Si è da poco concluso il Giro del Delfinato. Andiamo a scoprire come si sono comportati i protagonisti della corsa francese.
IL FILM DELLA CORSA
Il Critérium do Dauphiné 2017 parla danese. Merito di un Jakob Fuglsang strepitoso. L’atleta dell’Astana è stato protagonista di una gara in rimonta, corsa sottotraccia nelle prime tappe e poi chiusa in un crescendo notevole, specialmente in vista del Tour de France. Resistente a cronometro e potente in salita, il corridore del team kazako ha coronato una rimonta clamorosa, dedicando il successo al compianto Michele Scarponi. E pensare che il Delfinato sembrava già scivolato nelle mani di Richie Porte. Il tasmaniano della BMC aveva inizialmente accorciato le distanze nei confronti del belga della Lotto Soudal Thomas De Gendt, vincitore della frazione d’esordio e poi leader nelle prime cinque frazioni. Il passaggio di consegne, apparentemente definitivo, nella sesta tappa, conclusa con il successo di Fuglsang ed il secondo posto di Porte. In quel momento, il capitano della BMC aveva 1’15 sul danese, terzo nella generale, anche alle spalle di Chris Froome. Poi, nel giro di due frazioni, il mondo si è capovolto. Il tasmaniano ha pagato la forma carente di alcuni compagni-chiave quando è stato attaccato. La Astana, invece, ha giocato con le due punte Aru e, appunto, Fuglsang, alternando e dosando i loro scatti. L’ottava tappa è stata quella della rivoluzione, delle beffe e dei ribaltoni. Il danese è andato in avanscoperta, forte del gioco di squadra e delle difficoltà in casa BMC. Porte ha tentato in ogni modo di difendere la leadership, ma si è dovuto arrendere per l’inezia di soli 10’’. Peggio è andata a Chris Froome, quarto per soli 3’’ rispetto a Daniel Martin, salito sul gradino più basso del podio.
TOP
Indubbiamente la condizione di Fuglsang e Porte è indicativa. I due atleti potrebbero essere serie rivelazioni nel Tour de France, che scatterà tra meno di tre settimane. Le attenzioni sono perlopiù rivolte verso il corridore della BMC. Ha esperienza e condizione, il percorso fatto di tappe non durissime e lunghe cronometro potrebbe avvantaggiarlo. Insomma, Richie ha tutto per tentare l’assalto al podio. E, forse, c’è anche il desiderio di dimostrare al mondo di non voler essere ricordato come il miglior gregario possibile. Per Fuglsang il dubbio riguarda le ascese non irresistibili e non disseminate in grande quantità. Complicato per uno scalatore come lui riuscire a fare una grandissima selezione, anche se potrebbe trarre vantaggio dalle marcature tra big. In crescita anche il francese Romain Bardet, secondo a Parigi nella scorsa edizione del Tour. La condizione non è ancora la migliore, ma il fisico sembra già a buon punto. Tra i velocisti in evidenza Arnaud Démare, vincitore della seconda frazione, e la rivelazione Phil Bauhaus. Da tenere d’occhio nelle prossime gare i due giovani talenti Emanuel Buchmann e Koen Bouwman.
FLOP
Dietro la lavagna ci finiscono due big attesissimi alla vigilia. Già, tutti si aspettavano un Delfinato all’insegna di un nuovo atto della rivalità tra Chris Froome ed Alberto Contador, ma entrambi non hanno convinto. Il tre volte vincitore del Tour de France si è presentato con diversi dubbi legati alla sua condizioni fisica ancora da rodare ed alle continue illazioni sul team Sky. Addirittura si vociferava di un suo possibile trasferimento alla BMC, dove avrebbe ritrovato l’amico Porte. Ipotesi prontamente smentita dallo stesso anglo-keniota. Tuttavia, dati alla mano, è il peggior avvio di stagione per il campione in carica della Grande Boucle: nessun successo, poche gare disputate e la sensazione di non essere così invincibile agli occhi degli avversari. Il Pistolero di Madrid, invece, aveva già ottenuto risultati importanti nei mesi scorsi. Manca la vittoria in un Giro. La fantasia c’è, ma le gambe non sembrano quelle dei giorni migliori. Probabile che sia anche dovuto alla scelta di investire tutta la stagione sulla vittoria del Tour, una corsa che non vince dal 2009.
FABIO ARU
Capitolo a parte merita Fabio Aru. Il sardo del team Astana è rientrato al Delfinato per rifarsi dopo la delusione per non aver preso parte al Giro d’Italia. La condizione sembra già positiva. I suoi scatti sono tornati a far male, lasciando il segno. Appena la strada saliva, ci ha provato. Segno di una buona forma psicofisica. C’è solamente una nota stonata che accompagna Fabio uscendo da questa corsa: la vittoria del compagno Fuglsang. Il danese ha ribadito di voler ricoprire un ruolo da capitano, alla pari di Aru, al Tour. Rivalità in vista? Forse. Ma, allo stesso tempo, potrebbe essere un’arma devastante per gli avversari. Alla strada l’ardua sentenza.
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