Scherma. La storia di Margherita Granbassi, dagli inizi, in macchina con la madre, alle due medaglie di bronzo alle Olimpiadi di Pechino 2008, passando per l’oro ai Mondiali di Torino 2006. La fiorettista azzurra che seppe conquistare quattordici medaglie tra Olimpiadi, Campionati del mondo ed Europei, sconfiggendo le migliori fiorettiste del mondo… E tanti, troppi infortuni.

Margherita Granbassi: due volte medaglia di bronzo ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020 (fonte: pagina Facebook ufficiale di Margherita Granbassi)

Gli inizi di Margherita Granbassi: prima con i suoi fratelli, poi in macchina con mamma Josephine

Giovanna, Manlio, Francesco e poi lei, la più piccola di quattro fratelli, Margherita. La famiglia di mamma Josephine e papà Gianfranco, alla fine degli anni Ottanta, è già un piccolo quartetto di scherma in erba. Margherita dagli spalti, dove era di casa, da prima tifosa dei fratelli, è ben presto scesa anch’ella in pedana, iniziando a praticare quello sport che anni prima era entrato nella scuola della famiglia Granbassi, italianizzazione del cognome del nonno lussemburghese, Niederkorn. L’insegnante? Un’ex azzurra dagli risultati a livello internazionale, Silvia Strukel. Una delle tante fiorettiste triestine plurimedagliate. Cui, ben presto, si aggiungerà anche Margherita.

Una foto di Margherita Granbassi da bambina (fonte: pagina Facebook ufficiale FederScherma)

Prima, per due anni, insieme ai fratelli, con la società Gemina e Farit di San Giorgio, iniziata alla scherma dal maestro Dario Codarin; poi a Udine, con il maestro Andrea Magro, per undici anni, in cui Margherita Granbassi diventa una delle più promettenti giovani stelle del fioretto italiano.

Il viaggio per entrare nel giro della Nazionale del fioretto femminile è lungo; un po’ come quello per andare da Trieste e Udine e ritorno. Per il primo servono l’amore per la scherma, più forte anche dello spirito di emulazione nei confronti dei fratelli, che a differenza di Margherita si dedicheranno ad altro, e una grande forza di volontà, che non l’abbandonerà mai nel corso di tutta la sua carriera. A colmare la distanza tra Trieste e Udine, invece, ci pensa mamma Josephine, che dopo la scuola, ogni giorno, la accompagna agli allenamenti. In sottofondo un’audiocassetta, sulla quale Margherita registra, ogni volta, le lezioni di scuola, dove eccelle. Nonostante, a più riprese, un professore la prenda di mira, interrogandola dopo ogni gara.

“Granbassi, medaglia d’argento per la scherma, medaglia di latta per la scuola” le dirà dopo l’argento ai Campionati del Mondo “cadetti” di Parigi 1995, convinto che Margherita non sia in grado di coniugare gli impegni scolastici e quelli sportivi. Cambierà scuola: si diplomerà risultando la migliore di tutto l’istituto. E, soprattutto, continuerà a tirare di scherma.

Margherita Granbassi sul podio più alto ai Mondiali “cadetti” di Parigi 1995 (fonte: pagina Facebook ufficiale di Margherita Granbassi)

I primi successi: dal primo titolo italiano alle Olimpiadi di Sydney 2000

Dai nove anni nel “gruppetto” delle migliori della classe di coach Magro; a dodici la migliore fiorettista d’Italia, al primo titolo italiano, nel ’91; e poi, dal 1994, nel circuito internazionale della scherma “cadetti” e “giovani”, con qualche ritiro con la Nazionale. Gioiosa, con le compagne e amiche, a incrociare le lame con i loro idoli. Nel 1995 un argento ai Mondiali “cadetti” di Parigi e poi, nel ’96, la prima, grande affermazione nazionale: medaglia d’oro ai Campionati italiani under-17 e a quelli under-20. A questi ultimi, si ripeterà anche nel ’98 e nel ’99; anni nei quali conquista anche la Coppa del Mondo under-20.

Nel 2000, ormai nel giro della Coppa del Mondo “senior”, con il primo podio nel circuito conquistato a Buenos Aires, accompagna le azzurre, da sparring partner, a Sydney, dove l’Italia sarà medaglia d’oro olimpica sia nella gara individuale, con Valentina Vezzali, sul podio insieme a una Giovanna Trillini medaglia di bronzo, che nella gara a squadre, con Vezzali, Trillini, Bianchedi e Giacometti. 

