Lo Stelvio e la salita inedita dei Laghi di Cancano lanciano segnali importanti: Geoghegan Hart e Hindley sembrano i due più in forma e Wilco Kelderman dovrà guardarsi le spalle. Tramonta una generazione d’oro.
Sono custodi di un tempo passato, testimoni di battaglie continue per il possesso della Valle di Fraele. Le Torri che guardano al Lago di Cancano hanno assistito a diversi colpi di mano, combattimenti in alta quota, assalti tentati e non sempre riusciti. La loro presenza ricorda il passaggio di varie generazioni. Oggi al Giro d’Italia i vecchi bastioni sono stati spettatori di uno snodo cruciale nella corsa rosa tra ribaltoni, intrighi e nuove gerarchie.
VOLTI NUOVI
Il 2020 sembra davvero essere l’anno dei giovani. Il Tour de France ha salutato l’esplosione di Tadej Pogacar, talento purissimo proveniente dalla Slovenia. Al Giro d’Italia stanno spiccando il volo altri baby fenomeni. Joao Almeida ha difeso una maglia rosa conquistata prestissimo prima di cedere sotto i colpi di due quasi coetanei come Tao Geoghan Hart e Jai Hindley. Sono loro i volti nuovi, pronti ad affermarsi rapidamente. L’ultimo ostacolo per la rivoluzione della linea verde è Wilco Kelderman, olandese ventinovenne, ma volto nuovo nei piani alti della classifica, anche in virtù delle stagioni trascorse nei panni di braccio destro di Tom Dumoulin. Insomma un terremoto inaspettato in un Giro che sulla carta doveva essere una Restaurazione dopo la Rivoluzione francese. E invece il potere passa di mano tra giovani speranze ed ex ambiziosi luogotenenti.
NEMICI-AMICI
La nuova classifica è cortissima. Kelderman comanda, ma con soli 12 secondi su Hindley e 15 su Geoghegan Hart. Un’inezia. La Sunweb può sorridere per l’uno-due in testa alla generale, ma inizia anche a interrogarsi su dilemmi amletici: meglio le certezze dell’oggi in salita fornite dall’australiano o la matematica del domani, con la cronometro di domenica a favorire nettamente l’olandese? Il quesito desta perplessità. Inutile pensare al passato perché la storia del ciclismo racconta di faide durissime tra compagni di squadra. Il Giro ne sa qualcosa. A Sappada nel 1987 Stephen Roche si rende protagonista di un attacco che coglie impreparato il capitano designato Roberto Visentini e manda in frantumi il clima idilliaco in casa Carrera. Non se le mandano a dire i due alfieri della Saeco, Damiano Cunego e Gilberto Simoni nel 2004, quando la stoccata del giovane veronese scatena l’ira di “Gibo” a Bormio 2000. Oggi Kelderman non ha trattenuto una reazione stizzita per il mancato stop del compagno scatenato in testa alla corsa mentre lui faticava ai piedi della salita dei Laghi di Cancano. E nel post gara è parso di cogliere una certa freddezza tra i due assi della Sunweb. Cosa attendersi dunque sul triplo passaggio sul Sestriere di sabato? Hindley avrà via libera o sarà la spalla di Wilco verso la vittoria? Beato Geoghegan Hart che non sembra avere questi problemi.
TRAMONTO
La giornata odierna sancisce anche le fatiche della generazione degli anni ’80. Vincenzo Nibali, classe 1984, ha lottato come un guerriero, ma sull’ultima salita non è riuscito a cambiare passo per andare a riprendere gli attaccanti. Un discorso analogo va fatto per Jakob Fuglsang, più giovane di un anno rispetto allo Squalo messinese. Anche il danese dell’Astana si è spento quando sembrava aver trovato il giusto passo per giocarsi la vittoria di tappa. Qualcosa di analogo a quanto è accaduto in Spagna, nelle prime tappe della Vuelta, con Chris Froome subito in crisi non appena la strada ha iniziato a salire. Dopo un decennio di dominio in ogni competizione, le montagne sembrano aver segnato il tramonto di una generazione dorata. Un crepuscolo che però, forse, può ancora riservare lampi e bagliori di antica gloria.