È il 13 settembre 2008 e Fabio Triboli, alla volata dell’arrivo della corsa su pista paraciclistica, è primo. Se il tempo fosse scandibile attraverso minuti, secondi e ore, e non attraverso momenti e attimi, quella sarebbe una semplice gara, una normale corsa con un arrivo qualunque. Ma quello di Fabio è un percorso, ovvero non ha un inizio e non ha una fine: è una storia.
Fabio ha cinque anni, è di Lecco, va in bici e a scuola come tutti i bambini della sua età; ma la sua vita è differente. Ha subito – siamo nel 1971 – un grave incidente stradale al braccio, che gliene ha compromesso per sempre l’utilizzo. Le difficoltà sono chiare, ma la volontà altrettanto: come più volte da lui dichiarato, infatti, per Triboli la menomazione non sarà mai un problema, è sempre riuscito a fare ciò che ha voluto.
Fin da bambino pratica molti sport: tennis tavolo (arrivò addirittura a militare in serie C), calcio, oltre chiaramente ad andare in bicicletta – dove inizia ad ottenere i primi risultati. È però soltanto dal 1990, all’età di trentaquattro anni, che Fabio comincia la propria carriera agonistica, iniziando a correre indossando i colori della Bike Team Mandello, e poi della Oltretutto ’97, e rappresentando le Fiamme Azzurre. È unicamente cinque anni dopo, tuttavia, nel 1995, che Triboli inizia a dedicarsi professionalmente al ciclismo, grazie ai turni concessigli dalla propria azienda – tre anni più tardi, diventa la sua principale occupazione.
Triboli debutta sul palcoscenico del paraciclismo internazionale ai Campionati del mondo su strada di Altenstadt 2002, arrivando terzo nella cronometro LC 1. Due anni dopo arriva il debutto olimpico, alle Paralimpiadi di Atene 2004: alla prima apparizione ottiene la medaglia d’argento nella combinata LC 1 e il bronzo nell’inseguimento individuale. Il sogno è diventato realtà; ed è solo l’inizio.
Fabio compete, prima di Pechino 2008, ai Campionati mondiali di ciclismo su strada di Aigle 2006 e Bordeaux 2007, ottenendo due terzi posti nella cronometro LC 1. Ai Giochi paralimpici di Pechino 2008, poi, arriva la definitiva consacrazione: due medaglie di bronzo, nell’inseguimento individuale e nella combinata LC 1; un oro, il primo, nella corsa in linea LC 1-2/CP 4. Una medaglia ancor più speciale, per un atleta, un uomo che parallelamente alle fatiche sportive aggiunge quelle lavorative, essendo sempre rimasto impiegato nella sua azienda che produce laminati, dove lavora come metalmeccanico.
Fabio Triboli, soprannominato “Fesi”, a seguito del successo di Pechino, ha continuato la propria carriera agonistica, competendo nuovamente sia nei Campionati del mondo su strada (dove ha ottenuto un lodevole secondo posto nella gara in linea a Bogogno 2009, e un soddisfacente quarto a Roskilde 2011) e su pista (tra i migliori piazzamenti un ottavo, sia nella chilometro a cronometro di Manchester 2009, che nella inseguimento individuale di Montichiari 2011).
Il ritiro, avvenuto nel 2012, non ha certo segnato la conclusione dell’impegno di Fabio nel mondo dello sport (la sua passione, oltre ad una collaborazione con la Federazione Ciclistica Paralimpici, lo testimoniano): questo perché, nelle migliori storie, non esiste né un inizio, né una fine.