Dall’anno post olimpico, Margherita inizierà a essere parte integrante del quartetto dell’ItalFioretto, al trionfo nella gara a squadre degli Europei di Coblenza 2001, argento agli Europei di Bourges 2003, oro ai Mondiali di New York nel 2004 e oro agli Europei di Szalaegerszeg 2005. Anno nel quale, da atleta ormai affermatasi anche nel contesto individuale del circuito internazionale, decima alla prima Olimpiade vissuta in pedana, Atene 2004, chiuderà prima nel ranking, conquistando la Coppa del Mondo 2005.

La delegazione italiana alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Pechino 2008 (fonte: pagina Facebook ufficiale di Margherita Granbassi)

I Mondiali di Torino 2006: la definitiva consacrazione

1 ottobre 2006. Torino. Oval Olympic Arena. Tre italiane e una fiorettista ungherese si giocano il titolo del mondo. Aida Mohamed e tre azzurre: Margherita Granbassi, la ventisettenne in rampa di lancio; Giovanna Trillini, un pezzo di storia del fioretto femminile italiano; e Valentina Vezzali, medaglia d’oro nelle ultime due rassegne olimpiche, Sydney 2000 e Atene 2004. La seconda semifinale, dopo il netto 15-3 di Vezzali su Mohamed, vede opposte Margherita Granbassi e Giovanna Trillini

Una strana coincidenza. Giovanna, infatti, per Margherita è un modello. Forse “il” modello. L’ha vista, da ragazzina, quando appena teneva tra le mani i primi trofei, vincere quell’oro olimpico, sulle pedane di Barcellona 1992, con quell’enorme tutore al ginocchio. Margherita mai, probabilmente, avrebbe pensato che con Giovanna avrebbe condiviso, oltre che le pedane e i successi, anche una carriera costellata da numerosi infortuni.

Il primo era arrivato nel 2001, a poche settimane dalla prima affermazione internazionale tra i “grandi”, l’oro nella gara a squadre degli Europei di Coblenza. Rottura del crociato: sette mesi di stop, niente Mondiali e, soprattutto, tanto dolore e molta fatica per ritrovare la forma. Gli stessi che aveva dovuto sopportare Giovanna, dopo il medesimo infortunio, per essere lì a Barcellona ’92. 

Margherita Granbassi in pedana ai Mondiali di Torino 2006 (fonte: pagina Facebook ufficiale di Margherita Granbassi)

Sorride sempre, Margherita, dinnanzi alla leggenda. Come quando era a scuola. “Margherita ride in classe”, le scrivevano sul diario. Ora, però, è ai Mondiali, in Italia, davanti al proprio pubblico. E, una stoccata dopo l’altra, sempre con lo stesso sorriso, chiude sul 15-8. È in finale. La attende Valentina Vezzali: quasi certamente, la fiorettista più forte (quanto meno) dell’era moderna. Margherita, però, continua a sorridere. Perché certamente vuole vincere, ma già contendere a Trillini e Vezzali, a Torino, il titolo del mondo, è un’enorme soddisfazione. È serena, anche se non tranquilla. Ma ogni assalto inizia sempre sullo 0-0. 

“En garde”, “pret”, “allez”. Tre minuti e il punteggio, tra la sorpresa di molti, sorride a Margherita: 3-0. Poi, però, il vantaggio si assottiglia: 4-2. E Vezzali, come sempre, torna in corsa: 4-4. Sul pareggio, però, Valentina si accascia sulla pedana: il suo ginocchio, che fa male sin dal mattino, proprio non le dà tregua. E lì, per terra, la raggiunge Margherita. Le parla, perché sa perfettamente cosa significhi soffrire per quello sport che tanto amano. Poi, la aiuta a rialzarsi. “En garde”, “pret”, “allez”: le due compagne tornano nuovamente rivali. 6-5 Vezzali, quindi il pareggio di Granbassi. Si vai al minuto supplementare. Le basterebbe gestire quei sessanta secondi, ha la priorità: se nessuno dovesse mettere una stoccata in quei sessanta secondi, vincerebbe comunque l’oro. Ma Margherita quella stoccata la cerca, perché la vuole. Forse, per una volta, anche più di Valentina. E, soprattutto, quella stoccata la trova: 7-6. Margherita Granbassi è campionessa del mondo nel fioretto femminile individuale.

