La prima giornata delle Olimpiadi ci regala subito la prova su strada del ciclismo, con quasi 5mila metri di dislivello. Ecco come si sono comportati gli azzurri, nella gara che assegna (oltre alle medaglie) il casco d’oro per il prossimo quadriennio.

OLIMPIADI TOKYO 2020: IL PERCORSO DEL CICLISMO SU STRADA

Tremendo il caldo (temperature intorno a 40°, coi corridori che continuano a bere e idratarsi), potenzialmente tremendo il percorso. Le Olimpiadi di Tokyo 2020 vivono la prova su strada del ciclismo, con un percorso strutturato nella zona del Monte Fuji e da scalatori/passisti che se la cavano in salita. 235km con asperità continue e un totale di 13 salite e/o strappi, con vari punti chiave e quasi 5mila metri di dislivello: dopo lo start, gli atleti affrontano 40km totalmente pianeggianti fino alla salita verso Doushi Road (4.3km al 6.1%), leggera discesa e si sale verso Kagosaka Pass (2.2km al 4.6%), per poi scendere ancora e risalire sul Monte Fuji, dopo 15km al 6% di media e punte al 10%. I corridori verranno messi subito alla prova, ma il momento decisivo sarà Mikuni Pass, coi suoi 6.5km al 10.6% e punte al 22%: si scende e risale verso l’agevole Kagosaka Pass, e poi 21km di discesa e/o falsopiano verso il circuito del Fuji, ex pista di F1 che ci fece assistere all’epilogo del duello tra Lauda e Hunt raccontato in “Rush”. L’Italia schiera Bettiol, Damiano Caruso, Ciccone, Moscon e Nibali, ma sono tantissimi i corridori che possono puntare all’oro, con gli sloveni Pogacar e Roglic che fanno paura.

OLIMPIADI TOKYO 2020, LE PRIME FASI: LA FUGA VOLA A 20′, POI INIZIA L’INSEGUIMENTO

Pronti-via, e scatta subito una fuga che non sembra avanzare molte pretese sulla vittoria finale. All’attacco Dlamini (Sudafrica), Kukrle (Rep. Ceca), Grosu (Romania), Juraj Sagan (Slovacchia), Tzortzakis (Grecia), Daumont (Burkina Faso), Aular (Venezuela) e Asadov (Azerbaijan). Il gruppo procede a passo d’uomo, quindi l’attacco sfiora i dieci minuti di margine: van Avermaet si porta in testa a tirare per il Belgio col supporto del giovane De Lange (Namibia), ma Evenepoel e van Aert lo invitano a fermarsi. Il plotone si rialza, e la fuga vola a 20′ di vantaggio: nel mezzo c’è De Lange, staccato di 17′ dai fuggitivi. Tratnik e di nuovo van Avermaet tirano il gruppo, ma non c’è un reale guadagno, con la fuga che inizia a sfaldarsi sul Fuji: cadono rovinosamente Geoghehan Hart e Thomas (che si ritirerà), confermando la sfortuna del gallese, e nel mentre prosegue lo stallo. A 130km dall’arrivo, il margine è di 15’51”: in testa Aular, Dlamini, Grosu, Kukrle e Juraj Sagan che proseguono nel loro strepitoso lavoro, col gruppo che tenterà il tutto per tutto sul Fuji e su Mikuni Pass. Tratnik fa un ritmo regolare, ma elevato: il suo passo fa selezione, il caldo pensa al resto e mette in pericolo vari corridori. Il vantaggio scende a 9′ nella prima metà del Fuji, poi la fiammata di Giulio Ciccone, con annesso cambio di ritmo, fa vittime illustri: si staccano tra gli altri Cavagna e Valverde, con la fuga che scollina con 5’22” sul gruppo. Dopo la picchiata, la corsa si avvicina al temutissimo Mikuni Pass, dove tutti vogliono attaccare.

OLIMPIADI TOKYO 2020, CICLISMO: LE FASI DECISIVE

La prova olimpica si incendia, a dire il vero, ben prima del Mikuni Pass e nel tratto all’interno del circuito del Monte Fuji. Scatti e controscatti nel gruppo: ci prova Ciccone, poi parte Damiano Caruso con Benoot, e in seguito il siciliano ci riprova con Kelderman e Vansevenant che non collabora. Il terzetto viene raggiunto, e ai -52.5km parte Remco Evenepoel con uno scatto secco: lo inseguono Nibali e Dunbar, ma Francia e Danimarca guidano un furibondo inseguimento e il trio viene ripreso. E con lui la fuga, con Aular e Kukrle che cedono ai -48km. Sul Mikuni Pass, esplode ufficialmente la corsa: si staccano Nibali, Ciccone, Valverde (era rientrato), Asgreen, Quintana, Dumoulin, Evenepoel e Roglic. E poi scatta Tadej Pogacar: lo raggiungono Woods e McNulty, rientrano col passo Bettiol, Carapaz e Kwiatkowski. In seguito, dopo un momento di stallo tra i sei all’attacco, torna sotto van Aert con Mollema, Gaudu e Fuglsang: rientro anche per Schachmann, Uran e Adam Yates. Nel tratto di falsopiano e continui saliscendi, ci provano in tanti: Fuglsang viene ripreso, Carapaz e McNulty invece effettuano la classica “fagianata”. I due guadagnano 25”, che poi diventano 35” ai -17km: l’oro sembra essere una questione tra USA ed Ecuador, anche perchè il gruppetto dei big non trova un reale accordo. Si arrende ai crampi Bettiol, proprio sul bello e quando van Aert tenta di riportare sotto il gruppo: in 2km il distacco scende da 51” a 15”, per poi risalire. L’azione decisiva è di Richard Carapaz, che stacca McNulty e si prende un meritatissimo oro scattando sullo strappo al 10% presente nel circuito del Monte Fuji. Oro a Carapaz, che diventa il primo sudamericano a vincere la gara olimpica del ciclismo in venti edizioni: argento a van Aert, che beffa Pogacar (bronzo) allo sprint e regola gli altri big. Bettiol e Moscon arrivano a due minuti e mezzo, con tanto rammarico per i colori azzurri e per la sfortuna che ha colpito il corridore dell’EF-Education First…

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Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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