Sono trascorsi 10 anni dall’impresa di Francesca Schiavone al Roland Garros 2010. La tennista milanese è stata la prima tennista italiana a conquistare una prova del Grande Slam.

Francesca Schiavone, vincitrice del Roland Garros 2010 (fonte corriere.it)

“Carpe diem”. L’importanza di cogliere l’attimo, di godersi e vivere pienamente il momento è probabilmente uno dei messaggi più celebri delle odi del poeta latino Orazio. Un mantra che si può applicare perfettamente al tennis, uno sport in cui l’importanza dei momenti fa la differenza tra vincere e perdere. L’attimo da acchiappare spesso ha le sembianze di una pallina da armeggiare con cautela e coraggio. Dentro o fuori, a volte anche per questione di millimetri. E la partita può diventare un insieme di scalini verso l’apoteosi o la rapida discesa verso l’inferno. Francesca Schiavone ha saputo sfruttare moltissime occasioni create durante il suo percorso. Lo ha fatto con il suo stile da guerriera o, per meglio dire, da leonessa, il suo soprannome. La vera grande chance si è presentata il 5 giugno 2010, data della finale del torneo femminile singolare del Roland Garros.

ANOMALIA

Il torneo francese si è rivelato decisamente anomalo, contro ogni previsione. La terra rossa parigina si è rivelata una trappola pericolosa per tantissime stelle. Le sorelle Williams salutano il torneo a quattro giorni di distanza l’una dall’altra. Venus esce di scena agli ottavi, mentre Serena resiste fino ai quarti. L’ecatombe delle favoritissime prosegue. Cade anche la numero tre al mondo, Caroline Wozniacki. Alle semifinali vengono eliminate anche la numero quattro Jelena Jankovic e la numero cinque Elena Dementeva. L’ultimo atto riguarda la settima testa di serie, l’australiana Samantha Stosur, e appunto Francesca, diciassettesima in classifica. Insomma, una sfida tra outsider di lusso.

OPPOSTI

Tatticamente, Schiavone-Stosur è una partita tra stili di gioco perfettamente opposti. Francesca aggredisce la pallina, toglie ritmo e spazio all’avversaria cercando soluzioni complesse e costringendo la dirimpettaia dall’altra parte della rete a improvvisare il colpo. Samantha, invece, preferisce affidarsi allo scambio da fondo campo. Si serve della potenza per far muovere la rivale e piazzare il colpo vincente. Apparentemente un tennis molto più ragionato e controllato. Se l’italiana punta sul top spin, arrotondando le sue traiettorie diaboliche, l’australiana replica con un impatto sulla pallina principalmente di piatto. Rovescio a una mano per Francesca, bimani per Samantha. Gli ingredienti per una finale spettacolare ci sono e la partita rispetta comunque le aspettative.

IL MATCH

Quando due giocatrici non abituate a disputare un match decisivo si incrociano tra loro, la tensione è la protagonista indiscussa. Servizi robusti e tante imprecisioni qua e là nella costruzione della trama del gioco. L’equilibrio si spezza sul 4-4. Francesca sceglie la sua filosofia. Dentro o fuori, punto a favore o contro, senza attendere. L’aggressività della milanese manda in tilt la Stosur, abituata a cercare un ritmo familiare e più armonioso, lontano dal rock suonato dalle volée dell’avversaria. C’è il break. Ma la battaglia ancora non è finita. Infatti Samantha trova la forza per portarsi 15-30 sul servizio dell’italiana. Annulla anche un set point. Tuttavia qualche crepa fa capolino nella sua armatura. Il lato sinistro, quello del rovescio, non è così solido. È lì che affondando la pallina nella rete regala il primo set. La musica sembra cambiare nel secondo incontro. Il colpo piatto e potente della numero sette al mondo crea più di un grattacapo alla Schiavone. E Francesca si disunisce per la prima volta. Perde il servizio a 15 e vede lo spettro della rimonta. Fino al 4-2, servizio Stosur. Lì la milanese coglie l’attimo sotto forma della pallina lanciata dal servizio avversario. Ci si avventa e spara una diagonale di rovescio impeccabile all’incrocio delle righe. C’è ancora vita. È l’inizio della riscossa. Arriva il controbreak grazie a un dritto in corridoio dell’australiana. Parità perfetta fino al tie break. Si procede a braccetto sul 2-2. Poi il lampo: palla corta dell’italiana, che è il preambolo a una perfetta volée di rovescio. È un crescendo di emozioni. Francesca prima parla da sola, cercando la concentrazione. Poi arriva un altro punto sempre a rete. Quindi un nuovo dritto vincente e un altro colpo al volo di rovescio, cancellando così il passante velenoso dell’avversaria. Schiavone salta di gioia. Manca solo un ultimo scalino verso il Paradiso tennistico. Ci pensa la Stosur a rompere la tensione: steccata di rovescio che finisce in tribuna e partita finita. Francesca è nella storia: è la prima italiana a vincere un torneo del Grande Slam. Un’impresa immortale, firmata da una leonessa senza paura, capace dieci anni dopo di festeggiare anche una nuova vittoria, decisamente più importante: quella contro un tumore. Del resto, la stoffa è sempre quella della campionessa-guerriera, con o senza una racchetta.

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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