FIGC, tempo di elezioni: al terzo scrutinio viene riconfermato col 54.03% Carlo Tavecchio, in carica dall’11 agosto 2014. Lo sconfitto Abodi amareggiato dal voto arbitrale.
FIGC, TAVECCHIO NUOVAMENTE A CAPO DEL CALCIO ITALIANO
A nemmeno tre anni dalla sua prima elezione, Carlo Tavecchio è stato oggi riconfermato Presidente della FIGC. Ci sono volute tre votazioni per confermare la sua (prevedibile) vittoria su Andrea Abodi, ex numero 1 della Serie B, con il 54.03% dei voti contro il 45.97% dell’avversario politico. Nulli i primi due scrutini, che davano comunque sempre in vantaggio il Presidente uscente, rispettivamente con il 56.49% nel primo e col 53.7% nel secondo.
Soddisfatto, nel rituale discorso post elezione, Tavecchio ha ripercorso i risultati ottenuti dalla sua precedente legislatura.
“Le Nazionali sono cresciute, come la nostra credibilità internazionale. Abbiamo un’organizzazione efficiente e i conti in ordine. Abbiamo fatto alcune cose e altre le abbiamo avviate: vanno completate. I giovani saranno il centro del prossimo quadriennio sotto la mia legislatura. Abbiamo iniziato con i centri territoriali, proseguiremo anche con lo sviluppo del settore tecnico. Anche per il calcio femminile abbiamo fatto molto, investendo denaro e pubblicizzandolo. Proseguiremo sulla strada del potenziamento delle Nazionali e sul ruolo delle società professionistiche. Grazie alla collaborazione di A e B, continueremo nella politica degli stage in Nazionale, i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti. Voglio ricordare le norme approvate sulla sostenibilità, il tetto alle rose, l’obbligo di schierare i calciatori cresciuti nei vivai. Caro Damiano Tommasi (Presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, ndr), se i conti e i bilanci non fossero in regola sarebbe davvero gravissimo. […] L’Aic ha sostenuto l’abolizione del vincolo, eppure oggi sostiene il candidato con idee diverse. Non è stato un biennio semplice per l’Italia, ma mi piace pensare che la Figc abbia fatto la sua parte anche nel sociale. Per la riforma dei campionati serve il contributo di tutti, e finora non ci siete riusciti. È arrivato il momento di mettere da parte interessi corporativi, ma facendo affidamento solo sulle risorse realmente disponibili. Io resto ben ancorato alla realtà, ecco perché ho elencato solo cose realmente realizzabili. Voglio proseguire per arrivare ad un calcio moderno, europeo, senza deroghe. Il rinnovamento è già iniziato.”
LE PAROLE DI ABODI
Com’è normale, di ben diverso avviso è Abodi, che non vede i miglioramenti elencati da Tavecchio e che parla amareggiato del sostegno della classe arbitrale al Presidente uscente.
“Due anni e mezzo fa, d’accordo con le mie società, scelsi Tavecchio: pensavo sarebbe stato l’inizio di un percorso in cui ogni componente sarebbe stata parte integrante del sistema. Mi sbagliavo. E ora non possiamo bearci di quello che è stato fatto, senza però preoccuparci del tanto che c’è da fare. I tifosi ci stanno abbandonando. Riconosco a Tavecchio i successi internazionali, ma quanto davvero abbiamo promosso il nostro calcio all’estero? Vorrei essere il portabandiera di un calcio finalmente dignitoso. Caro Carlo, le cose non le hai fatte da solo, ma con una struttura di grande valore e con compagni di viaggio che sono stati sempre leali. Caro Marcello Nicchi (Presidente Associazione Italiana Arbitri, ndr), mi sarebbe piaciuto ascoltare da te parole sul rispetto che la Lega di B ha manifestato agli arbitri. Mi avrebbe fatto piacere che il 2% dell’AIA restasse sacro. Sono affezionato all’uomo Tavecchio, sono soddisfatto che la campagna elettorale sia stata sostanzialmente corretta pur avendo visto delle cose che non sono nobili. Il clima ci differenzia: fin qui ognuno ha pensato ai fatti propri. Con me sarà diverso: prima di pensare ad avere più soldi, proviamo a immaginare cosa potremo farci. L’ho detto tante volte a Malagò (Presidente del CONI, ndr): se la nostra fiducia non fosse stata tradita, se davvero fossimo stati sistema, avrei ascoltato gli appelli all’unità. Ma così non è stato, e la colpa non è solo di Tavecchio, lo riconosco, anch’io ne sono responsabile. La trasparenza che ho invocato è quella che avrebbe impedito alla Federazione l’agguato legislativo sulla Melandri. Non è stato un segnale di serietà e correttezza. Voglio che ognuno di voi si senta libero di votare per chi vuole. Sono un uomo felice e sereno, ho vissuto questa avventura con forza e onore, senza negoziare con nessuno: la mia dignità non ha prezzo.”
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