Il direttore tecnico della Nazionale di short track ha commentato così la medaglia d’argento vinta dalla staffetta azzurra nei 3000 m femminili. Ecco le sue parole raccolte dal nostro inviato a PyeongChang.

Il c.t. Kenan Gouadec FONTE TWITTER

PYEONGCHANG 2018: IL DIRETTORE TECNICO GOUADEC SULL’ARGENTO NELLA STAFFETTA FEMMINILE

C’è stato parecchio trambusto per la squalifica della Cina…
“Con quattro squadre così vicine la staffetta presenta sempre tanti problemi. Noi non abbiamo fatto la gara perfetta: avremmo dovuto essere più precisi. In una finale olimpica però può succedere. L’importante è essere rimasti in gara e, anche nel caos, riuscire a risalire, essere veloci, fare un’ottima assistenza e salire sul podio. La squalifica della Cina è stata solo un aiuto in più”.

Che cosa è successo?
“Secondo me la Corea doveva essere squalificata perché mezzo giro prima della fine due atlete coreane hanno bloccato Lucia Peretti, rallentandone il ritmo di gara e facendole prendere il cambio in ritardo. In teoria questa cosa non si può fare. Alla fine loro si sono squilibrate e sono cadute insieme alle canadesi. Questo è successo quando mancavano quattro giri. Dopo questo episodio, il Canada è stato squalificato Al suo ultimo giro la canadese si è lanciata all’interno, ma le coreane hanno stretto per bloccarla, causando il tocco: la colpa è stata data alla canadese che ha fatto da impeding sulle avversarie. A parer mio avrebbero dovuto tener conto anche di quello che aveva fatto la Corea prima. In ogni caso le canadesi erano già dietro di noi e la situazione non sarebbe cambiata”.

Come si è comportata la Cina?
“Sul tentativo di sorpasso della coreana, l’atleta cinese ha cambiato direzione e messo fuori il braccio per ostacolarla. Non mi ricordo esattamente in quale giro sia successo, sicuramente prima del finale. Comunque il nostro obiettivo era salire sul podio: è stato un bellissimo argento per la squadra”.

Fino a quale giro siamo stati quarti?
“Fino alla caduta che era -4. Però, dopo aver perso le posizioni sul cambio, la nostra strategia è cambiata: non abbiamo provato a risalire, ma aspettavamo l’ultimo cambio, dove abbiamo pianificato di muoverci e fare sorpassi. Una volta che abbiamo perso posizioni, abbiamo deciso di rimanere attaccati e sperare che negli ultimi giri accadesse qualcosa. Questa scelta tattica è arrivata col farsi della gara: il nostro obiettivo iniziale era di stare davanti, ma in un attimo ci siamo ritrovati indietro.”

Tu riesci a comunicare con le ragazze durante la gara?
“Assolutamente: vedo chi ha appena finito la spinta e ci riesco a parlare. Comunque riesco a farmi sentire con loro”.

Tu avevi parlato di avere un piano A, un piano B e forse un piano C per questa finale: è stato complesso comporre la staffetta? Quando hai deciso?
“Forse avevo anche un piano D…. Nella composizione della staffetta bisogna calcolare anche come stanno le atlete durante la giornata. La giornata ha riservato molte sorprese in generale: oggi eravamo sicuri che l’Olanda che non sarebbe partita a mille, invece lo ha fatto. Nello short track bisogna essere sempre pronti a cambiare il proprio piano in corsa, perché difficilmente ti permettono di seguirne uno dall’inizio alla fine”

Puoi descrivere ognuna delle tue ragazze con un aggettivo?
“Molto difficile. Ciascuna ha il suo carattere e una tipologia diversa di approccio alla gara. Tutte insieme però diventano una potenza: succede anche quando non c’è feeling fuori dal ghiaccio. Una volta che entrano in pista ci mettono professionalità e danno tutto per la squadra. Alcune sentono di più la tensione nella gara individuale, ma quando giocano di squadra sono capaci di buttarsi nella mischia con l’aiuto delle altre”.

La loro capacità di fare squadra quando si manifesta?
“Si vede poco prima della gara: succede tutto in pista. Quando ci entrano sanno sostenersi a vicenda”.

Parentesi Arianna Fontana: nei 500 m ha vinto l’oro, nei 1500 ha ceduto alla fine… i 1000 m possono essere la distanza giusta per pensare a un altro risultato importante?
“Per Arianna tutte le distanze sono giuste. Può essere la distanza giusta, ma può essere anche molto competitiva perché un’atleta forte che magari non parte bene e fa fatica nei 500 m comunque può lottare nei 1000 m. Le possibilità ci sono e, come sempre, sarà necessario curare la giornata di domani per assicurare ad Arianna il pieno recupero e andare avanti turno dopo turno, giro dopo giro. Come sempre”.

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