Nove arresti: cinque atleti, tre allenatori ed un medico. Questo è il bilancio del caso doping, ai Mondiali di Sci Nordico di Seefeld (Aus), che sta facendo discutere l’opinione pubblica ed il mondo dello sport in particolare.
DOPING… ANCORA UNA VOLTA
Era il 2006 quando l’Italia, ancora non cosciente della futura vincita dei Mondiali di calcio, si apprestava ad ospitare le Olimpiadi, in quel di Torino. Come sempre, serve qualcosa, in una manifestazione così importante, per far parlare i servizi d’informazione. Servono notizie, servono scandali. Serve doping. E la manna scese dal cielo. Negli occhi di tutti gli appassionati, le immagini dei carabinieri, volti a setacciare i ritiri delle nazionali presenti, sono ben impresse.
Ma veniamo ai giorni nostri.
Sono in corso, a Seefeld (Aus), i Mondiali 2019 di Sci Nordico. Gli atleti di sci di fondo, salto con gli sci e combinata nordica sono chiamati a tentare l’impresa di diventare campioni del Mondo. Si dovrebbe parlare di questo, di cronaca sportiva, di grandi prestazioni atletiche da parte di questi specialisti.
Ma così non è.
La notizia sta rimbalzando su tutti i più importanti siti di settore, e non solo: gli agenti della polizia giudiziaria austriaca hanno preso di mira i ritiri di Estonia, Kazakistan e della stessa Austria. Lo scenario che si passerà a descrivere è pressoché imbarazzante. Sono nove, in totale, gli arrestati all’interno di quest’inchiesta tra cui un medico, tre allenatori e cinque atleti, uno di questi, giusto per cadere ancora di più nel ridicolo, è stato colto con le mani nel sacco mentre cercava di ripulirsi il sangue, chiaramente sotto effetto di sostanze dopanti, attraverso un autoemotrasfusione.
Mancanza di rispetto verso se stessi e gli altri atleti, follia totale nell’anche solo pensare di riuscire a doparsi ad un Mondiale, nel 2019, e chiara pericolosità del gesto. Non credo servano ulteriori commenti.
DI MALE IN PEGGIO
In effetti, ci si poteva aspettare che qualcosa non andasse. I primi segnali erano giunti già dalla 15 km maschile di ieri, nella quale gli atleti coinvolti, i due estoni Karel Tammjarv ed Andreas Veerpalu, 24enne figlio del leggendario Andrus, bi-campione olimpico, il kazako Alexey Poltoranin ed i due austriaci Max Hauke e Dominik Baldauf, non si erano presentati alla partenza. Motivazione? Nessuna. Semplici assenti ingiustificati.
La motivazione, invece, c’era eccome.
Quest’operazione anti-doping, definita Operation Anderlass, sta prendendo sempre più piede e la polizia austriaca, coadiuvata dagli agenti tedeschi, stanno lavorando per poter smontare quella che sembra una vera e propria organizzazione criminale, con sede in Germania, da qui la simbiosi tra le due forze dell’ordine.
Oltre alla magistratura, un nome su tutti andrebbe ringraziato per aver smascherato quest’organizzazione a delinquere: si tratta di Hajo Seppelt, giornalista tedesco, membro di una task force giornalistica anti-doping. Lo stesso Seppelt ha dato luce all’inchiesta sul caso di doping di stato in Russia nel 2015.
Sport messo da parte per dare spazio alla cronaca. Sembra tutto ciclico e nella storia tutto torna e ritorna. Si riuscirà, un giorno, a dare voce solo all’ambito sportivo?
Ai posteri l’ardua sentenza.
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