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Livio Berruti, medaglia d’oro nei 200 metri a Roma 1960 FONTE it.wikipedia.org

Correva con gli occhiali, ma per battere i record ci vedeva benissimo. Nell’Italia del “boom economico”, nella cornice di Roma che ospita la prima e finora unica manifestazione olimpica della nostra storia, a fare notizia è un ventunenne studente di chimica. Un successo che vale la pena rileggere in La vita e altri giochi di squadra (2010), una raccolta degli scritti principali del giornalista Candido Cannavò, scomparso nel 2009 e testimone autorevole di quella storica giornata olimpica dell’estate del ’60.

“No, non era tifo, presunzione e ottimismo: noi Berruti lo vedevamo sul podio sin da ieri sera. Dopo le due prime frenetiche volate sui 200 metri […] Ora che Livio Berruti ha stracciato davanti ai nostri occhi i più veloci del mondo, ci sembra di aver previsto qualcosa di ovvio, inevitabile, qualcosa scritto nel libro del destino”.

Un successo che sa di rivelazione: “Livio Berruti s’è mostrato oggi agli occhi di tutto il mondo come uno dei più grandi velocisti che mai la Natura abbia prodotto. Ha eguagliato due volte nel giro di un’ora il record mondiale dei 200 metri: un’impresa del genere non è mai riuscita a nessuno”. E tutto è avvenuto in un lasso di tempo clamorosamente breve: Dalla semifinale alla finale è trascorsa esattamente un’ora e quindici minuti”.

Un trionfo che molti davano già per fatto: “Gli stranieri non avevano dubbi […] «Berruti ha già vinto» dicevano tutti «ha già battuto in semifinale i suoi avversari più pericolosi. Ora aspetta solo di ripetere la prova» […] Ma la storia di una gara di velocità può anche essere scritta sulla sabbia: difficile ritrovarne le tracce. E Berruti […] non stava molto bene di salute. Il record del mondo già eguagliato in semifinale poteva anche averlo stroncato”.

Eppure è bastato chiudere gli occhi, sentire uno sparo, schiudere le palpebre per ritrovare Berruti lanciato in curva: “C’era da tenere gli occhi spalancati per non perdere nulla di quel meraviglioso spettacolo, per vivere attimo per attimo l’avventura trionfale di questo ragazzo di casa nostra attorno al quale ciondolavano […] quattro atleti negri sui quali la fantasia popolare ha eretto leggende di imbattibilità”.

Un successo che nessuno dei nostri velocisti aveva mai ottenuto alle Olimpiadi: “Settant’anni di attesa non sono stati vani, Livio Berruti è balzato sul trono del vincitore con tutti gli onori”.

E l’impresa sui 200 m di Berruti vince il paragone con quella compiuta dal tedesco Armin Hary sui 100 m: “Perché Hary ha vinto solo contro gli avversari, non contro il tempo. Berruti, invece, ha incastonato tre gemme sul suo trionfo: un record mondiale, un record europeo, un successo strepitoso e diretto contro i campioni che il record mondiale detenevano […] Radford, Johnson e Norton avevano ottenuto il loro record in paciose riunioni, gareggiando in assoluta distensione psicofisica. Tutti possono essere dei grandi parlatori chiusi in una camera e guardandosi allo specchio: davanti a una platea, poi, non si trovano le parole, ci si impappina”. Il record di Berruti vale il doppio proprio perché è legato a una vittoria olimpica, perché è stato ottenuto due volte nel giro di un’ora.

Un successo tutto italiano che però tira in ballo anche le affermazioni tedesche: “Ma quando l’azzurro ha tagliato il traguardo, il grande stadio è esploso lo stesso […] com’era esploso quando Hary fece la prima breccia nel granitico muro dei velocisti americani. Un campione della statura di Hary e di Berruti non appartiene né alla Germania, né all’Italia, ma al mondo intero, anzi, alla stessa Natura”. Italiani e tedeschi, ancora loro. Una quindicina di anni dopo essere fragorosamente caduti, nel 1960 si rialzano e mettono la freccia. Lo stanno facendo bene le loro economie, lo stanno facendo alla grande i loro atleti.

gazzetta dello sport

La prima pagina de “La Gazzetta Sportiva” che celebra l’impresa di Livio Berruti

Simone Lo Giudice
Dietro un'atleta c'è sempre una storia... Qui per raccontarvi calcio, tennis e molto altro.

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