Il caldo di Barletta, l’eco di Mosca. È l’estate del 1980: è il momento di brindare bevendo da quel bicchiere che porta ancora quella sbeccatura. Molti anni prima mamma Vincenza aveva tentato di colpire Pietro in pieno volto, lanciandoglielo addosso: non voleva che suo figlio corresse, desiderava che diventasse altro, magari un bel medico.
Così “La freccia del sud”, il film prodotto recentemente dalla RAI, racconta il rapporto tra una casalinga conservatrice, un sarto accondiscendente e un talento purissimo, frutto dell’amore dei primi due. Tutto inizia per le vie di Barletta, assolate e poco popolate. Pietro corre per consegnare i capi che suo padre confeziona per i suoi compaesani. Un giorno vede i ragazzi della società sportiva AVIS allenarsi: diventa subito uno di loro. Adesso indossa un paio di scarpe da corsa e non corre più solo per se stesso.
Nel 1968 Mennea prende parte dalle gare giovanili di Termoli, dove conosce Carlo Vittori (interpretato da Luca Barbareschi nel film) che diventerà il suo allenatore. Il ragazzo di Barletta si allena ossessivamente con lo scopo di emulare le gesta dell’afroamericano Tommie Smith, il primo uomo al mondo ad aver corso i 200 metri piani in meno di 20 secondi.
Il debutto olimpico di Mennea avviene alle Olimpiadi di Monaco 1972: in Germania arriva un bronzo nei 200. Il mondo scopre la dirompenza della giovane “freccia del sud”. Smaltita la delusione di Montreal ’76 (dove Mennea non conquistò nemmeno il podio nella finale dei 200), il riscatto del ragazzo di Barletta arriva alle Universiadi di Città del Messico ‘79, alle quali partecipa in qualità di studente di scienze politiche: il primato stabilito da Tommie Smith crolla, i 19’’72 di Mennea diventano il nuovo record mondiale.
Le Olimpiadi di Mosca 1980 è l’ultima chiamata per l’oro. Prendervi parte, però, non è facile. In seguito all’invasione sovietica dell’Afghanistan, gli Stati Uniti hanno deciso di boicottare i Giochi e hanno invitato i Paesi firmatari del Patto Atlantico a prendere la medesima decisione. A differenza di altri atleti italiani, Mennea non fa parte di alcun corpo militare: è grazie a questo escamotage che può partire per l’Olimpiade, per poter sfidare se stesso e realizzare il suo sogno. Finale dei 200 m: arriva l’oro. Barletta festeggia davanti alle immagini di Mennea e Vittori: i due si stanno abbracciando, hanno vinto insieme.
Pietro è stato molte cose: l’aspirazione di una famiglia di umili origini, il riscatto di un’intera regione, tre medaglie olimpiche e quattro lauree (in Giurisprudenza, in Scienze politiche, in Lettere e in Scienze motorie, ndr). Recentemente gli stato persino intitolato il treno Frecciarossa 1000, un mezzo abituato a prendersi gioco del tempo come solo Pietro sapeva fare. Mennea è la dimostrazione che credere significa potere. Hai smesso di sfrecciare il 21 marzo del 2013: ci manchi, Campione.
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