David Gaudu vince sull’Alto de la Farrapona, sfruttando la fuga propiziata da FdJ e Movistar e battendo Soler: i due rientrano in classifica. Tutto invariato tra i migliori: Roglic sempre leader, nonostante il mini-sciopero dei corridori a inizio tappa.
VUELTA 2020, 11A TAPPA: LO “SCIOPERO” A SORPRESA DEI CORRIDORI
Primoz Roglic ha vinto con merito la 10a tappa, e sin qui nulla da ridire. Quello che aveva destato più di una perplessità, tra gli addetti ai lavori, era stata la gestione dello sprint e del finale di tappa da parte degli organizzatori della Vuelta. Ricapitolando in breve, prima era stata mostrata una classifica con lo “stesso tempo” per chi seguiva Roglic, salvo poi tramutare il lieve vantaggio dello sloveno in 3” di margine. Così facendo, Roglic era passato dall’avere 3” di distacco da Carapaz, all’essere maglia rossa in virtù dello stesso tempo dell’ecuadoriano e del miglior piazzamento nella classifica a punti. Roglic in rosso per l’11a tappa dunque, che però vive subito un colpo di scena: al momento della partenza ufficiale della corsa, i corridori… non partono.
Una protesta collettiva, eccezion fatta per Maté (Cofidis) che inizialmente parte come se niente fosse incitando i colleghi e poi viene fermato dal team, e uno “sciopero bianco” che dura per 10/15 surreali minuti, coi corridori a braccia conserte sull’arrivo e il direttore di gara pietrificato. Il motivo è presto detto, ed è dovuto proprio a quell’arrivo contestato da tutti, nel quale tutti i big hanno preso 3” da Roglic (10” per Carthy) dopo una decisione che va contro i protocolli UCI. La tappa di ieri era classificata come collinare, quindi vige la cosiddetta “3km rule” che protegge gli uomini di classifica dagli sprint a velocità folli nelle tappe pianeggianti o collinari, consentendo loro di prendersela con più calma senza perdere secondi preziosi: di fatto, i distacchi in caso di “buchi” negli sprint (e negli ultimi tre km, vedi tonfo di Daniel Martin) vengono azzerati. Roglic avrebbe quindi dovuto chiudere con lo stesso tempo degli altri, lasciando la veste roja a Carapaz, invece ASO ha “scavalcato” la norma trattando la 10a tappa come una frazione di montagna e conteggiando tutti i distacchi. INEOS ha lanciato la protesta con Froome, tutti i team (Jumbo-Visma compresa) si sono accodati dando vita allo sciopero bianco e ottenendo dagli organizzatori la promessa di rivedere la classifica in serata (spoiler: non è stata rivista, per ora). Dopo il Giro, un’altra protesta (stavolta giustificata) dei corridori. Spiegata così da Michael Woods, portavoce dei corridori alla Vuelta: “Gli organizzatori hanno commesso un errore. Il regolamento stabilisce che andasse applicata la 3″ rule. All’arrivo hanno cambiato le carte in tavola. Questo avrebbe influenzato la corsa. La protesta è stata supportata da tutti, Jumbo compresa”. Vedremo che succederà nelle prossime ore, ma la posizione dei corridori è chiara.
VUELTA 2020, 11A TAPPA: VINCE GAUDU, I BIG NON SI MUOVONO
Dopo il caos si parte, stavolta per davvero. Si rincorrono le voci più disparate, su Roglic senza maglia rossa per “protesta”, poi smentite dai fatti: lo sloveno è in rosso come da protocollo. Stupiscono però le grafiche della corsa: il gruppo dei big non viene indicato come gruppo maglia rossa per oltre metà tappa, facendo intendere che la revisione sia in corso quando in realtà tutto resterà com’è. Ma le chiacchiere stanno a zero, perchè l’11a tappa ha un percorso molto atteso nei 170km da Villaviciosa all’Alto de la Farrapona, con quasi 5000m di dislivello nelle Asturie: si parte con l’Alto de la Campa (8.3km al 4%), per poi proseguire con l’Alto della Colladona (7km al 6.5%), Alto de la Cobertoria (9.8km al 9%), Puerto de San Lorenzo (10km all’8.6%) e l’ascesa finale, lunga 16.5km con punte al 13%. Scatta subito Wellens, che guadagna qualcosa su Guillaume Martin nella classifica scalatori, ma la vera fuga è quella seguente: in testa Soler e Oliveira (Movistar), Armirail e Gaudu (FdJ), Eg (Trek), Donovan e Storer (Sunweb) e il già citato Guillaume Martin che fa incetta di punti nei primi 4 GPM. Il gruppo lascia andare i fuggitivi a poco più di tre minuti, poi li tiene sui 2 minuti/2 minuti e mezzo: Soler e Gaudu sono infatti abbastanza lontani dai primissimi, con lo spagnolo a 3’52” e il francese oltre i 4′. Sono proprio loro due ad animare la fuga, prima coi gregari e poi in prima persona sull’ascesa finale: Gaudu e Soler staccano tutti e si giocano il successo. La spunta il francese, diventato capitano dopo il ritiro di Pinot e serio candidato alla maglia bianca qualora Mas dovesse avere cedimenti. Soler chiude a 4”, con Storer e Donovan a 53” e Guillaume Martin (che si pianta nei km finali, ma mantiene la maglia a pois: 50pti contro i 24 di Kuss) a 55”. Non si muove praticamente nessuno nel gruppo dei big: l’unico che ci prova è Vlasov, lasciato andare perchè poco pericoloso (ha perso 5′ nella 1a tappa). Dan Martin regola i big, arrivati a 1’03”, seguito da Mas, Carapaz e Roglic: perde 7” Hugh Carthy, che soffre il cambio di ritmo dell’irlandese, 9” per Valverde e 2’12” per Chaves, che va in crisi dopo una foratura.
VUELTA 2020: ROGLIC IN TESTA, DOMANI L’ANGLIRU
Come vi avevamo anticipato, per ora nessuna revisione della classifica. Roglic e Carapaz restano ex aequo, con lo sloveno in maglia rossa: terzo a 25” Dan Martin, seguito da Carthy (58”), Mas (1’54”), Soler (2’44”), Grossschartner (3’31”), Valverde (3’44”), Poels (3’54”) e Nieve (4’43”). Soler sale così da 10° a 6°, mentre Gaudu è ora 12° con 5’02” di ritardo: 15° Vlasov, a 6’47”. Domani la corsa affronta quell’inferno chiamato Angliru nei 109km da La Pola Llaviana alla salita più ostica e famosa della Vuelta: si parte con l’Alto del Padrun (3km al 6.6%), per poi proseguire con Alto de Santo Emiliano (5.8km al 4.9%), Alto de la Mozqueta (6.6km all’8.4%), Alto del Cordal (5.4km al 9.3%) e con l’inferno rosso dell’Angliru e i suoi 12.4km al 9.9% con punte al 23%. Succederà di tutto.
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