia e Tour de France nello stesso anno. È riuscito nella sua missione con il suo stile inimitabile, con le mani basse sul manubrio, in piedi sui pedali per rilanciare sempre l’andatura. Andava sempre più su, un tornante dietro l’altro. Probabilmente lo ha fatto anche il 14 febbraio 2004, quando ha seguito la rampa delle scale che portava alla sua camera, prima di sparire in un mistero a oggi ancora irrisolto.