Il paraciclismo alle Paralimpiadi. Ivano Pizzi, Jenny Narcisi e il paraciclismo italiano a Rio 2016 e alle Paraolimpiadi del passato con le nostre storie.
L’ITALIA DEL PARACICLISMO
Questa disciplina rappresenta uno dei punti di forza dell’intero movimento paraolimpico. Moltissime medaglie provengono da questo settore, grazie ad un drappello di atleti sempre competitivi e particolarmente proficui. Questo sport si è diffuso solamente dagli anni ’90, con sviluppi tecnologici molto importanti ed attrezzature all’avanguardia. Con questi cambiamenti si è arrivati a ridefinire le categorie del paraciclismo:
C (Cycle – Biciclette normali): 1-2: Atleti con disabilità e amputazioni meno gravi;
T (Tricycle – Tricicli) 1-2: Atleti con disabilità che ne compromettono l’equilibrio;
H (Handbike – Biciclette a mano) 1-5: Atleti con tetraplegie, paraplegie e amputazioni;
B (Blind – Ciechi con tandem): Gli atleti gareggiano in coppia con ciclisti vedenti.
L’Italia ha attinto continuamente da questo settore, riuscendo ad accaparrarsi sempre diverse medaglie.
VITTORIO PODESTA’: LA TENACIA
La storia di Vittorio Podestà è incredibile. Rimasto paralizzato in seguito ad un incidente nel 2002, ha iniziato a praticare la handbike, raggiungendo risultati incredibili. La sua crescita è stata certificata dalle Olimpiadi a cui ha preso parte, Pechino 2008 e Londra 2012. Arrivano bronzo ed argento, ma la consacrazione avviene a Rio 2016, con il trionfo a cronometro e nella staffetta.
L’ITALIA ALLE OLIMPIADI
Gli azzurri hanno conquistato 22 medaglie nei Giochi Paralimpici. A Londra 2012 sono arrivati 4 ori, 3 argenti e 3 bronzi. A Rio 2016 il bottino è stato di 5 ori, 2 argenti e 5 bronzi.