Il corridore francese della Groupama FDJ si dimostra il più forte e concreto tra gli uomini di classifica sui Pirenei. Ed il ribaltone nella generale non è improbabile.

Thibaut Pinot, 29 anni, all’attacco (fonte New york Times)

Poco più di 800 chilometri separano Foix, sede dell’arrivo della quindicesima tappa sulla salita di Prat d’Albis, da Rocroi, cittadina delle Ardenne. Qui, il 19 maggio 1643, l’esercito francese agli ordini di Luigi II di Borbone-Condé sconfisse in una battaglia epica le truppe spagnole di Francisco Del Melo. Un combattimento storico perché risultò decisivo nel successo transalpino nella Guerra dei Trent’anni e contemporaneamente pose fine alla supremazia della Spagna che durava da quasi due secoli. Ieri, in maniera simile, nella terza frazione Pirenaica del Tour de France, la Marsigliese è tornata a suonare prepotente. Non per il vincitore di tappa, il britannico Simon Yates, ma piuttosto per Thibaut Pinot. Il capitano della Groupama FDJ ha chiuso al secondo posto, sfiorando una clamorosa doppietta dopo l’acuto sul Tourmalet sabato. Ha allungato in classifica sui diretti rivali, rientrando prepotentemente in lotta per la vittoria finale, con la maglia gialla distante solamente 1’50”. E lo ha fatto con una serie di trainate che hanno messo k.o. tutti, compresa la corazzata Ineos, l’attesa dominatrice della corsa.

POTENZA

Uno, due, tre, quattro. Le trainate di Pinot sulla salita di Prat d’Albis sono state tante. Come se la pioggia battente non esistesse per lui. Troppo forte il desiderio di fare un altro passo deciso verso la vittoria del Tour de France. Troppo ghiotta l’opportunità di dimostrare a tutti di essere il più forte in questa gara. Thibaut ha lasciato sul posto Geraint Thomas, Steven Kruijswijk ed i superstiti della grande selezione. Poi ha indurito le gambe di Julian Alaphilippe, il leader finora inossidabile della Grande Boucle. Quindi ha piegato la caparbia resistenza del giovane Egan Bernal. Ed infine ha regolato in volata Mikel Landa in volata per la piazza d’onore per conquistare anche i secondi di abbuono. Un vero e proprio show, da vero padrone della corsa. Non è la prima volta che Pinot vince al Tour, ma è la prima volta che i suoi scatti potenti scavano un solco così profondo. Mai fino a questo momento aveva dato l’impressione di avere una marcia in più degli altri. Dopo tanti anni da co-protagonista, Thibaut si è ritagliato il ruolo da attore principale. E non ha alcuna intenzione di mollare la presa.

DEBACLE

Le progressioni di Jumbo-Visma prima e Groupama FDJ poi hanno sancito, almeno per ora, la fine del dominio totale del team Ineos. L’ex corazzata Sky sembra aver perso vigore con il cambio di nome. La sfortuna si è accanita sui capitani, a partire dal forfait di Chris Froome. Senza il suo fuoriclasse, lo squadrone ha optato per due capitani, il vincitore dell’anno scorso Geraint Thomas ed il giovane del momento Egan Bernal. Risultato: entrambi danno l’impressione di andare forte, ma non fortissimo come Pinot in salita. E nessuno dei due è apparso più convincente dell’altro. Il colombiano paga l’inesperienza su altissimi livelli, ma ha margini di crescita impressionanti. Il gallese ha fatto tesoro della vittoria del 2018, ma non può contare sull’effetto sorpresa di dodici mesi fa. Ciò che più sorprende è la mancanza di controllo sulla corsa esercitato dal team Ineos. Sembra ormai solamente un ricordo sbiadito la vista del trenino di maglie nere in testa al gruppo intento ad imprimere un ritmo insostenibile, così asfissiante da non lasciare tempo ai rivali di attaccare il capitano. Attualmente il Dream Team che ha dominato la scena per sette stagioni sembra liquefarsi ad ogni accelerazione avversaria. Da Michal Kwiatkowski a Wout Poels: i pilastri dei successi in serie dal 2012 al 2018, con l’unica eccezione del 2014 di Vincenzo Nibali, paiono crollare di fronte al forcing altrui. Niente più “menate” infinite in testa al gruppo, con il vento in faccia. Forse anche la corazzata più forte degli ultimi anni sta conoscendo la sua Rocroi, il punto che sancisce la fine dell’egemonia. Questo non significa, però, che Parigi non possa salutare un vincitore targato Ineos. Anche al Giro 2018, Sky soffrì maledettamente all’inizio. Poi venne il Colle delle Finestre ed una cavalcata leggendaria targata Froome. Bernal e Thomas avranno preso appunti per attuare il ribaltone?

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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