L’arrampicata sportiva è una delle nuove discipline inserite nel programma olimpico in vista di Tokyo 2020: a tre anni dai Giochi, qual è la situazione del movimento italiano? Scopritelo nella nostra inchiesta!
UNA DISCIPLINA SCONOSCIUTA AI PIÙ: QUALCHE DETTAGLIO SULL’ARRAMPICATA SPORTIVA
Una disciplina sconosciuta ai più: è questa la prima definizione che ci viene in mente per l’arrampicata sportiva, uno sport che diventerà olimpico da Tokyo 2020 e non viene trattato diffusamente dai media italiani. Al momento dell’inserimento nel programma dei prossimi Giochi, non sono mancati i giudizi ”taglienti” e le perplessità riguardo a questa disciplina, giudicata troppo distante dai canoni olimpici e di difficile comprensione, ma tant’è, e la presenza dell’arrampicata sportiva ai Giochi nipponici ci spinge a indagare sul movimento azzurro e sull’attuazione di questo sport. L’arrampicata sportiva si basa su ancoraggi fissati alla roccia per protezione, ed è considerata ”libera” perchè l’equipaggiamento fornito agli atleti serve come protezione: questa disciplina, gestita a livello internazionale dall’IFSC (International Federation of Sport Climbing) e in Italia dalla FASI (Federazione Arrampicata Sportiva Italiana), si basa su tre tipologie differenti di gare, lead, speed e boulder. La lead è una scalata su vie (percorsi) che aumentano progressivamente di difficoltà, con l’obiettivo di arrivare fino a raggiungere il limite delle capacità umane: ogni presa assegna un differente punteggio, e il valore massimo viene assegnato quando l’atleta (legato con una corda dal basso) arriva all’ultimo step, alla presa chiamata ”top”, da effettuare con entrambe le mani. Dopo la lead, viene la speed, gara di velocità e abilità: l’atleta viene chiamato a completare un muro di circa 10-15m nel minor tempo possibile, venendo assicurato con una corda dall’alto per potersi concentrare solo sulla rapidità d’esecuzione. Infine, ecco il boulder, caratterizzato dalle vie basse, di massimo 4m e con diverse difficoltà, da affrontare senza imbragature (la sicurezza viene garantita coi materassi a terra): si tratta di una gara di breve durata, costituita da 7-8 movimenti nei quali vanno effettuate prese obbligate fino ad arrivare alla ”top”, da tenere per 3” per avere il punteggio massimo. Ma come si svilupperà la gara olimpica? Contrariamente a quanto si potrebbe pensare dopo aver constatato la differenza tra i vari tipi di gare, l’arrampicata sportiva non assegnerà tre titoli olimpici, ma sarà rappresentata da una sola gara: gli atleti qualificati ai Giochi, infatti, dovranno cimentarsi nella combinata, che andrà a premiare l’atleta che ottiene il maggior punteggio nella classifica complessiva di lead, speed e boulder. Una scelta, quella del CIO, che ha suscitato molte polemiche, venendo contestata soprattutto dal miglior atleta dell’arrampicata sportiva, il ceco Adam Ondra, che ha ”cassato” la gara olimpica senza mezzi termini: ”Credo che le Olimpiadi siano una cosa grandiosa per il nostro sport, ma non c’è soluzione peggiore della combinata. È triste vedere uno scalatore della Lead nella Speed e viceversa, sarebbe umiliante e imbarazzante per loro, perchè sono atleti e discipline completamente diversi”.
VERSO TOKYO 2020: LA SITUAZIONE DELL’ARRAMPICATA SPORTIVA ITALIANA
Dopo aver spiegato come si disputerà la gara olimpica dell’arrampicata sportiva, andiamo ad addentrarci nel movimento italiano, che è sicuramente uno dei più attrezzati a livello europeo e mondiale, e può seriamente sperare in una medaglia a Tokyo 2020, quando i nostri migliori atleti avranno definitivamente raggiunto la maturità agonistica: il maggior indiziato al podio è senza dubbio Stefano Ghisolfi, che ha iniziato il quadriennio pre-olimpico coi galloni di miglior atleta italiano. Il 24enne nato a Torino, specializzato nella lead, si distingue (parole sue) ”per uno stile fisico che lo porta a scalare pareti molto strapiombanti, anche tetti: mi trovo meglio su un tetto che su una placca appoggiata”, ed è reduce da una crescita costante anno dopo anno: Ghisolfi, doppio bronzo mondiale a livello giovanile dopo una carriera che l’ha portato ad arrampicarsi sin da quando aveva 11 anni, ha ottenuto negli ultimi anni tre podi in Coppa del Mondo (con una vittoria, in Cina nel 2014), competizione che l’ha visto chiudere 4° nella generale 2016, ed è campione italiano dal 2012. Sarà lui la punta di diamante italiana nel percorso che porterà alle Olimpiadi 2020, iniziato giovedì scorso col primo collegiale di quella che sarà la nazionale a cinque cerchi, che vivrà il suo primo test negli Europei di lead e speed che si terranno dal 29 giugno al 1° luglio a Campitello di Fassa: in quella competizione Ghisolfi, che ritiene di potersi adattare al meglio alla combinata, dato che fino a qualche anno fa gareggiava in ogni disciplina, sarà il leader azzurro, ma il movimento italiano non si limita al solo Stefano. L’Italia dell’arrampicata sportiva, infatti, vanta vari talenti sia a livello giovanile (il movimento potrebbe dunque crescere da qui al 2020), che al femminile: il talento più cristallino tra le ragazze è la giovane Laura Rogora, che a 15 anni vanta già due titoli nazionali lead e boulder, ha portato all’Italia due bronzi nei Mondiali giovanili e punta a confermarsi nelle Olimpiadi giovanili di Buenos Aires 2018. La Rogora è chiamata a crescere e tentare l’impresa a Tokyo, ma occhio anche all’altro talento al femminile, quella Claudia Ghisolfi che è la sorella di Stefano ed ha iniziato a scalare proprio con lui: l’altra azzurra, che ha come miglior risultato internazionale un 6° posto in CdM, punta a crescere e raggiungere vette ambiziose nei prossimi tre anni. Insomma, il nostro movimento fa ben sperare, e chissà che una delle prossime medaglie olimpiche non arrivi proprio dalla sottovalutata arrampicata sportiva.
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