La federazione italiana decide di non partecipare alle Olimpiadi 1896 per questioni economiche, ma un azzurro in gara c’è stato, forse due. I primi giochi dell’epoca moderna sono ricordati anche per l’incredibile storia di Carlo Airoldi e la sua maratona mancata oltre per l’incognita rappresentata dal Conte Angelo Porciatti.
L’ITALIA AI GIOCHI OLIMPICI 1896
Per Coni, Cio e Unione Italiana di Tiro nessun atleta italiano ha partecipato alle prime olimpiadi dell’epoca moderna ad Atene 1896. Dalle pagine de “La Nazione” del 10 aprile 1896 risulta tuttavia l’iscrizione dei fratelli Paolo e Luigi Marchand, costruttori di bici e di automobili a Piacenza, Angelo Porciatti del Veloce Club Grosseto, Vincenzo Baroni del Circolo di Scherma Pini di Cantù, Roberto Minervini del Tiro a Segno Napoli e Carlo Airoldi, ultramaratoneta con bicipiti gonfi e baffi a manubrio. Ai loro nomi si aggiunge quello di Giuseppe Rivabella e la sua partecipazione alle gare di tiro. Ufficialmente però nessuna delegazione italiana parte per la Grecia.
GIUSEPPE RIVABELLA, IL SOLO ATLETA ITALIANO IN GARA
Solo grazie a un giornalista greco si scopre che il Cavaliere Giuseppe Rivabella, ingegnare da 15 anni sul suolo ateniese, partecipa alla gara di tiro a segno con fucile da 200 metri alle prime Olimpiadi dell’epoca moderna di Atene 1896. Una scoperta che cambia le carte in tavola della storia olimpica azzurra. Ad Atene, alle prime olimpiadi un italiano c’era e ha gareggiato. Non ha però fatto alcun viaggio, è solo uscito di casa e si è recato al poligono di tiro di Kallithea. A dare il via alle competizioni il Principe Nicola davanti a 61 partecipanti, di 39 tiratori ora si conoscono i nomi e tra di loro ci sono 11 stranieri, Rivabella è tra questi. La gara che vede impegnato l’azzurro è la prima, su 5 in totale e dura due giorni, non si conosce il suo piazzamento al termine, ma non risulta essere tra i primi 12. A vincere la gara è Pantelis Karasevdas, 19 anni, che non sbaglia un colpo, secondo Paulos Pavlidis e terzo Nikolaos Trikoupes.
IL VIAGGIO DI CARLO AIROLDI, CAMPIONE SENZA MEDAGLIA
Un viaggio di 28 giorni, oltre 2 mila chilometri percorsi e nessun lieto fine. La storia di Carlo Airoldi rappresenta la determinazione e la passione per lo sport, ma anche la dura realtà, quella in cui l’eroe non sempre vince. Deciso a partecipare alle Olimpiadi 1896 volute dal barone Pierre de Coubertin questo operaio di Origgio intraprende un viaggio da Milano ad Atene per prendere parte alla maratona. Una volta arrivato in Grecia la prima grande delusione, il principe Costantino presidente onorario del Comitato Olimpico, non concede ad Airoldi di partecipare alla gara perché ritenuto professionista e quindi non idoneo alle regole di De Coubertin. Le 500 pesetas vinte dall’italiano nella corsa in 12 tappe Torino‐Marsiglia‐Barcellona sono il motivo del no. Airoldi, deciso comunque a gareggiare, si presenta alla partenza del 12 aprile e mischiandosi alla folla inizia a correre. Riesce ad arrivare allo stadio Panathinaiko, quando un giudice lo blocca e gli impedisce di andare oltre, Airoldi può solo sentire le urla dello stadio e lo sparo dei canoni quando Spyridion Louis, greco, taglia per primo il traguardo della Maratona. Il podista lombardo passa una notte in cella poi gira le spalle alla Grecia e torna a casa.
IL MISTERO DI ANGELO PORCIATTI
Un altro nome si intreccia a quelli di Airoldi e Rivabella nelle olimpiadi di Atene, è quello del Conte Angelo Porciatti. La storia del Presidente del Veloce Club di Grosseto e il suo viaggio sono stati scoperti dal giornalista Marco Impiglia, in un’edizione de Il Ciclista, settimanale di Milano diretto da Eliso Rivera. In diversi articoli, che coprono l’arco di tempo che va dal 5 marzo al 23 aprile del 1896, Porciatti viene menzionato come “un simpatico dilettante che abbiamo ammirato lo scorso anno e si è iscritto alle corse ciclistiche di Atene”. In seguito si apprende che il Conte inizierà la sua preparazione olimpica a Roma e che si è iscritto alle gare di velocità. La rivista segue con costanza le prime olimpiadi moderne e nel numero del 16 aprile, terza giornata di competizioni, vengono riportati i risultati delle gare di tiro, ma stranamente non si parla di Rivabella. Ad Atene tuttavia non si stilavano liste di partenza dei partecipanti e alla fine venivano registrati solo i primi tre posti. Per questo Il Ciclista, raccontando della sesta giornata scrive solo poche righe sul ciclismo “le gare dei 2000 metri e il giro di pista furono vinte dal francese Masson e nelle quali era iscritto anche Angelo Porciatti”. Difficile interpretare il significato di queste parole e dell’enfasi posta su “iscritto” senza aggiungere altro. Porciatti si è presentato ad Atene, ma non ha partecipato? La sua iscrizione è stata rifiutata? Si è ritirato? La sola cosa certa è la decisione della rivista di dedicare un lungo ritratto a Porciatti dopo la fine dei Giochi, in cui si ha un piccolo chiarimento in più: “Prese parte in questi giorni alle corse ciclistiche di Atene, benché senza risultato”. Porciatti sembra quindi aver preso effettivamente parte alle gare ed è probabile che per il suo allenamento iniziato troppo tardi ha finito negli ultimi posti. Poi Porciatti sparisce e questo è un altro tipo di mistero.
IL MEDAGLIERE DELLE OLIMPIADI 1896
Nessuna medaglia per Giuseppe Rivabella l’unico italiano riconosciuto che ha preso parte alle Olimpiadi 1896, impegnato nel tiro a segno. Resta il rammarico per divieto di partecipare a Carlo Airoldi, perché considerato professionista e medaglia quasi sicura nella maratona.