Va in archivio il 2018, un anno intenso che ha regalato grandi gioie e pesanti tonfi tra i protagonisti del ciclismo italiano. Andiamo a rivivere i momenti più intensi.

Vincenzo Nibali

Bye bye 2018. Cala il sipario sull’anno e tutti sono pronti a voltare pagina. C’è chi spera di scrivere un capitolo ugualmente soddisfacente ed entusiasmante e chi confida nel 2019 per rifarsi dopo una stagione al di sotto delle aspettative. Il ciclismo italiano conclude un’annata importante, fatta di alti e bassi. Tanti sono stati i protagonisti in positivo ed in negativo. A questo punto dell’anno è giusto tirare una somma e fare un bilancio generale.

NIBALI

Stagione dai due volti per lo Squalo dello Stretto. Vincenzo prepara al meglio la campagna delle classiche. Capolavoro che vale un’intera annata la stoccata alla Milano-Sanremo. Un numero da fuoriclasse destinato a rimanere nell’immaginario collettivo. Dopo la festa sul traguardo di via Roma ecco l’esperienza al Fiandre. Un debutto interessante, con l’intuizione della fuga decisiva, ma la pochezza di energie e risorse nel momento della verità. Poi la svolta, in negativo: la caduta al Tour de France per colpa di un tifoso troppo vicino ai corridori. Così l’ultima parte della stagione è diventata perlopiù una rincorsa verso la miglior condizione. Un inseguimento snervante ed immeritato, affrontato con stile e tenacia da Vincenzo. Da applausi il secondo posto al Lombardia.

TRENTIN – VIVIANI

L’Italia si riscopre dotata di potenti ruote veloci. Elia Viviani diventa mattatore indiscusso al Giro d’Italia e non si ferma più. Vince più di tutti, si impone alla Classica di Amburgo e mette in fila gli altri sprinters alla Vuelta. Dopo gli anni vissuti nell’ombra del team Sky, l’azzurro si è ritagliato una dimensione nuova, da autentico protagonista. Ed il sogno della Milano-Sanremo non sembra più una chimera, ma un obiettivo molto realistico. L’estate consegna un Matteo Trentin tirato a lucido. Dopo gli acuti alla Vuelta 2017, il corridore della Mitchelton Scott si conferma uomo di punta quando la gara si risolve in volata. Proprio allo sprint conquista la vittoria più prestigiosa dell’anno: il campionato europeo. Indossare la maglia di campione continentale sembra avergli conferito ancora più grinta e determinazione, almeno a giudicare da come ha concluso l’anno. Gli avversari sono avvertiti in vista del 2019.

ARU

La grande delusione è lui, il Cavaliere dei quattro mori. Fabio sembra veramente faticare a trovare il colpo di pedale giusto. Arriva al Giro con l’obiettivo di lottare per la classifica generale, ma le salite lo respingono. Impietose le immagini della crisi sullo Zoncolan, il segno della resa, prima dell’abbandono sul Colle delle finestre, proprio quando Froome spiccava il volo. Ci riprova alla Vuelta, ma la situazione non migliora. E lo scalatore improvvisamente perde il feeling con le asperità più dure che prima rappresentavano il suo trampolino di lancio. No, così non va. Aru deve tornare per il bene del ciclismo. Questo è l’augurio del 2019.

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Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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