Olimpiadi Tokyo 2020, scherma: le parole dell’azzurro Daniele Garozzo, reduce dalla conquista di un argento nel fioretto maschile individuale.
Olimpiadi, scherma: Daniele Garozzo, “L’argento? Sono amareggiato. La scherma non vince? Risponderemo nelle gare a squadra”
Complimenti per la medaglia d’argento, Daniele. Anche se dal tuo volto traspare tanta delusione…
«Assolutamente sì. Sono molto amareggiato: è un boccone amaro da mandare giù questa finale, ma tra qualche giorno sarà una bellissima vittoria questa medaglia d’argento».
Cos’è successo in finale? Il tuo avversario, Ka Long Cheung, sembra alla tua portata…
«Onestamente oggi era super in forma. Bisogna essere onesti e riconoscere i meriti dell’avversario. Fisicamente, soprattutto, ha imposto il suo ritmo. Nella scherma di oggi chi ha le gambe più forti comanda la misura, e chi comanda la misura tocca di più. Spingeva più di me in avanti, e su tutte le azioni simultanee aveva sempre ragione lui, perché partiva più veloce. Avrei dovuto avere un po’ più di intelligenza tattica, far durare tanto la stoccata, fargli capire che ci volevano minuti per toccarmi. Ma alla fine non ne sono venuto a capo».
Ti ha tradito l’aspetto fisico?
«Sì. A me capita spesso: sono molto emotivo, quindi brucio tante energie, e questo si ripercuote sul fisico. Però dal punto di vista atletico, quello che ho fatto con Lisa Contorti, la mia preparatrice atletica, è eccezionale. Sono sempre in forma per gli appuntamenti importanti».
Cosa ci vuole per far brillare questo argento, che oggi sembra un po’ opaco?
«Vincere la medaglia d’oro a squadre».
Abbiamo visto che il tuo maestro ti ha consolato, dopo l’argento…
«Il mio maestro è un secondo papà: lo adoro. Quello che rappresenta Fabio Galli per me, e quello che sta facendo con tutto il suo gruppo di lavoro, è qualcosa di incredibile. Solo oggi aveva tre atleti qualificati nel fioretto maschile, tutti atleti che potenzialmente potevano fare medaglia… Il mese dopo Rio [dopo la medaglia d’oro, ndr], quando abbiamo ricominciato a lavorare, un’altra persona mi avrebbe detto ‘continuiamo su questa falsa riga’, invece Fabio si era studiato tutto e mi ha detto: ‘Dobbiamo cambiare tutto’. Infatti sono uno schermidore completamente diverso: gioco molto più indietro che in avanti. Oggi ha pagato, molto, questa scherma. Dovevo essere più lucido, e forse un po’ più forte fisicamente. Ma, ripeto, ci sono anche gli altri. E l’aspetto fisico si lega anche alla forma dell’avversario. Dovevo essere più intelligente: visto che lui aveva più gambe dovevo andare via, tutto il tempo, doveva capire che ci voleva molto per colpirmi… Ma sono andato sempre a impattare: se vai a impattare con uno che in quel momento ne ha più di te, perdi».
Qualcuno dice che la scherma di oggi non vince più come una volta, come ti senti di rispondere a queste critiche?
«Secondo me ci sarà una risposta a squadre. Ma credo che, in parte, il mondo della scherma sia cambiato: non è più quello che era dodici, sedici, o vent’anni fa, quando le nazioni del blocco europeo si giocavano tutte le medaglie. Oggi ha vinto un ragazzo di Hong Kong: vent’anni fa probabilmente probabilmente nemmeno c’era la scherma a Hong Kong. La scherma ormai è globale: oggi si giocavano la medaglia due egiziani, un ceco e un italiano. Delle nazionali storiche c’ero solo io. La scherma è globalizzata: vincere sempre non è più così facile».
Hai sentito Alice [Volpi, fiorettista, ieri quarta, compagna di Daniele, ndr]?
«Sì. Lei è stata fantastica, mi aiuta sempre in tutto. Ho cercato di sostenerla, ieri, purtroppo è stata sfortunata. Fa parte dello sport. Così come questa medaglia d’argento brucia, sicuramente a lei sta strettissimo quel quarto posto. Però capita: bisogna digerire queste sconfitte per poi ripartire più forti. E sono sicuro che Alice, nei prossimi anni, darà tante soddisfazioni all’Italia».
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