Giovanni De Gennaro, vicecampione mondiale nel K1 slalom, ci racconta la sua stagione sportiva, appena terminata, con uno sguardo rivolto a Parigi 2024

De Gennaro all’arrivo del K1 slalom durante il Mondiale 2022 (foto: profilo Facebook ufficiale Giovanni De Gennaro)

Quali sono state le sensazioni nell’ultima gara disputata a La Seu D’Urgell?

Le sensazioni sono state abbastanza brutte perché dopo il Mondiale non ero al top della forma e lo sapevo. Ho comunque lottato contro questa sensazione, sono arrivato quarto, ai piedi del podio, e rispetto alla mia condizione sono rimasto soddisfatto.

Se dovessi dare un giudizio alla sua stagione, come la definiresti?

La migliore della mia carriera finora, senza il minimo dubbio. L’obiettivo era una medaglia mondiale, ed è arrivato uno splendido argento. Prima di quella avevo vinto un altro argento agli Europei che è stata un po’ inaspettata rispetto ai miei problemi precedenti, e altre due medaglie in Coppa del Mondo. Al Mondiale di Augusta sono arrivato all’apice della forma e centrare un risultato del genere è stato incredibile.

Quali sono state le maggiori difficoltà riscontrate a Tokyo?

Si è trattato di problemi extracanoistici. Non sono riuscito a separare ciò che era fuori il contesto di gara e ciò che era in canoa. Dall’esperienza di Tokyo ho capito che devo essere mentalmente più forte, focalizzato al 100% su una gara unica che prevede di dare tutto in un solo giorno, e quindi separando la vita privata dalla canoa. Non ho però nulla da recriminare sulla preparazione che è stato perfetta. Io, invece, dovevo essere più pronto a gestire lo stress dell’Olimpiade.

Quanto è importante il sostegno del Gruppo Sportivo Carabinieri?

E’ tutto, senza di loro non farei quello che faccio. In una ipotetica piramide loro sono la base che mi mette in condizioni di fare bene. Devo a loro la possibilità di essere un professionista, di avere uno stipendio, un allenatore.

Giovanni De Gennaro impegnato nella gara di La Seu d’Urgell, Spagna, valevole per la Coppa del Mondo di K1 (foto: sito ufficiale Federcanoa, www.federcanoa.it)

Cosa significa rapportarsi ogni giorno con una persona del calibro di Daniele Molmenti?

E’ una personalità forte, ma molto professionale. Insieme siamo una buona combinazione, è molto diretto nel dirti le cose quando non vanno. Il suo lavoro con me mi ha portato ad avere costanti progressi nel corso del tempo. Rapportarmi con lui mi dà carica ed è d’ispirazione.

Come vedi il futuro del tuo sport? Ci sono giovani che si iscrivono e praticano kayak o canoa?

Attualmente il movimento è in fase di difficoltà numerica. Il Covid non ha aiutato molto, come forse è accaduto anche in altri sport. Ora bisogna investire e puntare sulla grande voglia di crescere da parte delle società. In Italia le strutture per praticare questo sport non sono molte. A mio modo di vedere occorrerebbe creare strutture locali affinché i giovani possano affacciarsi a questo sport fin da piccoli, che poi è la cosa che più conta. In Italia se nasci lontano da un fiume è difficile che poi praticherai questo sport. Nel nord Italia si concentra la maggior parte delle strutture, nel centro-sud Italia, invece, lo slalom fa più fatica ad affermarsi. Magari viene praticata canoa ma a livello amatoriale.

Come è nata la tua passione per il K1 slalom?

Nasce con la canoa in generale, e poi dalle pagaiate con i miei genitori, con mio fratello ma soprattutto con il mio vicino di casa, che poi è anche diventato il mio primo allenatore. Lui mi ha fatto conoscere la realtà del fiume. Mio fratello, poi, faceva già le gare e io lo seguivo e vedevo che quello sport mi piaceva. Sono sempre stato attirato dal desiderio del confronto con gli altri. Quando poi ho capito che la canoa era il mio sport, ho deciso di lasciare le altre attività sportive dedicandomi solo alla canoa e al K1 successivamente.

De Gennaro impegnato nella discesa di Augusta dove conquisterà l’argento mondiale (foto: profilo Facebook ufficiale Giovanni De Gennaro)

Gli atleti della Repubblica Ceca sono gli avversari più temibili oppure anche altre nazionali stanno emergendo?

Nella mia categoria i cechi sono i più forti. Rispetto agli altri avversari loro sono sempre performanti a livello di top 5, indipendentemente dalla forma fisica e dalle condizioni di gara. La loro dedizione alla canoa è incredibile, io stesso li studio e mi ispiro a loro. Hanno anche il vantaggio di essere ben tre atleti di altissimo livello, della stessa nazione, che si allenano sempre insieme e con lo stesso allenatore. Nelle altre nazioni c’è il fenomeno, il singolo ma non c’è una squadra, un movimento sportivo, forte come quello della Repubblica Ceca.

Il campo slalom di Augusta, in Germania, è il più difficile che hai trovato?

Non è il più difficile in assoluto perché non è il più pendente e non è il più veloce. E’ stato costruito nel 1972, per le Olimpiadi, ed è stato il primo ad ospitare lo slalom ai Giochi Olimpici. Sicuramente è un campo slalom particolare, si può comprenderne appieno le caratteristiche solo allenandoti molto lì, occorre stare proprio su quel campo. Il numero di ore di acqua lì non è paragonabile a quello di altri campi slalom in giro per l’Europa. Le onde di Augusta non sono le più grosse, ma le linee cambiano continuamente, non sono mai le stesse. Bisogna imparare a reagire di conseguenza.

Quali saranno i prossimi impegni sportivi?

L’obiettivo per il prossimo anno è qualificare la barca per le Olimpiadi di Parigi. Quindi, o si vincono i Giochi Europei di Cracovia, che mettono a disposizione una carta olimpica, oppure occorre qualificarsi tra le prime quindici nazionali al Mondiale di Londra del settembre 2023.

 

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