In mattinata, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto la delegazione azzurra di Tokyo 2020, consegnando il tricolore ai due alfieri.
AZZURRI PRONTI A PARTIRE PER TOKYO
Questa mattina, al Quirinale, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto l’intera delegazione azzurra, pronta a partire verso Tokyo, per l’edizione 2020 dei Giochi Olimpici e Paralimpici.
Il Presidente, a 30 giorni esatti dall’inizio della manifestazione olimpica, ha consegnato la bandiera italiana agli alfieri azzurri della squadra olimpica, Elia Viviani e Jessica Rossi, ed agli alfieri del team paralimpico, Federico Morlacchi e Beatrice Vio.
Dopo l’inno nazionale, la cerimonia ha visto l’intervento del Presidente del CONI Giovanni Malagò, il Presidente del Comitato Paralimpico Italiano Luca Pancalli e la sottosegretaria di Stato Valentina Vezzali.
Di seguito, le parole del Presidente Mattarella.
“La consegna del tricolore è un momento di festa. È un momento importante per i vostri percorsi sportivi, a Tokyo affronterete le gare per le quali vi siete impegnati intensamente. Chi assiste alle Olimpiadi e alle Paralimpiadi in tv a volte non si rende conto di quanto lavoro ci sia per far fuoriuscire il talento, per arrivare alla giusta preparazione. E anche di questo vi ringrazio. Il nostro è un augurio sincero che va esteso a tutti coloro che collaborano con gli atleti, perché lo sport è sempre un gioco di squadra. Questo augurio contiene anche un carico di speranza che dà un valore speciale allo sport, perché supera anche il suo ambito. La storia delle Olimpiadi è stata attraversata da guerre, tensioni e terrorismo: queste saranno le prime dopo la pandemia che ha provocato milioni di morti, frenato l’economia mondiale e compresso la vita sociale in tutto il mondo. Il desiderio di riavviarsi che i Giochi suscitano in tutti i Paesi è rafforzato da tutti i nostri concittadini ed è rafforzato dal carattere di universalità che le Olimpiadi esprimono. Abbiamo responsabilità comuni e avvertiamo il bisogno di cooperare. Le grandi sfide che si presentano bisogna superarle tutti insieme. Le Olimpiadi mandano un messaggio di pace, speranza e universalità: è sempre stato così. Voi rappresenterete l’Italia, ma con gli altri atleti anche questo sentimento di speranza diffuso in tutto il mondo. Un pensiero voglio rivolgerlo anch’io a Zanardi. Ribadiamo qui la comunanza d’intenti tra Olimpiadi e Paralimpiadi. Noi siamo onorati di aver fatto da apripista a Roma ’60, vorrei esprimere i miei auguri e complimenti ai nostri Portabandiera per la responsabilità che avranno. Sarà bellissimo veder sfilare una coppia di atleti per le Olimpiadi e una coppia per le Paralimpiadi. Il mio compleanno non impedirà di seguirvi con particolare affetto, speriamo di sentire spesso l’inno nazionale e puntare a un bel medagliere. Ciò che conferisce importanza ai Giochi non è solo il risultato, ma soprattutto l’occasione di crescere e dare sempre più visibilità all’evento. Il vostro impegno renderà onore alla bandiera che rappresenterete quel giorno. Noi vi seguiremo e, statene certi, saremo con voi”.
LE ALTRE DICHIARAZIONI
Giovanni Malagò: “Signor Presidente grazie per aver avuto ancora una volta quella sensibilità e quell’attenzione di volerci ricevere in questa cerimonia che è diventata una meravigliosa tradizione del nostro Paese. Questa è la casa degli italiani e nessuno ci conosce di più di chi va a rappresentare questa bandiera in giro per il mondo. Non c’è mai stata una presenza così significativa ai Giochi Olimpici, compresa quella femminile. I criteri di selezione sono sempre più restrittivi, garantiamo l’impegno formidabile di questa squadra di far onore al nostro Paese. Con l’auspicio di rimanere tra le prime 10 nazioni del mondo e di conservare il 5° posto nel medagliere tra Giochi estivi e invernali. Sarà un Olimpiade anomala a causa del rinvio di un anno. Noi per la prima volta avremo due Portabandiera, Jessica Rossi ed Elia Viviani. Una scelta innovativa dell’Italia. Al tempo stesso utile è ricordare che, durante la Cerimonia di inaugurazione del 23 luglio, la delegazione sarà ancora più onorata di portare quel vessillo visto che il presidente compirà quel giorno 80 anni. C’è un’incredibile attesa per questo evento, perché lo sport rappresenta come pochi un momento di coesione nazionale. Chiudo con una citazione per ricorrenza dei 700 anni della scomparsa di Dante: “E uscimmo a riveder le stelle…”. Quelle stelle che daranno luce e speranza a lei e al nostro Paese oggi, domani e per sempre. Viva lo sport e viva l’Italia”.
