Peter Sagan torna alla vittoria interrompendo un lungo digiuno. Un successo figlio della capacità di aspettare il proprio momento.

Peter Sagan (fonte profilo Twitter Giro d’Italia)

Alla fine del nubifragio sorge sempre l’arcobaleno. Anche a Tortoreto è accaduto lo stesso. E forse è anche un segno del destino che lo spettacolo di luci si sia verificato proprio quando è transitato sul traguardo finale della decima tappa Peter Sagan, uno che ha l’iride nel destino e stampato sui bordi delle maniche e del colletto della maglia. Un modo per ricordare i tre Mondiali consecutivi conquistati tra il 2015 e il 2017. Non c’era mai riuscito nessuno nella storia del ciclismo finché non è comparso questo fuoriclasse slovacco sulla scena internazionale.

RISCHIO

Curiosamente Tortoreto è gemellato dal 2009 con il comune belga Habay. Un posto che richiama quelle classiche del Nord a cui Sagan ha rinunciato in questo fitto calendario pur di partecipare al Giro d’Italia per la prima volta. Questione d’onore, perché la parola data ha un valore sacro, ma anche di curiosità di cimentarsi in una sfida nuova dopo tanti anni vissuti all’inseguimento dei record al Tour de France. Nella Grande Boucle ha riscritto nuovamente la storia a modo suo, vincendo per sette volte la maglia verde, simbolo della classifica a punti, e superando il primato precedente appartenente a Erik Zabel. Peter ha interpretato il Giro con la voglia di esplorare un nuovo mondo per tentare di lasciare un segno tangibile della sua presenza. Lo impone il suo spirito da conquistatore e l’animo da showman, sempre pronto a regalare una piccola perla agli spettatori. Vincere e divertire o magari divertirsi vincendo: un dogma che “Peto” ha manifestato in strada e ai microfoni dopo la tappa.

RISCOSSA

Oggi, a Tortoreto, Sagan non si è smentito. Ha vinto attaccando dall’inizio alla fine, come si interpreta una Parigi-Roubaix o un Giro delle Fiandre. Mentre spiccava il volo sull’ultimo strappo, forse avrà anche pensato alle recenti sconfitte e a quella vittoria che sembrava averlo abbandonato. In Francia, al Tour, per la prima volta aveva persino dovuto cedere lo scettro nella classifica a punti dopo quasi otto anni ininterrotti di dominio, con la sola eccezione del 2017. Ha sperimentato il patimento della carestia di successi dopo anni di abbuffate. Eppure i momenti difficili possono aiutare a trasformare l’uomo in meglio o in peggio. Nel punto più basso di una carriera costellata di acuti, Sagan ha scoperto l’importanza dell’attesa. Un cambiamento importante per un eterno bambino come il Peter Pan del ciclismo. “A volte la vittoria arriva quando non la si cerca con troppa insistenza”, ha spiegato dopo la decima tappa. Del resto, un fuoriclasse della penna come William Shakespeare, nell’opera “Otello”, si chiedeva: “Quanto poveri sono coloro che non hanno pazienza! Quale ferita guarì mai, se non per gradi?”. Peter ha vinto la sua scommessa così, con calma e pazienza. Non a caso, le virtù dei forti.

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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