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Una sorridente Valeria Straneo in corsa verso… Rio?

Vivere gli anni migliori della tua vita di atleta quando hai già superato i 35 anni di età non è impossibile. La prova si chiama Valeria Straneo.

La maratoneta di Alessandria, che ad aprile compirà quarant’anni, ha ottenuto un argento mondiale e un oro ai Giochi del Mediterraneo nel 2013 e un argento europeo nel 2014.

Ma il ricordo sportivo più bello non può non essere l’Olimpiade di Londra del 2012, dove arrivò settima. Ora però, come prossimo regalo di compleanno, Valeria vuole Rio de Janeiro.

E dire che una disfunzione genetica avrebbe potuto pregiudicarle tutta la carriera…

Ecco cosa ci ha raccontato l’atleta nella nostra intervista esclusiva.

      Se ti dico “Olimpiadi” qual è la prima cosa che ti viene in mente?

      La prima cosa che mi viene in mente sono le Olimpiadi del mio palazzo quando avevo 10 anni, organizzate da mia sorella. E facevo tutte le specialità! Ma se parliamo di Olimpiadi “vere” non posso non pensare a Londra 2012, le mie prime. L’avvicinamento è stato bellissimo perché è stato un periodo in cui ho fatto miglioramenti grandissimi e dove ho ottenuto traguardi inaspettati, grazie anche all’aiuto delle persone che mi sono state vicino. Ho quindi bellissimi ricordi sia prima che durante l’evento.

      Quali ricordi hai di Londra 2012? Hai anche qualche rimpianto per l’ottavo posto o solo ricordi bellissimi?

      Ho appena scoperto di essere arrivata settima perché hanno squalificato un’atleta per doping davanti a me! Nonostante questo piazzamento non sono stata del tutto contenta perché gli ultimi 10 km ho avuto problemi intestinali che mi hanno condizionata. Alla fine, quando finalmente sono arrivata, non sono nemmeno riuscita a fare le interviste perché stavo davvero male. Il mio rimpianto è stato quindi quello di non esprimere al 100% il mio stato di forma perché avrei potuto fare qualcosina di più, anche se probabilmente al podio non ci sarei arrivata.

      Com’è la vita all’interno del villaggio olimpico?

      Senti che è un evento molto grande. È bello perché vedi i grandi campioni e i tuoi miti proprio di fronte a te e non ti sembra vero di essere lì con loro. Ti senti parte di un tutt’uno e anche molto felice di avere l’opportunità di essere lì. È una enorme soddisfazione.

      Con quale spirito e quali ambizioni ti stai avvicinando a Rio?

      Per Rio ho già il via libera della Federazione Italiana. Avendo però avuto diversi infortuni durante tutto il 2015 non ho potuto correre nemmeno una maratona. Mi sono saltati anche i mondiali di Pechino! Per questo la Federazione Internazionale mi chiede di fare almeno una maratona prima delle Olimpiadi con un minimo di 2 ore e 45 minuti che, sulla carta, è una cavolata per me. Devo quindi velocizzare il mio recupero per fare la maratona di Nagoya, in Giappone, a marzo. Dopo la corsa spero proprio di ottenere il pass per Rio!

      Considerato l’argento mondiale e l’oro ai Giochi del Mediterraneo, pensi che il 2013 sia stato l’anno migliore della tua carriera?

      Penso di sì, però anche il 2012, con il superamento del record italiano di specialità, è stato un anno molto fruttuoso. Anche il 2014, con l’argento europeo, è stato positivo. A fine anno però ero davvero esaurita sotto tutti i punti di vista. Avevo poca voglia di allenarmi e far fatica. E proprio per questo il 2015 è stato un anno molto difficile. Ora però la voglia è tornata!

      E dire che un grave problema alla milza nel 2010 avrebbe potuto tranquillamente interrompere la tua carriera agonistica…

      Io ho una disfunzione genetica dalla nascita che si chiama sferocitosi. In questi casi, l’unica cosa che può migliorare la tua condizione è la rimozione della milza. È questo che mi ha dato tanto dal punto di vista atletico. Il mio problema era che la milza distruggeva tutti i globuli rossi e quindi ero in perenne anemia e sempre stanca. E senza milza si può vivere lo stesso!

      Quando ti sei ripresa hai affermato di voler riprendere a correre solo per divertimento. Cosa ti ha fatto cambiare idea dando così il via al periodo migliore della tua carriera?

