Ieri sera si è conclusa la finale di Louis Vuitton Cup, anticamera dell’atto conclusivo dell’America’s Cup di vela: sarà Team New Zealand a sfidare Oracle nella rivincita dell’ultima finale, che si era conclusa con un sorprendente 9-8 per gli americani.

America's Cup vela

La barca di Emirates Team New Zealand

AMERICA’S CUP: TEAM NEW ZEALAND VINCE LA LVC, 5-2 AD ARTEMIS

Un dominio incontrastato, che riduce la finale della Louis Vuitton Cup a una mera formalità: tutti sapevano che Emirates Team New Zealand era l’assoluta favorita per sfidare Oracle, e i neozelandesi hanno rispettato ampiamente le attese. È stata una serie senza storia, quella che ha definito lo sfidante ufficiale per l’America’s Cup, e che ha visto un nuovo incidente che poteva costar caro: dopo il ribaltone di Team New Zealand, stavolta tocca ad Artemis, che vede un suo uomo cadere in mare e restare in acqua per svariati minuti. Per fortuna non succede niente di grave, ma è l’ennesima prova della pericolosità degli ipertecnologici catamarani, che hanno dalla loro la grande velocità: New Zealand è brava a sfruttarla e chiudere la prima giornata sul 2-1, e la seconda sul 4-2, lasciando agli avversari solo le briciole. Insomma, basta vincere la prima regata del lunedì per approdare nella vera finale e conquistare la Louis Vuitton Cup, e i neozelandesi sfruttano l’occasione, nonostante una giornata complicata dal punto di vista del vento: New Zealand vola nella prima bolina, poi il vento cala e gli AC50 si piantano a poppa, finendo fuori tempo massimo. Regata sospesa e ripresa un’ora dopo, con New Zealand che trionfa 5-2 e ora sfiderà Oracle. Una sfida che Peter Burling e soci attendevano dall’inizio della coppa.

AMERICA’S CUP: NEW ZEALAND CERCA LA RIVINCITA CONTRO ORACLE NEL GRAN FINALE

Quattro anni per caricarsi, quattro anni in attesa di una rivincita che è pronta per diventare realtà: Emirates Team New Zealand non ha quasi festeggiato la vittoria nella Louis Vuitton Cup, perchè il vero obiettivo dei neozelandesi è un altro, quello di sconfiggere Oracle Team USA e riportare la coppa nella terra dei maori. Un obiettivo che è figlio della drammatica rimonta dell’edizione 2013, quando il timoniere di NZL era quel Dean Barker che ora guida Team Japan, e si è ”autodenunciato” ammettendo di aver fatto da team-B di Oracle, gareggiando con una barca simile a quella degli americani e fornendo informazioni al defender. Ma torniamo alla rimonta, e a un risultato che ormai è storia: nell’edizione 2013 New Zealand stava dominando, ed era arrivata fino all’8-1, salvo poi crollare e perdere malamente con un 9-8 inatteso e inaspettato. Ecco perchè, per Burling e compagni, quella che inizierà sabato (al meglio delle 13 regate, vincerà chi raggiungerà le 7 vittorie) non è una finale come le altre: Team New Zealand deve vincere per riprendersi l’onore e la coppa, ma anche per fermare l’era dei catamarani. Insomma, ci sarà da divertirsi da sabato in poi, perchè ogni regata verrà vissuta col coltello tra i denti nel mare delle Bermuda.

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Marco Corradi
31 anni, un tesserino da pubblicista e una laurea specialistica in Lettere Moderne. Il calcio è la mia malattia, gli altri sport una passione che ho deciso di coltivare diventando uno degli Azzurri di Gloria. Collaboro con AlaNews e l'Interista

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