Sono trascorsi 20 anni esatti dalla doppietta Giro-Tour di Marco Pantani. Oggi andiamo a rivivere uno dei momenti più significativi di quell’impresa: la vittoria a Les Deux Alpes.
IL PIRATA ED IL GALIBIER
«Che tempo fa sul Galibier?». Se lo chiedono molti corridori del Tour de France 1998. L’ascesa allo storico colosso alpino assume connotati spaventosi man mano che ci si avvicina. Seppur da lontano, si intravedono i tornanti ed i bruschi cambi di pendenze. Sembra un serpente pronto a stritolare tra le proprie spire le sue vittime. Sì, fa veramente paura. E poi non è nemmeno l’arrivo di tappa. No, il termine delle sofferenze è posto sul traguardo di Les Deux Alpes, dopo un’altra salita non meno impegnativa. Per alleviare un simile patema fisico, c’è chi spera in un clima clemente. Non è dello stesso avviso Marco Pantani. Il Pirata chiede al cielo di concedergli un altro giorno torrido ed afoso, un po’ come a Plateau de Bielle. Lì, il romagnolo aveva sfruttato il caldo e la durezza della salita per distanziare il padrone della Grande Boucle, Jan Ullrich. Una bella picconata per l’autostima del tedesco dal fisico scolpito, ma dalle evidenti fragilità caratteriali. Perché non provare a sovvertire l’ordine dei corridori in classifica? Perché non tentare la sorte con uno dei suoi arrembaggi capaci di seminare un lucido disordine lungo la corsa? La Grenoble-Les Deux Alpes sembra fatta apposta. Eppure, il 27 luglio, quando Marco guarda il cielo scopre di non essere stato accontentato: piove a dirotto. Il tempo non va migliorando: più si sale e più aumenta il vigore delle precipitazioni. Sembra di trovarsi nel mezzo di una burrasca. Paradossalmente, quale clima migliore per un Pirata? Tuttavia, Pantani non trova il giusto feeling salendo sul Galibier. Addirittura, nella mischia per prendere le prime posizioni, viene toccato e scivola picchiando un ginocchio. Nemmeno il dolore può fermarlo. Marco fiuta l’occasione, capisce di dover tentare la sortita vincente. Mancano 47 chilometri alla conclusione, 4 al termine del gigante alpino. Una sagoma azzurrognola sguscia via dal gruppo. È un omino minuto, con una bandana in testa, i baffi ed un accenno di barba in volto. Mani basse sul manubrio, in piedi sui pedali per imprimere ulteriore vigore all’azione. Ecco Pantani. Il Pirata ha sferrato il suo attacco.
IL DRAMMA DEL KAISER
Dopo un’iniziale sfuriata, Marco si volta per fare la conta dei danni inferti agli avversari. Intravede tra la pioggia battente solo la figura di Leblanc. Non si muove Ullrich. “Der Kaiser”, com’è stato soprannominato, sembra una statua sballottata in mezzo alla tempesta. Inizialmente, tenta con la ruota di seguire il rivale, ma è solamente un pensiero smorzato da un mix di fatica e timore. Sì, anche il tedesco sembra improvvisamente accusare il colpo. Pare di assistere ad una trasposizione su due ruote del celebre incontro di pugilato tra Balboa e Drago nel film “Rocky IV”. Anche stavolta il minuto Davide sgretola il gigante Golia. Di colpo, la potente corporatura di Ullrich, tanto preziosa per garantirgli il dominio incontrastato a cronometro, dà l’impressione di affondarlo. Più passano i chilometri e più il suo volto si fa smorto, affaticato. La bocca si apre nella disperata ricerca di ossigeno. Jan ha freddo e fame. Cede, crolla, si spegne. Stenta a tenere le ruote del resto del gruppo. Scorre lentamente la strada, mentre aumenta inesorabilmente il ritardo nei confronti di Marco il fuggitivo. In cima al Galibier, la sua Maglia Gialla scolorisce lentamente, prima di sparire sotto la mantellina indossata prima di imboccare la discesa verso l’ultima salita. Sembra un segno premonitore. Per Ullrich, la tappa diventa una lunga e triste processione verso la resa.
IL TRIONFO A LES DEUX ALPES
Il dramma sportivo del Kaiser coincide con l’apoteosi del Pirata. Pantani si ferma solamente per coprirsi meglio e non accusare ulteriormente il freddo. Per il resto, è una marcia trionfale. Nessuno riesce a scortarlo verso il trionfo. Marco fa tutto da solo, come più gli piace. Si leva di ruota qualsiasi corridore cerchi di seguirlo. Quando termina la discesa ed inizia l’ultima salita a Les Deux Alpes, il romagnolo è già virtualmente in testa alla classifica generale, avendo ampiamente recuperato i 3 minuti di svantaggio rimediati fino a quel momento. Lucidamente, Pantani ricorda il percorso del Tour 1998. Sa di avere ancora un’ostica cronometro dinnanzi. Lì Ullrich potrebbe rifarsi sotto. Niente beffa, c’è un’impresa da realizzare: la doppietta Giro-Tour, un numero riservato solo ai grandissimi. E allora il Pirata aumenta la cadenza. Si rialza ad ogni tornante. Rilancia continuamente l’azione. Il ritardo si gonfia, aumenta drasticamente, assume proporzioni epiche. Il Kaiser dista oltre 9 minuti. Sì, stavolta è fatta. Marco rallenta solo all’arrivo. Si ferma quasi a voler tirare un sospiro di sollievo dopo tanta fatica. Poi, il taglio del traguardo, da vincitore, da trionfatore, da futura Maglia Gialla.