La leggenda di Eugenio Monti: il bobbista italiano è la stella più luminosa del panorama azzurro, capace di vincere 9 mondiali e sei medaglie olimpiche. Campione di sportività, nel 1964 gli venne assegnato il premio Pierre de Coubertin. Nel nostro articolo ripercorriamo tutta la sua storia.
DA PROMESSA DELLO SCI AL BOB
Il nome di Eugenio Monti è legato senza dubbio alla disciplina del bob. Ma da ragazzino, la futura stella del bob era una promessa dello sci: nel 1949 si laureò campione italiano di slalom gigante e un anno dopo ottenne il massimo riconoscimento nazionale persino nello slalom gigante speciale, distinguendosi anche nella discesa libera, piazzandosi al secondo posto alle spalle di James Coutette. Ma il destino per lui aveva previsto un’altra storia e, il 23 dicembre del 1951, a soli vent’anni, Monti, soprannominato “Rosso Volante” da Gianni Brera (in riferimento al colore dei suoi capelli), si ruppe il legamento crociato e l’anno seguente un altro incidente lo costrinse a ritirarsi dall’attività agonistica. Così, nel 1954, decise di dedicarsi totalmente al bob.
I SUCCESSI NEL BOB E L’ASSEGNAZIONE DEL PREMIO DE COUBERTEIN
Approdato al bob, ben presto divenne l’atleta di punta degli azzurri: alle Olimpiadi di Cortina 1956, infatti, il bobbista di Dobbiaco conquistò due medaglie d’argento (una nel bob a due in coppia con Renzo Alverà) e l’altra nel bob a quattro (la formazione era composta, oltre che da Monti e Alverà, da Ulrico Girardi e Renato Mocellini).
Nel 1964, a Innsbruck, il Rosso Volante fece suoi due bronzi (nel bob a due in coppia con Sergio Siorpaes e in quello a quattro con Gildo e Sergio Siorpaes e Benito Rigoni) e, quattro anni dopo, a Grenoble, fece l’en plein salendo per ben due volte sul gradino più alto del podio olimpico (con Luciano de Paolis nel bob a due e nel quattro con de Paolis, Mario Armano e Roberto Zandonella).
Ma il bobbista italiano fu anche un campione di sportività e, dopo un episodio accaduto ai Giochi austriaci del 1964, divenne il primo atleta della storia a ricevere la medaglia Pierre de Coubertein. In Austria, infatti, Monti fu protagonista di un episodio di grande solidarietà: all’equipaggio britannico, composto da Tony Nash e Robert Dixon, si era guastato un bullone e l’atleta trentino decise di prestarne uno che era in dotazione alla truppa italiana. A fine gara furono proprio gli inglesi ad aggiudicarsi l’oro, mentre il bob italiano concluse al terzo posto. L’italiano non si pentì mai di quel gesto, consegnando alla memoria sportiva, una frase bellissima, che riassume il valore dello sport al di là delle vittorie: “Nash non ha vinto perché gli ho dato il bullone. Ha vinto perché è andato più veloce”. Monti si spense il 1 dicembre del 2003 a Belluno, all’età di 75 anni.