Manca poco all’inizio dell’edizione del Giro d’Italia numero 100. Andiamo a ripercorrere insieme i momenti più intensi e significativi della corsa rosa.

Mario Cipollini esulta dopo aver conquistato la 42esima vittoria al Giro (fonte sport.leonardo.it)

IL SIGNORE DELLE VOLATE

Gli ultimi 300 metri sono il mio regno. Nessuno può battermi su quella distanza apparentemente insignificante, ma terribilmente importante al termine di più di 150 km. Mi chiamano il Re Leone. È un soprannome che mi descrive quando il gruppo si gioca la vittoria allo sprint. Centinaia di pedalate al minuto, un’intensità notevole, un’energia pazzesca sprigionata in pochi metri. E spesso vinco io, Mario Cipollini. È successo sulle strade del Giro d’Italia, del Tour de France e della Vuelta di Spagna. Addirittura mi sono imposto persino sulle strade del Belgio, alla Gand-Wevelgem. E nel 2002 ho realizzato una doppietta coi fiocchi: Milano-Sanremo e Mondiale a Lisbona. Sempre in volata, contro gli avversari e quella brezza proveniente dal mare vicino. Un po’ come mi accade mentre mi alleno tra Viareggio e Forte dei Marmi, quando non corro e voglio stare vicino alla mia Lucca.

LA CRISI

Guarda che spettacolo questa maglia iridata! Al Giro 2003 non si può fallire. C’è da superare un record leggendario, quello di vittorie al Giro appartenente ad Alfredo Binda. Lui ne ha conquistate 41, un’infinità, considerando il ciclismo dell’epoca. Io, comunque, sono veramente ad un soffio: 40 centri nella corsa rosa. Posso farcela. Il percorso pare fatto su misura per uno sprinter come me. Ci sono almeno 5 tappe pianeggianti nella prima settimana. Si comincia a Lecce, il 10 maggio. La prima frazione scivola via secondo il classico canovaccio. Già sento lo speaker che scandisce il mio nome. Eppure pedala bene anche uno spezzino veramente talentuoso: si chiama Alessandro Petacchi. Ha sette anni in meno di me, io sono un classe 1967, lui è del 1974. Arriviamo verso il traguardo. Piazzo la mia solita stoccata, sono convinto di farcela anche stavolta. No, non ci credo. Ha vinto lui, lo spezzino. Io, Mario Cipollini, il Re Leone, sono stato beffato sul mio terreno preferito. Roba da non credere. Smaltisco la delusione. Ci saranno altre occasioni per rifarsi. Ed invece, più passa il tempo, più mi sembra che quello là, lo spezzino della Fassa Bortolo vada veramente forte, fortissimo. Addirittura mi sembra migliore. È la prima volta che mi capita di sentirmi così. Quel Petacchi è in rosa per una settimana. L’unico che pare tenergli testa è l’australiano Robbie McEwen, ma è solo un fuoco di paglia. Ale-Jet, come si fa chiamare lui, è in stato di grazia. Gli riesce tutto. Mi batte in volata nuovamente a Catania. Lui sembra il vero Re Leone. Io mi sento in crisi. Altroché record di Binda, questo qui non mi lascia nemmeno le briciole.

IL RISCATTO

Iniziano i dubbi: ce la farò a 36 anni suonati a vincere ancora? Intanto, quello là non si ferma. Vince anche ad Avezzano. È immarcabile. Dai, riproviamoci. In fondo, ora arrivano due tappe con traguardi nella mia Toscana. C’è la Rieti-Arezzo. La gara segue il solito spartito. La mia squadra lavora benissimo. I miei compagni mi tengono nella prima parte del gruppo, al riparo da possibili cadute nel finale. Arriva l’ultimo chilometro. Lo affrontiamo a tutta velocità. Il mio treno umano viaggia spedito, senza intoppi. Mi preoccupano i due grandi rivali che mi stanno studiando per battermi di nuovo: la Maglia Rosa Petacchi e l’australiano McEwen. Chi temere di più tra i due? Lo spezzino è un missile nel finale, ma l’aussie è pericoloso perché non si scopre mai, se non negli ultimi metri, e, quando te ne accorgi, è già tardi. Non c’è tempo per pensare troppo. Lo sprint è lanciato. Trecento, duecento, cento metri. Cinquanta, venticinque, dieci. Ho vinto! Ho battuto Robbie ed Ale-Jet. Sono come Binda, 40 successi a testa al Giro.

IL RECORD

“Mario Cipollini per il sorpasso alla storia”. Non si parla d’altro qui ad Arezzo. Mi concentro verso l’obiettivo, il traguardo di Montecatini Terme. Riproviamoci. Sempre stesso copione: fuga controllata e ripresa. Restiamo in testa al gruppo. È una delle ultime tappe fatte su misura per me e gli altri velocisti. La mia Domina Vacanze è perfetta. I compagni mi scortano verso il traguardo. Ultimi duecento metri con una leggera curva verso sinistra che immette sul traguardo. Parto lì, con un’accelerazione delle mie. Petacchi non è a ruota, ma c’è McEwen. L’australiano non si stacca mai, continua a resistere tenace. Lui, poi, ha sempre quel guizzo atipico nel finale, che sorprende gli avversari. Devo tenerlo presente. Ultimi dieci metri. Dai Mario, non farti beffare! Tengo duro e sprinto ancora di più. Taglio il traguardo e controllo il tabellone dell’arrivo. Ce l’ho fatta! Ho battuto McEwen ed il record di Binda. Sono nella leggenda del Giro d’Italia!

 

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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