Un anno fa il ciclista Elia Viviani vinceva l’omnium all’Olimpiade di Rio. Ecco la lettera scritta dalla nostra lettrice Gloria Romano e dedicata al ciclista di Italia Team.

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Il ciclista Elia Viviani, 28 anni, ha vinto la medaglia d’oro nell’omnium a Rio 2016

Elia, te lo ricordi il 15 Agosto 2016? Come dimenticarlo, d’altronde. Rio de Janeiro, Velodromo Olimpico per l’esattezza, il teatro dei Giochi della Olimpiade numero XXXI.

La tua gara è quella dell’omnium: un minestrone di specialità che mettono in mostra solo alcune tra le qualità migliori che il ciclismo e i ciclisti sono capaci di trasmettere al pubblico. Un mix letale di abilità specifiche: dallo sprint puro quasi animalesco, alla precisione millimetrica della cronometro. Una lotta contro il tempo che diventa sfida al controllo dell’istinto, per poi lasciargli libero sfogo al momento più opportuno. Per questo motivo l’omnium si chiude con una corsa a punti, e quei punti o li vai a conquistare o ciao, arrivederci alla prossima edizione.

La tua corsa, Elia. Lo è sempre stata. Eppure si è fatta desiderare così a lungo. Si è fatta rincorrere sin da quando eri solo un bambino, passando per le Olimpiadi di Londra 2012 in cui non avevi saputo esprimere al meglio tutto il tuo potenziale. Un ricordo che brucia, a cui poi è andato ad aggiungersi il quarto posto ai Mondiali su pista del 2016 sempre nella capitale inglese. Millequattrocentosessanta giorni di attesa, di allenamenti nella solitudine della pista in cui sfidi tutto e tutti, o forse solo te stesso. Millequattrocentosessanta giorni di privazioni e sacrifici, per poi ripresentarti al via di quella stramaledetta corsa a punti dall’altra parte del mondo.

Quattro anni dopo. Tutto che va secondo i piani, tu che controlli a vista Mark Cavendish che, a detta dei media, è il favorito indiscusso. Eppure avete versato la stessa quantità di sudore e tolto lo stesso tempo prezioso alla famiglia, perchè dovrebbe meritarlo più di te? Tocca spogliarsi dell’umiltà e gentilezza che ti caratterizzano per vestire i panni del guerriero senza scrupoli, in una battaglia in cui puoi contare su un’arma in più: l’effetto sorpresa. Ma al giro numero 100 tutto sembra sgretolarsi di nuovo con una caduta tanto brutale quanto inaspettata, causata dallo stesso corridore inglese. Tu che ti rialzi, tra lo stupore generale, e riprendi la corsa e punto dopo punto, un po’ acciaccato, vai a prenderti quella medaglia d’oro che sognavi dall’attimo esatto in cui sei salito su una bicicletta per la prima volta. Eri in mondovisione quel giorno e l’abbraccio con i tuoi genitori a bordo pista è stata una delle dimostrazioni di affetto più intime mai condivise.

A trecentosessantacinque giorni di distanza mi piacerebbe chiederti se hai finalmente trovato le parole per descrivere quel tipo di emozione. Se hai smesso di commuoverti al solo pensiero o se ancora non lo hai realizzata appieno. Vorrei sentirti descrivere istante per istante quella corsa, partendo dalla tensione prima della partenza fino al momento in cui hai sfilato il casco per cantare l’inno di Mameli. Ma più di tutto Elia, ti chiederei di raccontare il momento della caduta e di come hai saputo reagire tornando a combattere per salvare il tuo e il nostro sogno. Vorrei sapere quel che si prova a rinascere dalle proprie ceneri. Lo chiamano spirito olimpico, giusto? E tu quel 15 agosto 2016 lo hai rappresentato al meglio, come dimostra il colore della medaglia che ancora custodisci gelosamente. Perchè, dopotutto, i successi vanno e vengono, ma quel posto sull’Olimpo vale la Gloria di una vita intera.

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