Un grande evento per far crescere la cultura sportiva paralimpica: il ”Festival della cultura paralimpica”, ospitato da Roma dal 20 al 23 novembre, è stato questo e molto altro. Il bilancio dell’evento.

Sergio Mattarella abbraccia Bebe Vio

FESTIVAL DELLA CULTURA PARALIMPICA: ROMA HA OSPITATO UN EVENTO DI PORTATA MONDIALE

La cornice è quella delle grandi occasioni, l’evento anche. Roma, per quattro giorni (20-23 novembre), è stata la capitale dello sport paralimpico e del mondo ”senza barriere”: la Capitale ha infatti ospitato il primo Festival della cultura paralimpica, un evento di portata mondiale, che aveva come primo obiettivo quello di cambiare definitivamente la percezione della disabilità in Italia. L’evento è stato ospitato dalla stazione di Roma Tiburtina, in uno spazio allestito ad hoc nell’area vicino al binario 16: un’area che racchiude storie di uomini e donne che sono riusciti a trasformare la propria disabilità in una nuova opportunità, e che hanno saputo lottare contro ogni difficoltà. Lo spazio allestito a Roma Tiburtina mostra le foto dei grandi campioni paralimpici, ma anche le attrezzatura sportive che li hanno resi celebri: all’evento hanno presenziato centinaia di atleti, accompagnati dallo slogan ”Disabilità in movimento” e volenterosi di farsi conoscere e raccontare le proprie storie.

Dal dottor Marco Dolfin, che tutti conosciamo come ottimo nuotatore paralimpico (è paraplegico dopo la frattura della vertebra T12 in un incidente in moto), ma lavora all’ospedale San Giovanni Bosco di Torino come ortopedico e traumatologo, e opera in piedi su una carrozzina elettronica verticalizzabile, agli altri volti noti dello sport paralimpico. Hanno presenziato all’evento Bebe Vio, Oney Tapia, Monica Contraffatto e Martina Caironi, Oscar De Pellegrin, Luca Mazzone, Annalisa Minetti e Nicole Orlando, e non sono mancati gli eventi: incontri coi grandi campioni, presentazioni di libri e/o spettacoli teatrali (si è parlato molto di ”Up&Down, documentario di Paolo Ruffini), e l’annuncio che il lemma ”paralimpico” entrerà nella Treccani e farà ufficialmente parte del lessico italiano. Perchè il linguaggio sportivo è universale, e anche grazie allo sport la percezione della disabilità è cambiata parecchio in Italia, e cambierà ancora. All’evento hanno presenziato anche personalità del mondo della politica, su tutte il Presidente Sergio Mattarella.

Il programma del Festival della cultura paralimpica

FESTIVAL DELLA CULTURA PARALIMPICA: IL BILANCIO DI MATTARELLA E PANCALLI

Sergio Mattarella ha sempre avuto a cuore il mondo paralimpico, e l’ha ribadito nel discorso di chiusura della quattro giorni del Festival romano: ”Un anno fa, inaugurando il centro Tre Fontane, dissi che il movimento paralimpico era diventato adulto. Ora dico che è maturato nuovamente, e che sa rimanere giovane, senza invecchiare. Grazie a tutti per queste giornate emozionanti e significative. Lo sport paralimpico è una testimonianza positiva del progresso del paese: rispetto al passato abbiamo cancellato barriere, ostacoli e pregiudizi e questo si nota anche in questo Festival, che registra miglioramenti, soddisfazioni e medaglie, ma non dobbiamo accontentarci. Siete l’avanguardia di un movimento sociale nel nostro Paese, che grazie al movimento paralimpico e allo sport vede finalmente la disabilità con occhi diversi”. 

Soddisfatto anche Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paralimpico: ”Ne è passato di tempo dalle prime immagini in bianco e nero ai colori vividi di oggi. Il cambiamento semantico da ”paralitico” a ”paralimpico” è il maggior indizio del cambiamento della società civile, la consapevolezza di ciò che ciascuno dei nostri ragazzi rappresenta. Abbiamo voluto creare il Festival della cultura paralimpica perchè siamo fermamente convinti che lo sport è cultura, e che il nostro Paese sia pronto e cambiato: ormai le nostre politiche sportive sono un pezzo di welfare nel Paese. La stazione Tiburtina non è solo un luogo di arrivi e partenze, ma anche la tappa di un grande viaggio: il viaggio che stiamo compiendo per difendere il diritto allo sport per ogni persona con disabilità. Pezzettino dopo pezzettino stiamo contribuendo a costruire un Paese più democratico, equo e civile: i nostri campioni regalano rispetto alle persone disabili, sono agitatori di coscienze”.

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Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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