Un casco dorato che sfreccia, solitario, davanti a tutti, in uno sforzo che risulterebbe immane a qualsiasi essere umano e viene reso quasi ”facile” da un campione assoluto: Pietro Piller Cottrer per molti anni è stato identificato con quel casco, un segno distintivo come lo era stata la bandana per Pantani, e ha emozionato l’Italia intera per oltre un decennio a suon di vittorie e imprese in una disciplina, lo sci di fondo, che è l’espressione massima della fatica e del duro allenamento.
Pietro Piller Cottrer, per i posteri ”Caterpiller”, nasce a Pieve di Cadore il 20 dicembre 1974, e spende la maggior parte della sua vita a Sappada, respirando sin da piccolo l’aria dello sci e dello sci nordico: l’approdo allo sci di fondo e all’agonismo, dunque, è quasi naturale, come lui stesso ha raccontato in svariate interviste, e dopo qualche difficoltà ecco arrivare l’esordio in Coppa del Mondo all’età di 20 anni.
Un esordio che non lascia il segno (90° posto, si gareggiava a Sappada), d’altronde si sa che i fondisti solitamente ”maturano” dopo i 25 anni e hanno carriere molto longeve, ma nel 1997 ecco la prima gioia della carriera per colui che diventerà Caterpiller a suon di vittorie e fughe nelle gare individuali: il giovane Piller Cottrer, infatti, entra nella storia riuscendo a vincere la 50km tecnica libera a Oslo, su una pista, quella di Holmenkollen, che sino ad allora non aveva mai visto trionfare un atleta italiano. Un successo, quello norvegese, che fa ben sperare per i Giochi Invernali di Nagano 1998, ma Pietro, che allora si era iscritto solo alla 50km in quanto le distanze brevi vedevano in gara azzurri più esperti di lui, incappa nella sfortuna: dopo aver formato un terzetto tutto italiano in testa alla gara con Fauner e Pozzi, infatti, Piller Cottrer trova un punto con la neve ”marcia”, e cade restando impigliato per qualche minuto nelle reti di protezione.
Addio alla medaglia dunque, una medaglia che arriverà 4 anni più tardi ai Giochi Olimpici di Salt Lake City, anche se non nell’individuale: Pietro, che ormai è diventato uno sciatore completo e sta entrando nella sua maturazione agonistica, chiude infatti 4° nella 30km tl (tecnica libera) e 6° nell’inseguimento (allora modulato sui 20km, 10tl+10tc), ma è uno dei trascinatori della staffetta (completata da Maj, Di Centa e Zorzi) che chiude al 2° posto, ed ha già in parte quel gruppo che trionferà alle Olimpiadi di Torino 2006. La prima medaglia olimpica è una grande soddisfazione per Piller Cottrer, che però vive un’inspiegabile blocco in Coppa del Mondo, dove la seconda vittoria arriva solo a 8 anni dall’impresa di Holmenkollen: i piazzamenti sono tanti e di prestigio, ma per vedere Caterpiller sul gradino più alto del podio bisogna aspettare infatti i Mondiali di Oberstdorf 2005, che lo vedono trionfare nella 15km tl.
Una vittoria, che come ha svelato lo stesso Pietro, ha finito con lo sbloccarlo definitivamente e fargli acquisire piena consapevolezza delle sue doti da sciatore sopraffino e capace di non mollare mai: il classico punto di svolta di una carriera, e da lì in poi l’inconfondibile caschetto dorato di Piller Cottrer diventa un pericolo per chiunque voglia vincere e mettersi in mostra. Le vittorie in CdM aumentano, ma nel corso della sua intera carriera lo sciatore di Sappada mancherà (purtroppo) l’appuntamento con quell’oro olimpico individuale che è stato il suo obiettivo mancato: ma, se l’oro individuale non arriva, non mancano i podi a cinque cerchi, con Piller Cottrer che conquista il bronzo nell’inseguimento (allungato a 30km, 15+15) a Torino 2006, in una gara bellissima per intensità e spirito combattivo dei partecipanti.
Dopo una prova tiratissima, infatti, i tre atleti sul podio arrivano praticamente in volata, con Pietro che chiude sì al 3° posto, ma a soli 9 decimi dal vincitore Dementjev, il distacco minore di sempre nella storia dell’inseguimento alle Olimpiadi invernali: una delusione, quella dell’oro sfumato per un soffio, che viene mitigata dall’oro nella staffetta 4×10, della quale Piller Cottrer è l’assoluto trascinatore con una frazione-record che lascia il testimone nelle condizioni migliori a Zorzi. È l’apoteosi di un gruppo storico, completato da Di Centa e Valbusa, e un successo bellissimo, che emoziona l’Italia intera, incollata davanti agli schermi per seguire le gesta dei suoi quattro cavalieri con gli sci ai piedi: un oro coinvolgente e bellissimo, che purtroppo non viene bissato a Vancouver.
Nonostante le vittorie in CdM, tra le quali spicca proprio il successo nell’inseguimento a Vancouver nel 2009 (sul percorso olimpico), Piller Cottrer non riesce a bissare l’oro di Torino 2006 nell’Olimpiade canadese: l’azzurro delude sia nell’inseguimento (14°), che nella 50km (26°), mentre la staffetta rappresenta un caso a parte, dato che il gruppo è stato rinnovato (e chiude 9°). La ”tassa”-Piller, sotto forma di medaglia, viene però incassata nella 15km tl, nella quale l’azzurro chiude al 2° posto, centrando un prezioso argento e la sua quarta medaglia olimpica (un oro e un argento con la staffetta, un argento e un bronzo individuali): un risultato che cancella le precedenti delusioni, e fa chiudere in bellezza il percorso olimpico di Piller Cottrer, che proseguirà la sua carriera, salvo poi appendere gli sci al chiodo nel febbraio del 2013.
Un ritiro calcolato per far spazio ai giovani e ringiovanire un movimento che ora lo vede parte integrante dello sviluppo dei nuovi talenti: Pietro, infatti, poco dopo il ritiro è diventato allenatore degli Under-25 della nazionale di sci di fondo, mettendo la sua esperienza e il suo carisma al servizio dei più giovani. E siamo sicuri che avrà molto da insegnare a chi vuole emergere, e imitare le gesta di quello sciatore formidabile col caschetto dorato che ci faceva saltare in piedi durante le sue gare…