Cassius Clay, Abebe Bikila, Wilma Rudolph, le sorelle Press. E poi Livio Berruti, Nino Benvenuti, Giuseppe Delfino e i fratelli D’Inzeo. Tutti campioni entrati nella leggenda che, in un momento preciso della storia dello sport, si sono trovati ad affrontare la medesima manifestazione. La città nella quale fu possibile ammirare le gesta di tutte queste leggende fu Roma.

Alle Olimpiadi organizzate nella città eterna presero parte alcuni degli sportivi che hanno segnato la storia a cinque cerchi dell’intero Novecento. Un evento che è rimasto impresso nella mente degli italiani: Roma 1960 venne organizzata in un Paese che si trovava nel pieno del boom economico, un processo che ne avrebbe cambiato per sempre la società. E che proprio organizzando una manifestazione di questo genere dava prova di essersi lasciato alle spalle la distruzione e la miseria del secondo dopoguerra. Un’Olimpiade che però ebbe un peso importante non solo per l’Italia, bensì per il mondo intero. Al punto che l’autore statunitense David Maraniss ha intitolato il suo volume dedicato ai Giochi italiani “Roma 1960. Le Olimpiadi che cambiarono il mondo”.

La caduta di Knud Enemark Jensen, primo atleta dopato

Le Olimpiadi del 1960 furono le prime, organizzate dopo la fine della Seconda guerra mondiale, a tornare ai fasti del passato ma, allo stesso tempo, segnarono un momento di svolta nella concezione stessa di Olimpiade moderna. Fu proprio con Roma 1960 che l’idea decoubertiniana con la quale erano nati i Giochi sparì definitivamente (dopo che Berlino 1936 l’aveva, per la prima volta, accantonata). Iniziarono a comparire i primi sintomi di un cambiamento profondo che avrebbe toccato tutto il mondo dello sport: il doping (il ciclista danese Knud Enemark Jensen fu il primo dopato della storia a Cinque Cerchi), l’uso massiccio degli ultimi ritrovati tecnologici e le sponsorizzazioni.

Roma 1960 fu anche la prima edizione dei Giochi trasmessa in mondovisione: inutile sottolineare che, nel contesto della Guerra fredda che avrebbe caratterizzato la storia mondiale ancora per quasi trent’anni, questa rappresentava il migliore palcoscenico possibile per le due superpotenze.

Abebe Bikila trionfa nella maratona…scalzo

Un evento grandioso, a partire dalla cerimonia d’apertura, durante la quale la bandiera degli Stati Uniti, per la prima volta nella storia delle Olimpiadi, venne portata da un atleta nero. Lewis Johnsons portò il vessillo a stelle e strisce all’interno dello Stadio Olimpico, capitanando una squadra che avrebbe scritto pagine di storia sportiva indimenticabili. Basti pensare alla medaglia d’oro nella boxe vinta nella categoria mediomassimi da Cassius Clay nella sfida contro il polacco Zbigniew Pietrzykowski. O ai successi di Wilma Rudolph, che riuscì a conquistare ben tre medaglie d’oro nella velocità: 100, 200 e 4×100 ebbero lei come protagonista. Risultati ancor più eccezionali, se si pensa che fino a 12 anni la ragazza, colpita dalla poliomielite da piccolissima, aveva dovuto utilizzare uno strumento correttivo per camminare correttamente.

Se gli Stati Uniti poterono scrivere pagine di storia sportiva così importanti, non bisogna dimenticare che la corsa al medagliere venne vinta nettamente dall’Unione Sovietica. L’URSS, infatti, conquistò la bellezza di 103 medaglie, 43 delle quali d’oro. La comitiva a stelle e strisce, invece, si dovette accontentare di “appena” 71 allori, dei quali 34 composti dal metallo più prezioso.

Roma 1960: i successi azzurri

Ma a ben figurare furono anche gli atleti padroni di casa. Nel medagliere, infatti, l’Italia si piazzò dietro solamente ai due colossi per numero di ori (13) e al quarto posto se si prendono in considerazione tutte le medaglie conquistate: la Germania chiuse con 42, gli azzurri si fermarono a 36.

Alcune di quelle 36 medaglie sono rimaste nella storia dello sport azzurro. Una su tutte le altre, ovviamente, è quella conquistata da Livio Berruti, primo europeo a vincere l’oro nei 200 metri piani. Saranno solamente tre, dopo di lui, i rappresentanti del vecchio continente a riuscire nell’impresa.

Non va dimenticata, inoltre, la grandissima prova della squadra di boxe azzurra. I pugili italiani si imposero nel medagliere, conquistando 3 ori, altrettanti argenti e 1 bronzo. A primeggiare furono Francesco Musso (piuma), Nino Benvenuti (welter) e Francesco De Piccoli (massimi). Così come furono impressionanti anche le prestazioni della squadra di ciclismo (7 medaglie su 18) e di scherma (6 su 24).

Insomma, Roma 1960 è stata un’Olimpiade importante per la storia di questa competizione. Un’Olimpiade che non verrà dimenticata. L’Olimpiade che cambiò il mondo.

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Federico Sanzovo
Neolaureato e aspirante giornalista, scrivo su carta dal 2008. Sono tra i fondatori di Azzurri di Gloria. Mi occupo di blogging, web writing e social media managing. Amo il web, ma il profumo della carta stampata...

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