“In famiglia c’é Andrea, il mio fratello maggiore, che sin da piccolo aveva inventato un gioco, organizzare le Olimpiadi….La particolaritá é che lui ed io eravamo gli unici atleti che gareggiavano in rappresentanza di tutte le nazioni… Non so com’é, ma vinceva sempre l’Italia, tranne che nel salto dal trampolino e nello sci di fondo, dove vinceva la Finlandia. Ma nel fondo non sarebbe stato cosí per sempre…”. Manuela Di Centa racconta così la primissima avventura a Cinque Cerchi sulla sua pagina personale, un gioco in famiglia, la voglia di vincere e l’idea chiara degli avversari da battere. Quando Manuela era piccola dominavano la Finlandia e i paesi del nord, poi è arrivata questa ragazza di Paluzza e i colori azzurri sono saliti sul podio dello sci di fondo. Manuela non è stata sola in questa impresa, Stefania Belmondo è stata rivale e spinta fondamentale nella determinazione di Manuela a dare sempre il meglio. Una rivalità vera, di due campionesse, di due vincenti, a volte forse ingigantita dalla stampa, visti i risultati ottenuti da entrambe poco importa, lo sci di fondo è diventato casa e orgoglio dell’Italia grazie a loro. Ad appena 17anni Manuela Di Centa fa il suo debutto nella nazionale azzurra, poi ai Mondiali di Oslo del 1982 un primo piazzamento di rilievo, con l’ottavo posto nella 5km e due anni dopo partecipa alle olimpiadi invernali tanto sognate, quelle di Sarajevo 1984. Non è ancora il suo momento e il podio è lontano, ma la sua crescita è continua e lo dimostrano i risultati che migliorano fino a portarla alla sua seconda partecipazione ai giochi invernali di Calgary 1988. Manuela non è da medaglia, ma il suo obiettivo è sempre più vicino. Il primo podio nella 10km è un argento a gennaio 1989 e l’anno successivo la prima vittoria. All’orizzonte però compare Stefania Belmondo e negli anni che precedono Albertville 1992 sono loro a infuocare il fondo azzurro femminile rendendo l’avvicinamento all’appuntamento olimpico sempre più appassionante.
Delusione Albertville e riscatto Lillehammer
Manuela sembra pronta questa volta, l’Italia si aspetta molto, ma la Francia non è il suo palcoscenico. A brillare in questa edizione è Stefania Belmondo che per i colori azzurri conquista un oro, 2 argenti e un bronzo nella staffetta, che vede sul podio anche la Di Centa. Non era questo però il sogno voluto dalla sciatrice azzurra. Da Albertville 1992 a Lillehammer passano appena due anni, ma qualcosa cambia nella vita da fondista di Manuela. Seguita dal tecnico Benito Moriconi, già suo allenatore nella squadra azzurra di fondo, Manuela spicca il volo. Nel 1994 nessuna ha la sua forma fisica e la sua grinta e ai giochi in Norvegia il podio è la sua nuova casa: due ori, due argenti e un bronzo brillano al suo collo alla fine delle olimpiadi di Lillehammer 1994. Un bottino incredibile che la rende regina assoluta delle nevi norvegesi. Il 1994 non è finito però, la Coppa del Mondo chiama e il lavoro della Di Centa prosegue. Rinunicia alla festa di Casa Italia, rinuncia allo svago e si rimette all’opera vincendo la 30km di Lahiti in Finlandia con appena due secondi di vantaggio su Stefania Belmondo, rientro in Italia di pochi giorni per nuovi allenamenti e poi di nuovo sulla neve, a Falun in Svezia, per la 10km stravinta con un distacco di 35 secondi. Manuela alza la Coppa del Mondo, successo che bisserà anche nel 1996.
I fratelli Di Centa commuovono Torino 2006
Alla sua ultima partecipazione olimpica, Nagano 1998, la grinta sembra essersi affievolita, le piste giapponesi lasciano comunque il ricordo di un’altra medaglia, il bronzo nella staffetta, poi Manu annuncia il suo ritiro dalle competizioni. Lo sport resta però la sua dimensione e come membro del CONI scrive un’altra pagina della storia dello sci di fondo. Alle olimpiadi invernali di Torino 2006 è stata lei a premiare il fratello Giorgio Di Centa, vincitore della 50km di fondo. “È stato uno dei momenti più intensi della mia vita. Premiare Giorgio di fronte al mondo, durante la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi, in quanto dirigente sportiva, in una dimensione diversa rispetto a quella di atleta, è stata una delle emozioni più belle. Un momento di storia quasi impossibile da ripetere”, ha detto in seguito in un’intervista al Messaggero.
Le accuse di doping
Sui tanti successi e le soddisfazioni sportive cala pesante un macigno: lo scandalo doping. Nel docufilm finlandese “Sinivalkoinen vahle” uscito nel 2012 viene coinvolto tutto lo sci di fondo, con Sandro Donati a guidare la cordata di accuse verso gli italiani: “Manuela Di Centa ha fatto sicuramente uso di Epo” le sue parole dell’epoca. Non finisce qui, Donati prima responsabile del settore atletica e in seguito consulente Wada-l’agenzia mondiale Antidoping fa uscire un libro intitolato “Lo sport del doping, chi lo subisce, chi lo combatte”. In quasi 300 pagine Donati smantella le vittorie azzurre e quelle internazionali nel ciclismo e nello sci di fondo citando Bugno, Chiappucci, Fondriest, Moser per il ciclismo e De Zolt, Albarello, Fauner nel fondo, oltre alla già accusata Manuela di Centa. La campionessa azzurra tuttavia non è mai risultata positiva a nessun controllo antidoping effettuato e ha risposto così alle accuse: “Fa riferimento al mio malore del ’94 dicendo che poteva essere una conseguenza di eventuali pratiche legate al doping, ma questa è una cosa grave da parte di Donati perchè in quella occasione sono stata male, ho rischiato la vita per una malattia che mi ha costretto all’asportazione di 40 centimetri di intestino. Ho fatto fatica a guarire e a rimettermi in condizione per tornare alle gare e vincere ancora”.
L’ombra è passata e Manuela Di Centa si è potuta concentrare su altri impegni come festeggiare il ritorno a Lillehammer a 22 anni di distanza dai suoi successi olimpici. La visita a “Lille” ad aprile 2016 è stata un’occasione per rivivere le emozioni di quei momenti e noi aspettiamo di poterle rivivere in futuro con altri atleti azzurri, sapendo però che il sorriso di Manuela in quelle gare resta imbattibile.