Giuliano Razzoli ha regalato il primo oro nello slalom maschile alle Olimpiadi dai tempi di Tomba, rendendo felici tutti i suoi tifosi. Ma chi piĂą di tutti ha esultato a Vancouver 2010 è stato proprio l’ex campione.
Nel febbraio del 1988, Giuliano Razzoli aveva appena quattro anni e aveva da poco iniziato a sciare. Durante la XV edizione dei Giochi olimpici invernali di Calgary in Canada, Alberto Tomba (che all’epoca interrompeva addirittura l’intoccabile Festival di Sanremo quando scendeva in pista) vinceva la medaglia d’oro nello slalom gigante e speciale. Sarebbe stata l’ultima volta: per rivedere un azzurro sul gradino piĂą alto del podio nello slalom, infatti, si sarebbero dovuti attendere ventidue anni e il talento dell’atleta proveniente dall’Appennino reggiano.
Giuliano Razzoli e l’oro di Vancouver
Nel febbraio del 2010, Alberto Tomba ha poco piĂą di quarantatrĂ© anni. Sta con il cellulare in mano nonostante il freddo del Canada, piĂą precisamente di Vancouver. Deve inviare un sms: “Vai, feroce e veloce”, digita l’ex campione sul telefonino. Il suo messaggio è diretto a Giuliano Razzoli, che in quel momento ha appena terminato la prima manche al comando, come racconta l’inviato del Corriere della Sera Germano Antonucci.Â
Il tifo di Tomba per Razzoli è quello di tutti gli appassionati di sci italiani. La seconda manche è tiratissima, gli avversari dell’azzurro sono campioni abituati a surclassare tutti, a recuperare manciate di centesimi come fosse nulla. Ivica Kostelić, in particolare, non è uno che fa dormire sogni tranquilli. Ma il grande campione croato deve accontentarsi dell’argento e di chiudere a sedici centesimi da Giuliano Razzoli.
Alle loro spalle si piazza lo svedese Andre Myhrer, piĂą staccato e mai così pericoloso come il suo collega proveniente dalla ex Yugoslavia. Niente da fare, invece, per il sogno doppietta: Manfredo Moelgg, l’altro azzurro in pista, non riesce ad avvicinarsi alle posizioni che valgono la medaglia. Ma il risultato di Razzoli è sufficiente a far finire lo sci sui titoli di quotidiani e telegiornali.
Il passaggio di testimone: da Calgary a Vancouver, da Tomba a Razzoli
Il collegamento tra quanto compiuto Razzoli e il risultato ottenuto da Tomba oltre vent’anni prima è immediato. Ma sono gli stessi protagonisti della storia a passarsi, metaforicamente, il testimone.
Finita la gara, infatti, la gioia per il giovane neo campione olimpico è intrattenibile e lo stesso vale per il “grande vecchio”, che lo aspetta in fondo alla pista: “Devo ringraziare Alberto Tomba che mi ha incitato e che mi fa piacere aver fatto piangere”, commenta Giuliano Razzoli a caldo.Â
Da Calgary a Vancouver ci vogliono circa dieci ore in auto. Oppure, in alcuni casi, ventidue anni sugli sci.Â
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