Un’emozionante cerimonia d’apertura inaugura le Paralimpiadi di Tokyo 2020: il racconto dell’evento che ha aperto ufficialmente i Giochi, che vedranno impegnati 115 azzurri (63 donne e 52 uomini).

PARALIMPIADI TOKYO 2020: EMOZIONI, SPETTACOLO E… L’ITALIA. TUTTO SULLA CERIMONIA D’APERTURA

Emozioni, spettacolo e un messaggio d’uguaglianza che trasuda da tutti i pori. La cerimonia d’apertura delle Paralimpiadi di Tokyo 2020, che non viene scalfita minimamente dalle sparute proteste all’esterno dello stadio (visto l’aumento dei casi-COVID, le Paralimpiadi vengono ritenute inopportune), ha come motto “We have wings”, “Noi abbiamo le ali”: un messaggio d’uguaglianza contro chi cerca di far notare e/o risaltare le diversità degli atleti e delle persone affette da disabilità. Arriva la bandiera giapponese, portata da sei atleti paralimpici, e assistiamo al canto dell’inno da parte di una cantante ipovedente: siccome tutti possono volare ed essere grandi, ogni performer è affetto da una disabilità che però non gli ha impedito o non gli impedirà (nel caso dei bambini) di avere successo nella vita. Dopo l’ingresso dei tre agitos che vanno a rappresentare il simbolo delle Paralimpiadi e vengono posti al centro dello stadio, inizia la sfilata degli atleti: si parte dalla bandiera dei rifugiati, portata da un atleta fuggito dall’Afghanistan, e si prosegue con lo stesso paese afgano: un gesto di solidarietà nei confronti di un paese che sta vivendo le pene dell’inferno, e “partecipa” alla cerimonia inaugurale pur non avendo ufficialmente atleti, col suo vessillo portato da un funzionario di Tokyo 2020.

L’Italia sfila tra le primissime nazioni, coi nostri atleti visibilmente emozionati e accompagnati da un mix di musica disco e techno: i portabandiera sono gli atleti più rappresentativi del movimento paralimpico azzurro dopo lo sfortunato Alex Zanardi, ovvero Bebe Vio (scherma) e Federico Morlacchi (nuoto), visibilmente commossi. La sfilata delle nazioni viene chiusa dalle tre nazioni leader delle Paralimpiadi: USA, Francia e Giappone. E poi può partire lo show, prima coi fuochi d’artificio e poi con lo speaker che dà il benvenuto al para-aeroporto virtuale dell‘Olympic Stadium di Tokyo. Entra in scena una carrozzella, adibita ad aereo con una sola ala su cui è seduta una bimba di 13 anni, disabile: il piccolo aereo non spicca il volo. Ma altri atleti disabili insegneranno alla bambina come si fa a volare, usando la lingua dei segni e utilizzando ali di tutte le tipologie: lo scopo di questo elemento scenico è chiaro, dimostrare che la disabilità non può e non dev’essere un ostacolo nella vita sportiva e nella vita di tutti i giorni, e che i disabili non devono essere discriminati. Tramite varie esibizioni e dimostrazioni di straordinarietà (musicale, artistica o sportiva), la bambina viene “investita” dalla luce dell’ispirazione che, dopo il giuramento degli atleti e i discorsi del presidente del Comitato Organizzatore di Tokyo 2020 (Seiko Hashimoto) e del presidente del Comitato Internazionale Paralimpico (Andrew Parsons), quest’ultimo molto toccante ed emozionante e incentrato sull’inclusione e l’uguaglianza (con annesso progetto inclusivo #WeThe15), la porterà a spiccare letteralmente il volo su una pista virtuale. La giovane ragazza ha capito che la sua disabilità non è limitante, e spicca il volo verso una nuova vita: We have Wings, Noi abbiamo le ali, come recita il motto.

In chiusura, ecco il momento più atteso: Yui Kamiji (bronzo nel tennis wheelchair), Uchida (specialista della boccia) e Morisaki (sollevamento pesi) portano le tre piccole fiaccole che andranno poi ad accendere il tripode e dichiarare ufficialmente aperti i Giochi Paralimpici di Tokyo 2020. Le torce erano state passate loro da un medico, un’infermiera e uno specialista in protesi, figure spesso fondamentali nel percorso paralimpico. E la fiamma viene accesa: le Paralimpiadi di Tokyo 2020 possono iniziare, con l’Italia subito protagonista nel nuoto e non solo: gli azzurri portano la spedizione più grande di sempre, con 115 atleti che cercheranno di portare a casa moltissime medaglie.

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Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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