Il pubblico azzurro esplode. Così come suo fratello “Franz”, sua mamma “Fini” e la sua compagna di squadra e, praticamente da sempre, di stanza, nelle trasferte con la Nazionale, l’azzurra Ilaria Salvatori. Valentina, per la prima volta dopo una sconfitta, non piange, mentre Margherita, che non ha smesso di sorridere dalle semifinali, cessa solo per cantare l’inno. È la prima tripletta azzurra nella storia del fioretto femminile: e lei è lì, sul podio più alto. 

Margherita Granbassi festeggia dopo la stoccata del 7-6 (fonte: pagina Facebook ufficiale di Margherita Granbassi)

Pechino 2008: un doppio bronzo che vale oro

Trascorre un anno. Non è Torino, ma San Pietroburgo. Mondiali di scherma del 2007. Ancora loro, lì, in semifinale. Aida Mohamed e, ovviamente, tre azzurre. Loro tre: Valentina Vezzali, Giovanna Trillini e, la campionessa in carica, Margherita Granbassi. Questa volta, però, Margherita dovrà accontentarsi della medaglia d’argento, perché Vezzali, come è solita fare, si prende la rivincita. E Margherita seconda chiuderà anche agli Europei di Kiev 2008, migliorando il bronzo di Gand 2007.

Il 2008, però, è anche, e soprattutto, l’anno olimpico. L’ennesima operazione al ginocchio, che proprio non accenna a darle tregua, è andata bene: è pronta a volare a Pechino. E il Dream Team azzurro, Trillini, Granbassi e Vezzali, ancora una volta, occupa tre delle quattro caselle delle semifinali. Con loro, questa volta, la sudcoreana Nam Hyun-hee, che guadagna la finale sconfiggendo 15-10 Giovanna Trillini, non senza qualche polemica per un arbitraggio quanto meno discutibile. Nell’altra semifinale, invece, si affrontano Margherita e Valentina: a spuntarla, con un netto 12-3, è la più avvezza al palcoscenico, Valentina Vezzali; che vincerà, in un rocambolesco assalto, finito sul 6-5, la medaglia d’oro. 

Prima dell’ultimo assalto del tabellone, però, le luci dei riflettori sono puntati sulla “finalina”, valevole per la medaglia di bronzo. Tutta azzurra: Margherita Granbassi se la vede, ancora una volta, con Giovanna Trillini. L’allieva, fiorettista ormai affermata, ma ancora a caccia della prima medaglia olimpica, e la maestra, la leggenda azzurra alla sua ultima Olimpiade. Una sfida in totale equilibrio. Fino al 13-11: da quel momento, infatti, Margherita infila una stoccata dopo l’altra, mettendosi al collo l’unica medaglia che le mancava, quella olimpica. Un bronzo che vale oro, perché conquistato contro l’atleta cui più s’era, da sempre, ispirata. L’abbraccio finale tra le azzurre, compagne di stanza al Villaggio Olimpico, ha il sapore di un passaggio di consegne. 

L’abbraccio tra Margherita Granbassi e Giovanna Trillini alla fine della “finalina” di Pechino 2008 (fonte: pagina Facebook ufficiale di Margherita Granbassi)

La vittoria più bella della sua carriera, indubbiamente, è stata quella di Torino; la sconfitta più cocente, invece, quella di Atene 2004, contro la transalpina Adeline Wuillème; nella finalina di Pechino, che le vale la sua prima medaglia olimpica, arriverà anche il momento sportivamente più doloroso: perché Margherita è sinceramente la prima tifosa di Giovanna. E Giovanna è alla sua ultima gara olimpica in carriera nel contesto individuale.

Qualche giorno dopo, le due si ritroveranno nuovamente sulle pedane dei Giochi in Cina. Questa volta, Margherita e Giovanna, insieme a Valentina e Ilaria, saranno compagne di squadra. L’oro sfumerà per una stoccata al supplementare, quella assestata dalla Russia nella semifinale. Il bronzo, però, sarà azzurro: il secondo di Margherita Granbassi, il primo alle Olimpiadi di Valentina Vezzali, l’ultima medaglia in carriera di Giovanna Trillini.