      Io ero stata davvero male e non avevo più voglia di fare tutta questa fatica, considerando che all’epoca lavoravo in un asilo nido e avevo i bambini piccoli. Nonostante questo mi ero incaponita di voler fare la maratona e l’amore per la corsa mi ha fatto superare tutte le difficoltà. Dopo l’operazione, nel 2010 mi han chiesto di fare una corsa su strada a Pordenone. Io sono andata là senza allenamento e con poca fiducia, ma il clima gara mi ha fatto ritornare la voglia di correre le maratone. Ho seguito un programma d’allenamento e poi inaspettatamente ho chiuso una mezza maratona con il mio record personale, pur senza allenarmi in modo intenso. Questa cosa mi ha galvanizzato un sacco! È stato un periodo bellissimo: ottenevo grandi risultati con il minimo sforzo.

      Continuerai a correre dopo Rio?

      Perché no! Compirò 40 anni ad aprile e come regalo voglio andare alle Olimpiadi. E dopo dipenderà dal fisico. Non mi pongo limiti, anche se certamente arriveranno con il tempo. Bisogna capire se sarà questione di mesi o di anni. Non so ancora se mi piacerebbe allenare, ma di sicuro vorrei stare ancora a contatto con il mondo dell’atletica.

      Il giorno più bello e il giorno più brutta della tua vita da maratoneta.

      Il più bello continua a essere quello dell’argento mondiale a Mosca, proprio perché è stato completamente inaspettato. Ho fatto una gara in cui sono stata prima fino al quarantesimo chilometro. Sarei stata soddisfatta anche se fossi stata decima perché ho dato veramente il massimo. Come periodo più brutto metto tutto il 2015. Sono stata ferma 4 mesi a causa del mio bicipite femorale. Subito dopo ho avuto un problema di fascite plantare che mi è durato sei mesi. Riprendere è stata durissima.

      Qual è il tuo allenamento tipo?

      Più che l’allenamento ti posso dire la settimana tipo. Faccio 2 allenamenti al giorno e, oltre a questo, ci metto in mezzo altri 2 o 3 allenamenti con un carico maggiore per il fisico come le ripetute, i 3000, i 4000 e altro ancora. Di solito comunque al mattino si fa sempre il lavoro più duro e poi al pomeriggio si fa una sgambata. In media sono 160-180 km a settimana che durante i raduni diventano anche 200. Al momento ne sto facendo 100 perché devo ancora riprendermi del tutto. L’importante è comunque non fermarsi più fino alle Olimpiadi!

      Che idea ti sei fatta sulla serie di deferimenti scattata nei confronti di molti atleti italiani in seguito ai presunti casi di doping?

      Io quando è scoppiata la questione ero in raduno con 2-3 ragazzi deferiti. C’è stato un mix di sorpresa, amarezza e delusione. La verità è che non c’è stato alcun caso di doping, a dispetto di alcuni titoloni sensazionalistici che ho visto su vari giornali. La verità è che ci sono stati problemi legati alla ricezione dei cosiddetti “Whereabout”, cioè della nostra reperibilità. Sicuramente qualcosa non ha funzionato al Coni o alla Fidal, con fax inceppati e cose che non sono arrivate. Se il fax non veniva ricevuto entro 14 giorni, loro avrebbero dovuto farti un’ammonizione, cosa che nessuna dei 26 atleti deferiti ha ricevuto. Un atleta pensa di essere nel giusto, ma dopo 3 anni scopre di aver ricevuto 3 ammonizioni e quindi di essere passibile di squalifica da parte della procura antidoping per due anni. Io sono sicura che per il 90% dei ragazzi si tratta di un problema nato da chi doveva vigilare sulla questione. Poi ovviamente non so se su questa cosa qualcuno ci abbia anche marciato sopra, però quelli che conosco sono sicuramente puliti. Il problema è stato tutto burocratico. Mi auguro che tutto finisca in una bolla di sapone, ma di fatto siamo stati scambiati con un altro caso Russia e non è assolutamente così. Nessuno ha assunto sostanze dopanti. Purtroppo però la gente all’estero ha recepito la cosa in modo sbagliato e quindi, per noi, si tratta di un enorme danno di immagine.

Luca Lovelli
Giornalista e conduttore televisivo. Fondatore e direttore responsabile di Azzurri di Gloria. Amo viaggiare, con la mente e con il corpo.

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