Luca Pancalli: “C’è un’emozione, che stanno provando tutti gli atleti, per l’onore di rappresentare il Paese. Questa volta il senso di responsabilità va oltre, perché in tanti guardano lo sport italiano come occasione per tornare a gioire. In questo anno drammatico abbiamo visto quanto le Olimpiadi e le Paralimpiadi potessero rappresentare la luce in fondo nel tunnel. E ormai ci siamo. È il primo grande evento planetario dopo l’inizio della pandemia. L’Italia paralimpica è pronta: io devo ringraziare tutti gli atleti e le atlete per la passione che hanno messo nell’arrivare al loro obiettivo. Con tanti sacrifici in questo anno, difficile per tutti loro, sono riusciti a conquistarsi le qualificazioni e altri sono ancora in corsa. Devo ringraziare anche tutte le federazioni, le associazioni, i corpi dello stato. Noi siamo riusciti a includere gli atleti paralimipici nel corpo dello stato e nella difesa paralimpica ed è un grande risultato per tutto il Paese. Lo sport deve rappresentare un pezzo di politiche pubbliche su cui l’Italia deve investire. Un pezzo dello sport in cui si riconoscono diritti di cittadinanza a tutti. Alcuni atleti non saranno presenti. Uno in particolare ci mancherà: posso garantire a Zanardi che sarà presente a Tokyo perché lui farà parte sempre della famiglia paralimpica italiana. In questi anni abbiamo continuato nelle nostre battaglie. Lei Presidente ci è sempre stato vicino, non ci ha fatto mai sentire soli e ha impresso una crescita del quale noi tutti le siamo grati. Una crescita non solo per il movimento, ma per tutto il Paese. Non so quanti successi riusciremo a ottenere, so solo che i nostri atleti si sono preparati alla grande. Le posso promettere che nel riconsegnarle la bandiera, ci saranno le nostre medaglie ma anche le scintille che faremo accendere in tanti disabili del nostro Paese che non hanno ancora scoperto il Paese”.
Valentina Vezzali: “Sto rivivendo, in una nuova veste, le emozioni vissute nel 2012, quando toccò a me l’onore che oggi tocca ai nostri 4 Portabandiera. L’orgoglio di portare in alto la nostra bandiera. Sventolare il tricolore significa rappresentare l’Italia e lo sport italiano nella vetrina internazionale più importante. Quest’anno significherà mostrare anche la fierezza del nostro sport nel reagire dopo il periodo della pandemia, mostrare la faccia dei nostri ragazzi che, con entusiasmo e passione, forgiano quei diamanti che oggi splendono davanti a lei. “Conosco le emozioni della vigilia (rivolgendosi ai portabandiera), la voglia di non tralasciare alcun dettaglio, l’entusiasmo di voler affrontare la sfida che li attende ma anche la paura di vanificare tutto quanto di buono fatto. Non siete soli: c’è con voi quel bambino o bambina che eravate e che sognava questo momento, chi ha fatto dei sacrifici. Ci sono le federazioni, il Governo e l’Italia intera. Ricordatevi dell’inno e tirate fuori l’orgoglio di un Paese che, anche attraverso lo sport, si sta mostrando al mondo con fierezza e con il sorriso. Viva lo sport, viva l’Italia”.
Jessica Rossi: “Mi avete conosciuto a Londra come la ragazza di ghiaccio che non si scompose a 20 anni davanti a una medaglia olimpica. Mi veniva facile e mi sembrava quasi scontato ottenere quel risultato. Da allora sono passati 9 anni tra alti e bassi. Ci sono stati momenti di buio in cui sembrava tutto difficile, altri in cui ho pensato di mollare. Ma non l’ho fatto. Ed è per questo che oggi sono qua. Quando il presidente Malagò mi ha chiamato sono scoppiata di gioia, per un sogno che vale molto di più di una gioia olimpica. “Sono orgogliosa di me perché non mi sono mai fermata e non ho paura di mostrare le mie emozioni. Sarà la stessa emozione che mi accompagnerà il 23 luglio quando porterò la bandiera con Elia. Rappresenta l’Italia che non ha mai mollato, con pazienza e sacrificio, e sono gli ingredienti che servono per avere successo nella vita e nello sport. Abbiamo affrontato una sfida inimmaginabile e la stiamo vincendo, così come cercheremo di fare noi ai Giochi”.
Elia Viviani: “L’emozione che ho provato quando mi è stato comunicato di essere l’alfiere dell’Italia ai Giochi Olimpici di Tokyo è stata incredibile, un senso di leggerezza. Ero in bici e non sentivo più la fatica. Sognavo questo ruolo dopo aver percorso km e km e aver vinto l’oro a Rio. Porterò questa gioia per sempre. Ho rappresentato molte volte il Paese indossando la maglia azzurra, ma questa volta lo farò portando la bandiera. bbiamo voglia di mostrare tutti noi i valori italiani, con ancora maggiore determinazione dopo aver affrontato la pandemia. Affronteremo il più grande evento sportivo al mondo con le più grandi ambizioni e con il massimo orgoglio”.
Bebe Vio: “Sono molto emozionata. Questa bandiera rappresenta un onore immenso, qualcosa di magico. È la bellezza del nostro Paese e la fortuna di farne parte, la squadra pazzesca che abbiamo dimostrato di essere in questi anni. Rappresenta la maglia azzurra che ho avuto a 14 anni, l’inno di Mameli che è la mia ‘canzone’ preferita e mi fa piangere ogni volta. Per me rappresenta Alex perché la prima paralimpiade l’ho fatta con lui ed è stato stupendo. Rappresenta le medaglie del passato, il sogno di una bambina e il desiderio di chi in futuro sarà qui al posto mio. Potervi rappresentare sarà l’emozione più grande della mia vita”.
Federico Morlacchi: “Grazie Presidente per averci accolto in quella che noi consideriamo come casa nostra. Diventare Portabandiera è un onore, ma anche una responsabilità perché vuol dire essere la guida di tutti gli atleti. L’Olimpiade è l’evento più bello, ma anche il più facile da sbagliare. La speranza illumina le nostre vie. Con questa frase è iniziato il percorso, ma ricordo che la speranza senza la memoria non è nulla. Noi atleti andremo a Tokyo per dedicare ogni gesto a tutte le persone che in questi 16 mesi di vita hanno perso la vita o hanno rischiato di perderla, a chi ha lottato per salvare più vite possibili. Noi abbiamo il dovere, tramite lo sport, di far ripartire il mondo e io sono sicuro che Tokyo rappresenterà un nuovo inizio”.
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