Oggi sono trascorsi 20 anni dalla conclusione del Tour de France vinto da Marco Pantani. Riviviamo quel trionfale 2 agosto.
IL BRIVIDO PRIMA DEL TRIONFO
Parigi, ultima tappa del Tour de France 1998. In gergo, l’atto finale della Grande Boucle si definisce “passerella”, data l’andatura tutt’altro che sostenuta dei corridori. Si festeggia, si sospira, ci si rilassa. Eppure, anche la frazione conclusiva può colorarsi di giallo e non per celebrare il vincitore della corsa francese. Succede a Marco Pantani, uno abituato a lottare con la sfortuna. Una foratura lo mette KO ed improvvisamente la sua leadership sembra vacillare ad un passo dal traguardo. Riaffiorano alla mente gli infiniti scherzi della mala sorte ai danni del piccolo romagnolo: dagli infortuni nel 1995 al gatto nero incrociato sulle strade del Giro due anni più tardi. Normale dunque ingigantire anche un problema non insormontabile. Ma, come nell’arco di tutta la sua carriera, Marco rimonta, recupera e stacca anche la sfortuna. Rientra in gruppo e resta con gli altri fino alla fine. Ultimo chilometro. È finita: Pantani ha vinto il Tour de France 1998
UN’IMPRESA CLAMOROSA
La portata del successo di Marco è enorme. Se vincere un Grande Giro è di per sé complicato, realizzare l’accoppiata Giro – Tour è da fuoriclasse assoluti. Il Pirata entra in un gruppo ristretto di campionissimi. E lo fa in maniera unica, attaccando da lontano, rifilando stoccate devastanti agli avversari quando la strada sale. Marco entra nella storia non solo per la realizzazione di una doppietta clamorosa, ma anche per le modalità dell’impresa. Sia al Giro che al Tour, Pantani vince rimontando. Non domina, non anestetizza la corsa come avrebbe fatto il miglior Indurain. Fa saltare il banco all’ultima settimana, come in un film dalla Trana ben definita fino al colpo di scena nelle riprese conclusive. Forse, uno come il Pirata sarebbe piaciuto molto al genio cinematografico Alfred Hitchcock. Chi meglio del romagnolo sapeva tenere incollati al televisore tantissimi appassionati frementi ed impazienti di scoprire l’esito della corsa? Chi sapeva volare via con incredibile facilità, se non Marco Pantani? Magia e poesia fuse insieme, un mix perfetto per il capolavoro del 1998. Un numero rimasto, per ora, ineguagliabile per i posteri.
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