Valentina Vezzali e Margherita Granbassi: medaglia d’oro e di bronzo nella gara individuale di Pechino 2008 (fonte: profilo Twitter ufficiale CONI)

Il ritiro forzato, una nuova avventura

21 marzo 2014. Torino. PalaRuffini. Grand Prix FIE, uno dei grandi appuntamenti della Coppa del Mondo del fioretto femminile. Uno dei più attesi dalle azzurre, pronte, sospinte dal calore del proprio pubblico, a conquistare l’ambito Trofeo Inalpi. Per Margherita, però, è una gara ancor più speciale. Non solo perché è di nuovo lì, nella città che la incoronò campionessa del mondo. Soprattutto, perché è di nuovo in pedana

Gli anni dell’azzurra, dopo le Olimpiadi di Pechino, sono sì ricchi di numerosi successi: un titolo del mondo della gara a squadre dei Mondiali di Antalya 2009, ad esempio, e tanti podi in Coppa del Mondo; tuttavia, dopo il 2008, gli infortuni proprio non le danno tregua: molti al ginocchio sinistro, una rottura della caviglia destra e un problema alla mano, la destra, quella con cui impugna il fioretto. Il più grave, al ginocchio, l’ha tenuta ai box per quasi tre anni anni. È stata costretta a seguire le Olimpiadi di Londra 2012 dagli studi Rai, ospite fissa del programma “Buonanotte Londra”. Studi che, già nel 2008, l’avevano vista protagonista, co-conduttrice ad Annozero di Michele Santoro, mentre inseguiva un’altra passione della famiglia Granbassi: il giornalismo.

Durante la riabilitazione a Bologna, in quei giorni difficili, aveva deciso di tatuarsi, in bella vista sull’avambraccio, “today is a good day”. “Oggi è un bel giorno”: aveva bisogno, tra tutto quel dolore, di ricordarselo. Le Olimpiadi di Rio 2016 erano un sogno, forse proibito ai più, ma non per Margherita Granbassi. 

Margherita Granbassi in compagnia del maestro Elvis Gregory (fonte: pagina Facebook ufficiale di Margherita Granbassi)

La vita, però, è quello che ti accade mentre hai altri progetti. E quel giorno, a Torino, a un certo punto, però, l’atmosfera festante si interrompe. Un urlo, lancinante, squarcia il ritmo dato dal rumore delle cocce, delle lame e degli applausi. Il primo ad accorrere è il suo maestro, Elvis Gregory. È caduta, ancora una volta. Purtroppo, questa volta, non riuscirà a rialzarsi. E Margherita lo sa, perché quel dolore lo riconosce: è ormai la settima volta. Sempre lo stesso ginocchio. Non ha bisogno di alcun esame, analisi o diagnosi; l’ha chiaramente percepito: ha sentito il ginocchio smontarsi, letteralmente. Rottura del tendine rotuleo. Forse lo immagina, quell’urlo, forse lo caccia al cielo, oppure lo sussurra, lo confida al suo maestro; ad ogni modo, ne è certa: “È tutto finito”

In realtà quello rappresenta semplicemente un nuovo inizio. Una nuova avventura, in compagnia della piccola Léonor, nata proprio nel 2014, a pochi mesi dalla difficile e obbligata decisione di chiudere con la scherma. Almeno con quella in pedana, dato che tra mille altre passioni e impegni, Margherita Granbassi è oggi la voce della scherma su Eurosport. Che racconta con passione e trasporto, soffrendo insieme alle azzurre, trattenendo il fiato insieme a tutti gli appassionati. Perché, nonostante quattordici medaglie tra Olimpiadi, Mondiali ed Europei, cinquantadue in totale in carriera, e al netto degli infortuni e delle delusioni, l’amore per la scherma è rimasto quello di sempre. Un po’ come il sorriso di chi sa che, nonostante tutto, “today is a good day”. 

Margherita Granbassi nella sua ultima gara di Coppa del Mondo (fonte: Augusto Bizzi / pagina Facebook ufficiale FederScherma)

ULTIME NOTIZIE SPORTIVE AGGIORNATE SU AZZURRI DI GLORIA

News e storie di sport a cinque cerchi tutti i giorni sul nostro sito.

Scopri tutte le storie olimpiche e news anche sui nostri social: FacebookTwitterInstagramYouTube.

Niki Figus
Giornalista pubblicista. Naufrago del mare che sta tra il dire e il fare. Un libro, punk-rock, wrestling, carta e penna.

Potrebbero anche piacerti...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Altro in:Scherma