La Nazionale italiana di calcio femminile è a punteggio pieno nel girone di qualificazione ai Mondiali 2019. Ne abbiamo parlato col c.t. Milena Bertolini durante la nostra trasmissione radiofonica “Minuti di Gloria”.
Per un’Italia che non ha ancora smaltito la mancata qualificazione della Nazionale maschile a Russia 2018, c’è un’Italia che può ancora inseguire il sogno Mondiale: è quella del calcio femminile. Le ragazze di Milena Bertolini stanno infatti racimolando record su record nelle qualificazioni a Francia 2019: in settimana hanno battuto il Portogallo 1-0 fuori casa (gol di Daniela Sabatino), conquistando la quarta vittoria in quattro partite nel Gruppo 6, dove le azzurre sono prime a 12 punti, davanti a Belgio 9 e Portogallo 3 (entrambe hanno una partita in meno), Romania sempre 3 e Moldavia 0. La partita è stata trasmessa in diretta streaming sulla pagina Facebook della Nazionale Italia di Calcio conquistando oltre 94.000 visualizzazioni. Il c.t. azzurro è intervenuto ai microfoni di “Minuti di Gloria”, la nostra trasmissione in onda ogni venerdì alle 18-19 su Radio Ticino Pavia (fm 91.8 e 100.5), per commentare il momento delle sue ragazze e del movimento femminile in generale.
Milena, le sue ragazze sono in testa, nel gruppo di qualificazione al Mondiale, a punteggio pieno e non hanno ancora subito un gol. Finora avete giocato un girone davvero importante…
Stiamo facendo bene, abbiamo ottenuto quattro vittorie: l’ultima col Portogallo è stata molto sofferta perché è un avversario molto forte. Loro, insieme a noi e al Belgio, si giocano i primi due posti: il primo permette di andare al Mondiale direttamente, il secondo garantisce i playoff. Finora le ragazze sono state veramente brave.
Nelle prossime gare scenderete in campo contro Moldavia (6 aprile) e Belgio (10 aprile). Il 6 aprile si giocherà anche Belgio-Portogallo: sarà un incontro cruciale? Sarà uno spareggio tra le vostre antagoniste…
Sarà un momento importante in questo percorso di qualificazione che si concluderà i primi di settembre. Noi siamo felici di essere a 12 punti dopo 4 partite, ma sappiamo che la strada è ancora molto lunga. E questo girone è veramente tanto tanto equilibrato.
Si aspettava di fare così bene dopo i risultati agli ultimi Europei (dove le nostre ragazze del c.t. Antonio Cabrini avevano fatto fatica)? Lei è riuscita a dare una svolta in termini di risultati…
Agli Europei la Nazionale ha fatto bene per quanto riguarda il gioco e le prestazioni. Non sono arrivati i risultati, ma sono state disputate delle partite importanti. Ci speravo di fare così bene, mai avrei pensato però di essere a punteggio pieno dopo quattro partite. Ho trovato un gruppo di ragazze estremamente motivato e con tanto entusiasmo. Credo che motivazione ed entusiasmo siano fattori determinanti per fare bene.
L’Italia femminile è riuscita a battere la Svezia agli scorsi Europei (3-2), a differenza di quello che è successo alle Nazionale maggiore maschile nello spareggio per Russia 2018: che ne pensa di questo fallimento? Lei potrebbe peraltro allenare anche una squadra maschile…
Sì, io ho il patentino UEFA Pro, quello con cui si può allenare in tutte le categorie: dalle Nazionale alla Serie A. Tutti sapevamo che all’80% saremmo andati ai playoff, essendo stati sorteggiati nel girone con la Spagna. Questo pensiero era ben presente in tutti noi e anche la dirigenza lo sapeva: non è stata una sorpresa. Contro la Svezia, l’aspetto emotivo e la tensione hanno avuto un ruolo importante. Mi dispiace tantissimo perché non avere la Nazionale maschile al Mondiale è un danno grave non solo per tutti gli sportivi italiani, ma anche per tutto il movimento calcistico. Io più di tanto non posso dire perché non conosco le dinamiche di quello che è successo in quelle due partite, faccio fatica a dare un giudizio. Nella partita di ritorno l’Italia avrebbe meritato sicuramente di più.
