Inizia la terza settimana del Tour de France. Riflettori puntati sul derby sloveno tra Primoz Roglic e Tadej Pogacar.

Tadej Pogacar precede Primoz Roglic (fonte profilo Twitter Tour de France)

“Un vecchio e un bambino si preser per mano e andarono insieme incontro alla sera. La polvere rossa si alzava lontano e il sole brillava di luce non vera. L’ immensa pianura sembrava arrivare fin dove l’occhio di un uomo poteva guardare e tutto d’ intorno non c’era nessuno: solo il tetro contorno di torri di fumo…”. Sicuramente Francesco Guccini non avrebbe mai pensato che le parole di uno dei suoi più grandi capolavori, “Il vecchio e il bambino”, sarebbero state così calzanti per descrivere addirittura il Tour de France.

PRIMOZ IL VECCHIO

Merito anche di Primoz Roglic un corridore non anziano, ma sicuramente entrato nella sua fase più saggia e attenta alle piccole sfumature. Lo sloveno ha imparato a crescere anno dopo anno, senza farsi travolgere dall’eccessiva voracità tipica dei giovani. Sarà che lui ciclisticamente è nato vecchio, con la sua maturazione avvenuta per gradi a 27 anni. A quell’età ha conquistato la sua prima frazione al Tour de France da debuttante nella Grande Boucle, grazie a un’azione da lontano. Già nella stagione seguente ha alzato il tiro, assumendosi le responsabilità di essere capitano. Ha mancato il podio per un soffio, studiando e promettendosi di diventare come, se non meglio dei dominatori del momento, Geraint Thomas e Chris Froome. Supportato dalla sua squadra, la Jumbo-Visma, ha plasmato ulteriormente il suo corpo, rendendo le sue gambe idonee a sostenere sforzi notevoli per tempi notevoli a frequenze elevate. E poi ha saputo cogliere le occasioni, imparando che i secondi posti di oggi possono essere la vittoria di domani. Una lezione che lo sta sospingendo verso un meritatissimo Tour de France. A meno che…

IL BAMBINO TADEJ

A meno che non ci sia un guastafeste in tutto ciò. Tadej Pogacar ha l’indole esuberante di chi corre senza particolari pressioni. Il giovane sloveno non lascia per strada indizi particolari di sé. Non ha tatuaggi visibili come Roglic, né è solito mostrare il suo volto totalmente, con gli occhiali scuri che celano ogni pensiero. Tuttavia il baby talento ha già le idee molto chiare. Se Primoz costruisce la sua forza su schemi ben precisi in un gruppo consolidato, lui fa della solitudine a cui la UAE Emirates lo ha esposto in salita un fattore di forza, costringendo tutti i leader all’uno contro uno, alla lotta antica, lontano da computer e tabelle. Vinci o muori sportivamente, salti o fai saltare, con la faccia tosta di chi ha una confidenza mostruosa nelle proprie qualità. E un obiettivo preciso: scalzare il “vecchio” Primoz dalla testa della classifica generale.

DUELLO

Tra di loro ci sono nove anni di differenza, 30 contro 21. Età e indole diverse. Se Roglic è l’anziano signore che, nella canzone di Guccini, stimola l’attenzione dei giovani con racconti e prodezze, Pogacar è il bambino bramoso di favole di cui cibarsi. Già nella Vuelta 2019 i due sloveni si sono incrociati e il più esperto si è accaparrato la vittoria finale. Ma Tadej ha imparato, traendo esempio e spunto proprio da chi lo ha battuto. Si è evoluto a sua volta e in questo Tour ha mostrato una particolare tendenza: vincere su traguardi teoricamente adatti a Roglic, alla maniera dello stesso Roglic. E’ come se lui avesse sfruttato il lavoro fatto dalla Jumbo-Visma a favore del capitano, unico immune alle tossine infilate crudelmente nelle gambe degli avversari dal ritmo estenuante del trenino giallonero. E a una settimana dalla fine i conti non sembrano tornare del tutto per Primoz. I 40″ sono una dote importante, ma l’allievo sta imparando velocemente a battere il maestro con sue le stesse armi. Basti pensare al Grand Colombier, dove ad agosto, al Tour de l’Ain, proprio Roglic aveva trionfato. Stesso scenario, stessa tattica un mese dopo, ma risultato diverso. La matematica si inceppa di fronte a Pogacar, il bambino sfrontato. Toccherà al vecchio ricordargli antiche lezioni nell’ultima intensa settimana di Tour.

Federico Mariani
Nato a Cremona il 31 maggio 1992, laureato in Lettere Moderne, presso l'Università di Pavia. Tra le mie passioni, ci sono sport e scrittura. Seguo in particolare ciclismo e pallavolo.

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