Fabio Aru sorprende tutti con un annuncio a sorpresa. Proprio mentre sembrava pronto a rinascere, con delle ottime prestazioni alla Vuelta Burgos, il Cavaliere dei Quattro Mori annuncia il suo ritiro dopo la Vuelta con un lungo post su Instagram.

– Fabio Aru

CICLISMO, L’ANNUNCIO-SHOCK DI FABIO ARU: “SMETTO DOPO LA VUELTA”

Dalla possibile rinascita, all’addio al ciclismo. Fabio Aru sorprende tutti e, a pochissimi giorni dalla sua rinascita alla Vuelta Burgos (2° alle spalle di Landa), annuncia il suo ritiro. La Vuelta, che partirà sabato, sarà l’ultima avventura in bicicletta per il Cavaliere dei Quattro Mori, martoriato da infortuni e problemi fisici dopo un grande avvio di carriera. L’apice di Fabio Aru era stato il trionfale 2015: 2° al Giro mettendo a rischio la vittoria di Alberto Contador, e vincitore autorevole della Vuelta. Lì erano iniziati i paragoni pesanti: c’era chi lo paragonava nientemeno che a Marco Pantani, mettendo pressione addosso al talento sardo, che comunque aveva risposto col 5° posto al Tour de France 2017 (vincendo sulla Planche des Belles Filles) e col titolo di campione nazionale, dopo un 2016 da dimenticare. Il triennio all’UAE era stato però un autentico calvario, con un serissimo problema all’arteria iliaca della gamba sinistra, risolto chirurgicamente. Il punto più basso della carriera di Aru arriva nel Tour 2020: teoricamente co-capitano di Pogacar, perde venti minuti nelle primissime tappe e si ritira alla nona, quando viene superato anche dalla vettura che chiude il gruppo in una frazione di pianura. Saronni lo demolisce alla RAI, in mondovisione: “Non doveva correre il Tour. E finchè si allenerà da solo, con metodi poco chiari, non otterrà risultati”. La UAE non rinnova il suo contratto, e Aru riparte dalla Qhubeka-Assos, che lo lascia fuori dal Tour e lo convoca per la Vuelta dopo le ottime prestazioni alla Vuelta Burgos. Qualcosa, però, si è irrimediabilmente rotto: Fabio Aru, che aveva ritrovato il piacere di andare in bici col ciclocross a inizio anno, annuncia il ritiro dopo la corsa spagnola con un lunghissimo post su Instagram.

“Vorrei dire tante tante cose in questo momento ma preferisco godermi ogni singola emozione di quello che chiude un capitolo così importante della mia vita. Con il passare dei giorni e del tempo avrò la possibilità di raccontare tutti quelli che sono stati i momenti più belli e brutti della mia carriera sportiva professionistica.
Ma ora il punto è un altro. Ho riflettuto a lungo su quale fosse la decisione giusta da prendere, notti insonni, pianti e quant’altro. Ma se devo essere sincero ho imparato ancora di più ad amare il mezzo e lo sport che mi ha portato a raggiungere traguardi che mai avrei immaginato, lottare con i ciclisti più forti del mondo, viaggiare, conoscere nuove culture, partecipare ed essere protagonista alle Olimpiadi, ecc… E ad oggi nonostante sia qui a comunicarvi questa scelta importante della mia vita posso gridare a gran voce che amo il ciclismo, amo ancor di più andare in bici, amo allenarmi e non ho nessuna intenzione di lasciarla in garage.

Ma come tutti gli inizi c’è sempre una fine. Da quel lontano 5 maggio 2005 sono stato immerso in un sogno e viaggiato a 1000 all’ora; non rimpiango niente, anzi rifarei tutto, e con l’esperienza che ho adesso lo farei ancora meglio. La Vuelta sarà la mia ultima gara da ciclista professionista. Sono molto orgoglioso di ciò che ho fatto ma essendo un gran testardo avrei voluto fare tanto di più. Una cosa però è certa: ho dato tutto me stesso, sino all’ultima goccia di sudore e lo darò nelle prossime tre settimane. Ora è giunto il momento di godermi un nuovo capitolo della mia vita, accanto alla mia famiglia. Per i ringraziamenti ci sarà tempo i prossimi giorni ma un grazie speciale va a chi mi ha permesso con grandissimi sacrifici di diventare quello che sono. Mia mamma, mio papà e la mia compagna che mi ha regalato il dono più grande che potessi desiderare , la nostra piccola Ginevra. Grazie per esserci sempre.
Vi voglio bene”.

Un mesto addio. Fabio Aru lascia il ciclismo a soli 31 anni.

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Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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