Alla luce di questo fallimento, vi sentite ancora di più in dovere di centrare almeno voi la qualificazione al Mondiale? L’ultima partecipazione risale al 1999: tornereste a protagoniste vent’anni dopo…
Il senso di responsabilità adesso non è maggiore: provare a raggiungere questo sogno è dentro la mia testa fin dall’inizio. Il fallimento della Nazionale maschile è una cosa in più che però non mi fa sentire più responsabilità: adesso c’è un pochino di attenzione in più verso di noi, questo è vero. E noi vogliamo provare a far bene, anche per far innamorare gli italiani al calcio praticato dalle ragazze, che è un calcio molto bello.
La sua Italia nelle gare di qualificazione non ha subito neanche un goal: quanto conta il suo passato da ex-difensore centrale? Quale è il segreto della nostra Nazionale?
Credo che finora sia stato la grande motivazione, il grande entusiasmo. Noi abbiamo delle giocatrici di grande qualità che non hanno niente da invidiare a quelle straniere. L’unica differenza è che le nostre giocatrici non sono messe nelle condizioni per sviluppare il proprio talento perché negli altri Paesi sono delle professioniste, da noi non ancora. I segreti sono la qualità delle atlete, l’entusiasmo e una forte unione per conseguire l’obiettivo: ciò compatta tantissimo la squadra e fa sì che nei momenti di difficoltà, come col Portogallo, si possa dare più del 110% che ti permette anche di salvare una palla sulla riga, altrimenti prendi gol…
Ha un pizzico di rammarico per non avere potuto allenare Melania Gabbiadini?
Non sono mai riuscita ad allenare Melania nemmeno nei club: ai tempi della Reggiana femminile (2004-11), la avevo cercata e per poco non era venuta. A Brescia (2012-17) l’ho contattata, ma ha preferito restare a Verona. Sono arrivata in Nazionale e lei ha smesso di giocare. Mi dispiace. Mi sarebbe piaciuto sicuramente: allenare delle giocatrici così forti è molto gratificante.
A Brescia aveva già allenato il difensore Sara Gama (alla Juve da questa stagione), una delle colonne di questa Nazionale: la vostra grande fase difensiva passa dai suoi piedi?
Sara ha qualità ed esperienza, avendo giocato anche all’estero. Ha grande personalità ed è un valore aggiunto all’interno della difesa. Però non dimentichiamoci di Alia Guagni che non a caso ha vinto il premio come miglior giocatrice 2017. Abbiamo giovani molto interessanti come Elena Linari, Cecilia Salvai, Elisa Bartoli e c’è il portiere Laura Giuliani che sta crescendo molto. Sara è un punto fermo, ma ci sono anche altre giocatrici molto brave: lei porta quel pizzico di esperienza e di personalità che derivano anche dal suo percorso calcistico.
Lei ha vinto due campionati a Brescia da allenatrice (2013-14, 2015-16): quest’anno la sfida scudetto è tra Brescia e Juventus? Come considera l’interesse mostrato dalla società bianconera per l’intero movimento?
Avere una società attiva come la Juventus è importantissimo, ma questo vale anche per la Fiorentina, il Sassuolo, l’Empoli e il Chievo. Chiaramente la Juve ha un impatto mediatico diverso rispetto alle altre società: e questo porta grandissimi benefici al movimento sia in termini attuali che di prospettiva. Per me il discorso scudetto inizialmente doveva essere a tre. La Fiorentina sta pagando l’inesperienza della Champions League, a differenza del Brescia che invece ha già pagato lo scotto di giocarla al primo anno che l’allenavo io: non a caso quell’anno abbiamo perso lo scudetto per un punto… Brescia e Juventus sono due squadre diverse: la prima è molto pragmatica, la seconda gioca in maniera più corale. Sono entrambe molti forti: si giocheranno il primo posto fino all’ultima giornata.
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