Ci sono momenti che resteranno scolpiti nella memoria a lungo. La medaglia d’argento, dal sapore d’oro, di Sofia Goggia nella discesa libera delle Olimpiadi invernali di Pechino 2022 rientrerà tra questi. Venti giorni fa sembrava impossibile che partecipasse ai Giochi, e oggi ha sfiorato la vittoria.
CORAGGIO, ABNEGAZIONE E VELOCITÀ: LA LEZIONE OLIMPICA DI SOFIA GOGGIA
Ammettiamolo, anche a noi stessi. Quel 23 gennaio, leggendo un comunicato dai toni ferali, l’avevamo pensato tutti: “Niente Olimpiadi per Sofia Goggia”. D’altronde, la nota presentava una diagnosi lunga come la famosa lista dei debiti di Paperino con l’avaro Zio Paperone: “trauma distorsivo al ginocchio sinistro, con lesione parziale del legamento crociato già operato nel 2013, microfrattura al perone e sofferenza muscolo-tendineo”. Quando le parole “legamento crociato” e “sofferenza muscolo-tendinea” finiscono nella stessa frase, è difficile pensare a qualcosa di buono. Ci eravamo arresi, pensando che Sofia Goggia si sarebbe presentata a Pechino (Yanqing, a onor del vero) per onor di firma e poi si sarebbe arresa. Come noi. Impossibile gareggiare a una ventina di giorni dall’infortunio, mettendo gli sci giusto 5-6 giorni prima della “sua” discesa libera. Impossibile, impossibile, impossibile.
C’era un noto spot, qualche anno fa, che ci bombardava col mantra “Impossible is nothing”. E Sofia Goggia ce l’ha dimostrato con una lezione olimpica che ricorderemo a lungo. Più forte del dolore, più forte dei giudizi affrettati, più forte (soprattutto) dei suoi stessi dubbi, Sofia era arrivata in Cina con un barlume di speranza e una vagonata di emozioni contrastanti. Dopo il primo allenamento sugli sci, si era fatta prendere dallo sconforto, mettendo in dubbio la partecipazione alla discesa libera. La rinuncia al Super-G, ufficialmente per preservarsi, aveva messo un primo campanello d’allarme. Cancellato però dalla buona prova cronometrata della discesa e dalle parole, stavolta rassicuranti, di Sofia alla Rai: “Non ho avuto paura, mi sono sentita bene”. E benissimo si era sentita nella seconda prova cronometrata, chiusa al 4° posto, con il sorriso mefitico di chi si è accorto che può giocarsi la vittoria. Anche all’80%, anche dopo un tremendo infortunio che avrebbe abbattuto chiunque: “Qualche linea da sistemare, ma ci sono”. Sofia dixit. E quando Sofia parla, agisce.
Il quadro con cui scende sul tracciato è da sventolio del tricolore: Nadia Delago in testa, con 43/100 su Curtoni. Questo carica ulteriormente Sofia, che non sbaglia praticamente nulla. Velocissima (135km/h), sontuosa, spettacolare, commovente. Gli aggettivi e gli attestati di stima si sprecano, con merito. Ciò che ha fatto Sofia Goggia è storico: a venti giorni dall’infortunio, rischia di dominare una discesa libera olimpica, con linee avanguardiste e un solo piccolo rammarico su un piano finale in cui non si è sentita (forse) sicura al 100% del suo ginocchio, perdendo qualcosina. L’Italia vive un sogno per dieci minuti: Goggia prima, Delago seconda, Curtoni terza. Arriva Suter a guastarlo e dimostrarci che la vita sa essere crudele, strappandoci le maggiori gioie dalle mani, ma resta l’impresa di Sofia Goggia. L’Araba Fenice che risorge dalle sue ceneri, una leonessa a Pechino, e non ce ne voglia se usiamo l’animale-simbolo di Brescia, la rivale della sua Bergamo. Coraggio, dedizione e (strepitosa) velocità: pur chiudendo seconda a 16/100, Sofia Goggia ci ha dato un’enorme lezione. Regalandoci, insieme a Nadia Delago, un momento pari al doppio oro di Jacobs e Tamberi a Tokyo 2020.
GOGGIA E DELAGO, UN DOPPIO PODIO DA SOGNO
Corinne Suter d’oro, Sofia Goggia argento per soli 16/100, Nadia Delago bronzo a 57/100. Ma anche Elena Curtoni quinta a un secondo e Nicol Delago 11a a 1”82. La vittoria della FISI è assoluta, il risultato storico: il doppio podio azzurro nello sci alpino, e in generale nella velocità, mancava da vent’anni e da Salt Lake City 2002. Allora Daniela Ceccarelli vinse uno storico oro in Super-G nel suo debutto olimpico e senza mai aver vinto in CdM, con Karen Putzer al bronzo. Oggi arriva il commovente argento di Sofia Goggia, col bronzo di una Delago che non era mai salita sul podio in CdM, sfiorandolo più volte. E, oggi come allora, l’Italia arriva a 13 medaglie. Con altri due podi, le Olimpiadi di Pechino 2022 diventerebbero il secondo miglior risultato di sempre nei Giochi invernali, superando Albertville 1992. Incrociamo le dita, ma intanto godiamoci il momento e la storica medaglia di Sofia Goggia, arrivata “lì dove si realizzano i sogni dei bambini”, per mutuare un suo discorso sulle Olimpiadi. Un’atleta strepitosa Sofia, che non viene fermata neanche dal dolore e dalle condizioni avverse, come ha già dimostrato tante volte in una carriera tanto vincente quanto sfortunata. Una leonessa in piena regola, la nostra leonessa.
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