Portabandiera e atleta di punta, Arianna Fontana non ha tradito nemmeno questa volta.

Arianna Fontana: oro per la portabandiera italiana nei 500 metri dello short track

Fonte foto: pagina FB ufficiale di Arianna Fontana

UN ORO CHE NASCE DA LONTANO

Torino, febbraio 2006. Il mito di Arianna Fontana nasce al Palavela, nel capoluogo piemontese. A neanche 16 anni, in quel palazzetto avrebbe conquistato un bronzo olimpico nella staffetta e tutti avrebbero poi iniziato a sentir parlare di quello scricciolo biondo che sui pattini, però, sembrava un autentico diavolo.

Da lì, l’inizio di una carriera trionfale per un’atleta che a 12 anni da allora continua a essere uno dei punti di riferimento dello short track internazionale.

14 medaglie mondiali (di cui un oro vinto a Mosca 2015 nei 1500 metri), 41 europee (con 7 titoli Overall, l’ultimo a gennaio) e 6 olimpiche di cui una, da ieri, d’oro.

Nei 500 metri di PyeongChang 2018 la valtellinese si è presa un successo strameritato, frutto di gare condotte in modo perfetto dal punto di vista tattico e senza mai rischiare. La finale è un autentico capolavoro: allo start scatta in testa senza più mollare la prima posizione fino all’ultimo centimetro, quello che le è servito per lasciarsi alle spalle la beniamina di casa Minjeong Choi, poi penalizzata e quindi rimasta giù dal podio in lacrime.

Piange a dirotto anche Elise Christie, quarta classificata. Sempre nella finale dei 500 metri, a Sochi 2014, la britannica  aveva fatto cadere sia l’azzurra che la favorita coreana Park con una mossa azzardata, salvo poi venire squalificata.

UN FILO LUNGO 12 ANNI

Se è vero che Arianna ha iniziato a tessere il proprio filo nel 2006, è altrettanto vero che oggi non ha ancora smesso di farlo. In questo lungo periodo è diventata prima donna e poi moglie.

Suo marito Anthony Lobello, pattinatore italo-americano che ha scelto il Belpaese per amore, la sostiene in ogni momento. Ieri è stato il primo a bordo ghiaccio a dirle che aveva vinto, quando i giudici ancora controllavano il fotofinish.

La sua famiglia, papà, mamma e fratello su tutti, sono con lei a ogni gara e ieri sono scoppiati in un pianto a dirotto sulle tribune dell’Ice Arena di Gangneung al momento dell’ufficializzazione del primo posto.

La pattinatrice di Berbenno, che ha regalato al suo paesino di 4000 anime una notte di festa, qualche mese fa aveva fatto intendere che questi sarebbero stati, forse, i suoi ultimi Giochi. Dopo aver conquistato il gradino più alto del podio, però, non ne è più così sicura.

In Corea le rimangono ancora tre gare, potenzialmente tutte da medaglia. I 1000 metri sono la distanza che le ha regalato meno soddisfazioni in carriera anche se, a giudicare anche dalle parole del ct Kenan Gouadec, ci ha lavorato molto ed è pronta a stupire. Nei 1500 vanta già l’oro mondiale di Mosca 2015 e il bronzo olimpico di Sochi 2014.

Infine, la staffetta. Una specialità nella quale può contare su due bronzi olimpici e tre bronzi mondiali. Fondamentale in questa disciplina sarà naturalmente anche il lavoro delle compagne. Su tutte quello di una Martina Valcepina, due ori agli ultimi Europei, che però ieri ha deluso nei 500 metri uscendo ai quarti di finale.

Nella speciale classifica degli azzurri con più medaglie alle Olimpiadi invernali, Arianna raggiunge ora Eugenio Monti e Armin Zoeggeler. Le basterebbe un solo podio in più per eguagliare Manuela Di Centa al secondo posto assoluto ma l’idea di superarla nel giro di appena una decina di giorni potrebbe stuzzicarla parecchio.

Una crescita costante costruita anche dopo stagioni negative. I mondiali di Rotterdam del 2017 sono stati un vero e proprio fallimento per l’Italia che non ha portato a casa nemmeno una medaglia.

La portabandiera non ha però mollato un di un centimetro, continuando a tessere il suo filo che l’ha portata a vincere il suo settimo titolo europeo Overall personale (raggiunta la bulgara Evgenja Radanova) e ad arrivare in fiducia a PyeongChang 2018.

Il peso di essere l’alfiere della spedizione non l’ha condizionata come invece successo ad altri suoi predecessori in altre edizioni. La medaglia d’oro di un portabandiera ai Giochi Invernali mancava dal trionfo di Deborah Compagnoni a Lillehammer ’94.

Attendiamoci dunque altri dieci giorni di spettacolo sul ghiaccio sudcoreano, sicuri che il filo non si spezzerà e che condurrà ad altre grandi soddisfazioni all’interno del labirinto olimpico.

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Luca Lovelli
Giornalista e conduttore televisivo. Fondatore e direttore responsabile di Azzurri di Gloria. Amo viaggiare, con la mente e con il corpo.

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