Manca poco all’inizio dell’edizione del Giro d’Italia numero 100. Andiamo a ripercorrere insieme i momenti più intensi e significativi della corsa rosa.
L’ALBA DI UNA NUOVA ERA
Come tutte le belle storie, anche la favola del Giro d’Italia ha un suo incipit. E le sue radici risalgono ben prima di quello storico 13 maggio 1909. Un evento così speciale, capace di collegare ed unire un’intera nazione, non può essere progettato da un momento all’altro. L’eco del successo del Tour de France, nato nel 1903, si fece sentire anche oltre le Alpi transalpine. In Italia l’idea di creare qualcosa di analogo sorse per prima alla Gazzetta dello Sport. Tuttavia, era necessario dotare il panorama azzurro di un movimento ciclistico su strada consistente. Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, le due ruote più popolari erano quelle che popolavano i velodromi. Così, fu necessaria una certa campagna mediatica per portare all’attenzione del pubblico dell’epoca la trasposizione del ciclismo dalla pista alla strada. Il primo tassello in questo senso era stata la prima Milano-Torino del 1876. Una bella iniziativa, rimasta a lungo un lampo isolato. Nel 1905 fu allestita una “Corsa Nazionale”, una sorta di anticipazione del Giro d’Italia. Nello stesso anno, si corse anche il Giro di Lombardia e due anni più tardi toccò alla Milano-Sanremo. Tuttavia, all’interno della Gazzetta c’era non poco scetticismo circa la realizzazione della corsa rosa, a causa della mancanza di grandi fondi. Fu solamente grazie alla figura di Tullo Morgagni, caporedattore del quotidiano sportivo, se il progetto riuscì a decollare. Questi aveva saputo dell’intenzione del Corriere della Sera di organizzare una competizione ciclistica su scala nazionale. Anticipando il progetto di allestire il Giro d’Italia 1909, permise alla Gazzetta di accaparrarsi la maternità della corsa e di dare origine ad una manifestazione entrata nel cuore dei tifosi.
L’UOMO DEL DESTINO
Se il 13 maggio 1909 rappresenta l’inizio di una storia incredibile, serve anche un personaggio significativo per questo incipit. E chi potrebbe essere se non Dario Beni? In fondo, questo giovane ciclista romano sembra avere già scritto nella data di nascita il proprio destino. La prima tappa del primo Giro d’Italia della storia può vincerla solamente un atleta nato… il 1 gennaio! Proprio così, il fato si diletta a premiare questo ragazzo appena ventenne al momento della partenza dal Rondò di Loreto. Forse, c’è proprio l’intervento della buona sorte dietro lo scivolone di Luigi Ganna al momento dell’ingresso dell’ippodromo Zappoli di Bologna. Una caduta che non avrà gravi conseguenze sul ciclista, poi vincitore della prima corsa rosa. Il suo infortunio lascia via libera agli avversari. Beni si impone con tenacia ed un fiuto per la vittoria non indifferente.
UN ATLETA DI SPESSORE
Non è solo merito della fortuna. Probabilmente, vista anche la giovane età, in pochi conoscono il suo reale potenziale. Sempre per uno strano gioco del destino vincerà l’ultima tappa del Giro 1909, finendo sesto nella classifica generale. L’uomo che ha aperto la prima corsa rosa chiude simbolicamente quell’edizione, ma spiana la strada ai successori. Nel 1909 diventerà anche campione d’Italia, titolo bissato due anni più tardi. Sempre per un altro scherzo del destino, vincerà la sua terza ed ultima tappa al Giro sempre con una partenza da Milano ed un arrivo a Bologna, nel 1911. Non una frazione come le altre, ma la sua gara. La tappa di Dario Belli, il precursore dei precursori.
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